Accento su poveri e ambiente: la lettera di Leone sull’educazione
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Pubblicata ieri la lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza. Tra i temi, la centralità della persona, la formazione spirituale degli insegnanti e il contributo della Chiesa nella storia dell’educazione. Ma anche l’accento su giustizia sociale e ambientale.
Arriva a 60 anni dalla dichiarazione conciliare Gravissimum educationis (28 ottobre 1965), si chiama Disegnare nuove mappe di speranza ed è la lettera apostolica di Leone XIV dedicata al tema dell'educazione e pubblicata ieri, 28 ottobre. C'è spazio per il Prevost privato, quando nel documento vengono ricordati «volentieri (...) gli anni passati nella amata diocesi di Chiclayo, visitando l’Università cattolica San Toribio de Mogrovejo». L'allora vescovo si rivolse alla comunità accademica dicendo che «non si nasce professionisti; ogni percorso universitario si costruisce passo a passo, libro a libro, anno per anno, sacrificio dopo sacrificio».
Nella nuova lettera apostolica il Papa ha messo in evidenza la centralità della persona nell'educazione. «La scuola cattolica – scrive Leone XIV – è un ambiente in cui fede, cultura e vita si intrecciano», dunque «non è semplicemente un’istituzione, ma un ambiente vivo in cui la visione cristiana permea ogni disciplina e ogni interazione» e «gli educatori sono chiamati a una responsabilità che va oltre il contratto di lavoro: la loro testimonianza vale quanto la loro lezione». Non a caso, il Papa cita la decisività della formazione anche spirituale degli insegnanti, non solo scientifica, pedagogica e culturale. Anche in questo documento, come in quello d'esordio (l’esortazione apostolica Dilexi te), viene posto l'accento sulla cura dei poveri e dell'ambiente. Il Papa lancia l'allarme sul fatto che «dimenticare la nostra comune umanità ha generato fratture e violenze; e quando la terra soffre, i poveri soffrono di più», mentre «l'educazione cattolica non può tacere: deve unire giustizia sociale e giustizia ambientale, promuovere sobrietà e stili di vita sostenibili, formare coscienze capaci di scegliere non solo il conveniente ma il giusto». Ribadendo la sensibilità ecologica del suo magistero, Prevost sentenzia che «ogni piccolo gesto – evitare sprechi, scegliere con responsabilità, difendere il bene comune – è alfabetizzazione culturale e morale».
Confermando il ripristino della tradizione – abbandonata da Francesco – di firmare in pubblico i documenti, Leone XIV ha firmato lunedì 27 ottobre la nuova lettera apostolica, poco prima di dare inizio alla Messa per il Giubileo del mondo educativo, accanto al cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione. Un Papa mite che fa elogio della mitezza, chiedendo alle comunità educative di disarmare le parole perché «l’educazione non avanza con la polemica, ma con la mitezza che ascolta». Leone XIV ha omaggiato la storia dell'educazione cattolica, menzionando anche il “suo” sant'Agostino che innestando la sapienza biblica nella tradizione greco-romana «ha capito che il maestro autentico suscita il desiderio della verità, educa la libertà a leggere i segni e ad ascoltare la voce interiore». Una tradizione portata avanti dal monachesimo nei luoghi più impervi, «dove per decenni le opere classiche sono state studiate, commentate e insegnate tanto che, senza questo lavoro silenzioso al servizio della cultura, tanti capolavori non sarebbero giunti fino ai nostri giorni». Il riconoscimento di un contributo spesso dimenticato quando si parla di storia dell'educazione, ugualmente al contributo della Chiesa alla nascita delle prime università.
Venendo a tempi più recenti, Leone ha citato san Giovanni Bosco che «col suo “metodo preventivo”, trasformò la disciplina in ragionevolezza e prossimità», ma anche figure femminili. Nel documento vengono citate Vicenta Maria López y Vicuña, Francesca Cabrini, Giuseppina Bakhita, Maria Montessori, Katharine Drexel ed Elizabeth Ann Seton a cui viene riconosciuto di aver «aperto varchi per le ragazze, i migranti, gli ultimi». La bussola, scrive il Papa, resta la dichiarazione conciliare Gravissimum educationis che «indica la famiglia come prima scuola di umanità» e insegna che «l’educazione non misura il suo valore solo sull’asse dell’efficienza: lo misura sulla dignità, sulla giustizia, sulla capacità di servire il bene comune». Una visione antropologica integrale che «deve rimanere l’asse portante della pedagogia cattolica» e riporta al pensiero di san John Henry Newman, anche lui citato da Leone XIV, che il prossimo 1 novembre lo proclamerà dottore della Chiesa.
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