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CRITICHE DAL PAESE DEL PAPA

Amici e visite negate, l'Argentina "scarica" Bergoglio

Perchè Bergoglio non visita la sua Argentina? E' la domanda che si stanno ponendo a Buenos Aires commentatori e politici. Alla quale risponde una pletora di millantati "amici" del Papa. Che tirano in ballo le divisioni politiche o le guerre nel mondo. Ma a "scaricare" il Papa ci pensa il quotidiano più diffuso, La Nacion. Che accusa Bergoglio di alimentare le divisioni frequentando certi amici invece di altri.

Ecclesia 12_07_2017

Perché Papa Francesco non visita la sua Argentina? La domanda si fa mistero nel dibattitto australe di questi giorni sui giornali. A Buenos Aires non si parla d’altro. Soprattutto dopo che la Sala stampa Vaticana ha annunciato le tappe del terzo viaggio in America latina del Papa venuto dalla fine del mondo: Perù e Cile il prossimo 15 gennaio, poi Colombia. Questi Paesi si aggiungono a Brasile, Bolivia, Paraguay e Equador. Certo, sotto la Croce del sud mancano ancora diversi Paesi a non aver mai visto la papamobile di Bergoglio, ma l’ultimo annuncio ha deluso, e non poco gli argentini, i quali speravano fosse la volta buona. Soprattutto dopo il recente forfait di una visita a novembre, che è stata cancellata prim’ancora di essere annunciata.

Insomma: commentatori, giornalisti e persino politici hanno iniziato a chiedersi con malizia mista a sbigottimento: perché il papa snobba il suo Paese? Al quesito, al momento non c’è risposta, ma soltanto le versioni preconfezionate di opinionisti considerati molto vicini a Bergoglio in un Paese dove la metà dei suoi abitanti vanta relazioni di conoscenza con il Papa, spesso millantate. I quali giustificano così il suo ennesimo no, con ragioni di opportunità politica oppure con la scusa che nel mondo ci sono 11 guerre, la fame in Africa e il Papa non può permettersi di preoccuparsi del suo Paese. A farsi portavoce di questa lettura è Alicia Barrios, giornalista accreditata ormai da curriculum come amica di Francesco. Tanto che il suo programma su radio Rivadavia si chiama La bergogliana, che è tutto un dire.

Chi invece propende per le ragioni di opportunità politica è il dirigente peronista Julio Barbaro, anch’egli vicino a Bergoglio per averlo visitato in questi anni appena due volte. Secondo Barbaro la divisione politica della classe dirigente argentina è il principale ostacolo alla venuta del Papa. Posizione simile a quella espressa da monsignor Sánchez Sorondo della Pontificia Accademia delle Scienze, anch’egli argentino, che durante un’intervista ha detto: “Il Papa non va in Argentina per non acuire le crepe e per non gettare sale sulle ferite che attraversa il Paese da tempo immemore”. Il riferimento è alla lotta senza quartiere tra i due leader politici del presente e del passato: il presidente Mauricio Macri e la ex inquilina della Casa Rosada Cristina Kirkner, più viva che mai come leader dell’opposizione.

Infatti a ben guardare le ultime cronache, il Papa di messaggi al suo Paese in realtà ne ha mandati, ma secondo alcuni tutti in una direzione: i due più eclatanti, che spesso i media rimproverano all’ex Arcivescovo di Buenos Aires, sono anzitutto la lettera di sostegno all’attivista Milagro Sala, finita in carcere per svariati reati, tra cui violenza e appropriazione indebita. La cosa, preceduta dall’invio di un rosario e dall’augurio che tutto si risolva per il meglio, ha fatto imbufalire il comitato di donne vittime della pasionaria ora agli arresti che si sono dette offese per quel gesto. A quella lettera non risulta che Bergoglio abbia mai risposto; l’altra visita che i media non rimproverano al Papa è quella a Hebe de Bonafini, leader delle madres de Plaza de Mayo, pasionaria estremista definita “incontinente verbale” che in passato accusò il futuro Papa di ogni complicità con il regime della guerra sporca e ora si è rappacificata con un incontro con tanto di photo opportunity per la stampa, che in molti sul Rio de la Plata non hanno apprezzato.

A gettare acqua sul fuoco è stato il vescovo di San Juan Jorge Lozano che ha incontrato il Papa in Vaticano e nei giorni scorsi ha detto che Bergoglio verrà presto in Argentina rispondendo così ai retroscena del cronista.com che aveva avanzato anche delle divergenze tra Bergoglio e l’episcopato argentino. Quando? “Mi ha detto che ha molta voglia di venire. Aveva in programma una visita in novembre, ma dato che ci sono le elezioni in Cile ha dovuto posticiparla. Così ora terminerà con i paesi della Costa del Pacifico e poi programmerà per visitare Argentina, Uruguay e Brasile, dove è già stato in occasione della Gmg. Ancora non abbiamo una data, ma sarà presto”.

Si torna sempre al punto di partenza. Tanto che a tirare le somme di questa polemica ci ha pensato un giornale storicamente amico di Bergoglio, dato che è il giornale che l’Arcivescovo di Buenos Aires leggeva quando reggeva la diocesi, ma è ora anche il giornale più vicino al presidente Macri.

La Nacion dopo aver passato in rassegna uno a uno tutti i laudatores che vantano amicizie col Papa, fino a sospettare scheletri nell’armadio e il più classico “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” ha tuonato, riferendosi alla battuta di Sorondo sulle divisioni politiche: “Un’autorità che ha per missione di riconciliare, rappacificare, sedare le passioni è causa di discordia nel suo Paese? Così è. I suoi amici ne sono sicuri: la colpa ce l’hanno gli argentini”.

Un duro j’accuse che a Santa Marta devono aver letto, così come devono aver letto il finale del commento di Loris Zanatta sul principale giornale argentino: “Però non avrà forse il Papa responsabilità se la sua figura divide in Argentina e nelle altre parti del mondo? Se questi sono i suoi amici, se il suo cuore batte solo da una parte, se ha ricette su tutto (dal clima alle pensioni, dal lavoro alle migrazioni, dalla povertà allo sviluppo), se benedice alcuni e condanna gli altri, non è strano che divida invece che unire. Per tutte queste cose è stata inventata la politica. Mentre intanto la ragione per la quale non viene in Argentina resta un mistero”. Insomma: a “scaricare” Bergoglio non è proprio un giornale di stampo ultraconservatore o sedevacantista. Parliamo pur sempre del giornale che ha in mano la cosiddetta classe borghese del Paese.