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STATI UNITI

Blitz dell’Fbi a casa Trump, così finisce la democrazia

Lunedì mattina gli agenti federali hanno fatto irruzione nella villa dell’ex presidente a Palm Beach, sequestrando diversi scatoloni di documenti. Un’azione di polizia, su richiesta del Dipartimento di Giustizia, che non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti. E che si spiega con la logica del nemico politico da abbattere, per la paura dei Dem di una candidatura di Trump nel 2024.

Attualità 10_08_2022

Lunedì 8 agosto la repubblica americana è diventata una “repubblica delle banane”, per dirla con le parole del governatore della Florida Ron De Santis. Il blitz di diverse ore in una delle residenze di Donald Trump è un grave segno di come si sia diffusa e praticata la cultura del nemico politico da abbattere, anche nel cuore di quella che fu la culla della democrazia.

Lunedì il Federal Bureau of Investigation (FBI) ha fatto irruzione nella casa di Palm Beach dell’ex presidente degli Stati Uniti. Il raid è iniziato di mattina presto e le forze dell’ordine hanno setacciato in particolare gli uffici e la cassaforte personale di Trump, sequestrando diversi scatoloni di documenti. Un’azione di polizia che mai ha avuto precedenti nella storia degli Stati Uniti. La perquisizione sembra essere in parte legata alla mancata consegna da parte di Trump di alcuni documenti presidenziali alla fine del suo mandato e che avrebbe invece portato nella sua casa in Florida. In precedenza le autorità avevano recuperato 15 scatole di documenti da Mar-a-Lago, consegnate dallo stesso Trump, tra le quali una parte comprendeva materiale riservato. All’inizio di quest’anno il Dipartimento di Giustizia aveva chiesto all’FBI di agire, dopo aver ricevuto una richiesta dell’Archivio Nazionale di indagare sull’eventuale presenza di altri documenti; così lunedì è partito il blitz.

Trump non era a Mar-a-Lago in quel momento, ma ha dato la notizia e rilasciato una dichiarazione molto chiara: «Sono tempi bui per la nostra nazione… Non era mai successo niente del genere a un Presidente degli Stati Uniti. Dopo aver lavorato e collaborato con le agenzie governative competenti, questa irruzione senza preavviso nella mia casa non era necessaria né appropriata. Si tratta… di un’arma del sistema giudiziario e di un attacco da parte dei Democratici della sinistra radicale che non vogliono assolutamente che io mi candidi alla presidenza nel 2024, soprattutto in base ai recenti sondaggi, e che allo stesso modo faranno di tutto per fermare i Repubblicani alle prossime elezioni di midterm».

I Democratici si dimostrano sempre più incattiviti per la possibile candidatura di Trump alle prossime presidenziali e per la sua crescente popolarità, riscontrata anche alla convention dei conservatori della scorsa settimana. Lo dimostrano gli editoriali di Politico e le notizie rilanciate sulla convention dalla Reuters. L’uso di agenti federali per intimidire un ex presidente non ha precedenti, come dicevamo, nella storia degli Stati Uniti: è tipico invece di regimi totalitari. L’azione dell’FBI, obbligata dopo la richiesta del Dipartimento di Giustizia, è stata immediatamente oggetto di proteste da parte dei Repubblicani – da Nikky Haley a Marco Rubio, da Ron De Santis a Kevin McCarthy – che l’hanno definita un attacco politico al partito e al proprio leader; molti hanno denunciato la «politicizzazione del Dipartimento di Giustizia», lo spirito da «regime comunista», la necessità di un’indagine sul procuratore generale Merrick Garland.

Per altro verso, diversi parlamentari Dem si sono felicitati per l’azione dell’FBI e hanno invocato l’incarceramento di Trump, svelando così lo spirito vero che si celava dietro l’operazione di polizia: il nemico da abbattere. In effetti, stride il trattamento che si è usato con Trump lunedì e l’assoluta noncuranza e mancanza di interventi nei confronti di Hunter Biden e di suo padre Joe (per i diversi scandali e affari opachi), senza dimenticare gli attacchi vandalici (succedutisi negli ultimi tre mesi) di gruppi abortisti contro chiese, persone e centri pro life, gli atti di violenza – rimasti impuniti – degli attivisti di Black Lives Matters, lo scandaloso complotto del “Russiagate” ordito contro Trump dal team di Hillary Clinton, le mail ufficiali e private della stessa Clinton durante le vicende a Bengasi del 2012. In tutti questi casi, l’FBI e il Dipartimento di Giustizia si sono dimostrati tolleranti sino alla pavidità; persino a fronte della recentissima sparatoria contro la Chiesa cattolica dell’Assunzione della Beata Vergine Maria nella contea di Adams, nei pressi di Denver, in Colorado, avvenuta tra il 6 e l’8 agosto 2022, nulla si è fatto.

Il blitz di lunedì a casa Trump, già alle prese con tanti guai giudiziari, è un preoccupante segno di una cultura barbara e antidemocratica, di cui l’Italia è stata oggetto sin dal 1994, secondo la quale non c’è opposizione politica, bensì ci sono nemici da eliminare dalla scena politica in ogni modo e con ogni mezzo legale e illegale. In quest’ottica tutto è consentito, persino le minacce, gli attacchi fisici e la delegittimazione delle istituzioni, siano esse la Chiesa cattolica e le altre denominazioni cristiane che si oppongono all’aborto, oppure la Corte Suprema o un partito o il leader di un partito che potrebbe addirittura guidarlo, nel caso degli USA, alla vittoria alle prossime elezioni.

Il video diffuso da Trump a poche ore dal blitz dell’FBI è eloquente. Gli USA sono una nazione in declino. Nulla di nuovo se consideriamo che lo scopo dei Dem, sin dai primi giorni della vittoria alle presidenziali di due anni or sono, è sempre stato quello di eliminare Trump dalla scena politica, quantomeno di impedirgli di candidarsi nel 2024: lo proclamavano nel gennaio 2021, lo confermano i giornali liberal e i commentatori Democratici con il blitz di lunedì. Lo ribadisce con le sue parole, ancor prima che ci siano dichiarazioni ufficiali di FBI o Dipartimento di Giustizia, Nancy Pelosi: «Nessuno è sopra la legge, c’erano giustificazioni per il raid». Ciò che sta accadendo negli USA è un fatto che stiamo osservando anche nelle fatwa contro politici, governi e coalizioni alternative alle sinistre globaliste in tutta Europa. Il clima di guerra reale che respiriamo da febbraio scorso, unito alla cultura marxista e gramsciana, provoca una miscela esplosiva: antidemocratica, intollerante e totalitaria. C’è una sola speranza, che l’effetto di questi abusi ripetuti si trasformi in un boomerang nei confronti dei nuovi tiranni.