A casa di san Filippo Neri, nel cuore della Roma cattolica
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A Santa Maria in Vallicella tutto parla ancora del santo, fiorentino di nascita ma romano d'adozione, comprese le «stantiole» dove visse e morì il 26 maggio 1595 amando Cristo e la Chiesa.

Roma e le sue meraviglie: spirituali e artistiche. Sembra un connubio che la Città Eterna vive – da sempre – nel silenzio dei suoi palazzi, nel silenzio delle innumerevoli chiese e cappelle. A pochi passi da una delle più famose piazze romane, piazza Navona, ci si trova di fronte a una chiesa che non è solo una chiesa: è storia di arte, bellezza, ma soprattutto di santità.
Stiamo parlando della chiesa di Santa Maria in Vallicella, comunemente detta “Chiesa Nuova”: con tale appellativo molti romani conoscono questo tempio sacro. La facciata è maestosa e si scaglia verso il cielo. Non è possibile negare un certo sussulto del cuore quando, d’un tratto, percorrendo corso Vittorio Emanuele, ci si trova di fronte a questa chiesa: si è catapultati così in un’epoca come quella del Cinquecento romano in un istante. Il Cinquecento, secolo così prolifico per la santità, specialmente nella città della Sede di Pietro. E fra i tanti santi che hanno vissuto a Roma e che hanno servito Dio e i fratelli nella Capitale, ce n’è uno che meglio rappresenta il legame tra la città e il servizio della Chiesa ai bisognosi: è san Filippo Neri (Firenze, 21 luglio 1515 - Roma, 26 maggio 1595) del quale oggi ricorre la memoria liturgica.
Fiorentino d’origine, ma che a Roma fu profondamente legato: vi giunse intorno al 1534. Santa Maria in Valicella rappresenta, in fondo, il cuore della missione filippina. Ed è proprio dentro questo scrigno di arte e fede che sono custodite le “Stanze di san Filippo Neri”. Per comprenderne la storia dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e giungere a quel 22 novembre 1583. È questa la data che segna il giungere di san Filippo nella chiesa della Vallicella: prima abitava in un altro luogo, San Girolamo della Carità, chiesa che rappresenta il nucleo iniziale della sua Congregazione dell’Oratorio. Gli spazi in questa chiesa erano troppo piccoli visto l’abbondante popolo di Dio che cominciò a seguire il Neri. E fu così che Santa Maria in Vallicella divenne la nuova “base” per i discepoli del santo.
In questa sua nuova residenza lo attendevano due «stantiole», così le definì lo stesso Neri: una stanza per dormire e ricevere i fedeli e un’altra come cappella privata. Stanze semplici, dal mobilio molto spartano: i mobili quanto possono bastare per vivere, nulla più. Unico “vezzo” (definiamolo erroneamente così) quello di farsi costruire una sorta di piccola loggia per pregare in silenzio, nella solitudine, ma soprattutto più vicino al cielo: quasi come se la preghiera avesse strada più facile, più breve, per raggiungere Dio. In queste due «stantiole» Neri visse per 12 anni. Ed è in queste stanze che morì il 26 maggio del 1595. La fama di Neri era già grande all’epoca tanto che il luogo cominciò fin da subito a essere meta di pellegrinaggi. Ma nel 1620 le camere furono oggetto di un brutto incendio provocato da un fuoco d’artificio per il famoso gioco pirotecnico della cosiddetta “girandola” di Castel Sant’Angelo che entrò nelle stanze, devastando diverse suppellettili. Ma soprattutto danneggiò fortemente tutta la struttura a cominciare dal pavimento. Ed è da questo punto in poi che comincia un’altra storia delle stanze di san Filippo Neri.
Fu chiamato l’architetto Francesco Borromini a ridisegnare la struttura nel 1638. Ed è a questo suo disegno che dobbiamo l’attuale conformazione architettonica. Per accedervi si percorre la navata sinistra della chiesa. Una navata che porta direttamente alla cappellina dove riposano le spoglie del santo. Ma prima di giungere a quest’ultima, si volta a sinistra e si arriva a un corridoio che dà accesso alla sagrestia, alle stanze di san Filippo Neri, e alla cappella interna.
Il primo ambiente è denominato “Sala Rossa” dal colore della tappezzeria. La stanza si trova nel luogo che era originariamente la dispensa del convento annesso alla chiesa. La volta della stanza è opera di Nicola Tornioli: vi troviamo ritratte alcune scene della vita del santo. La Pentecoste di Filippo nelle tombe è più tarda: risale al 1652 ed è opera di alcuni allievi di Pietro da Cortona. In questa ricca stanza troviamo inoltre custodite molte reliquie del santo: ci sono diverse lettere autografe di san Filippo Neri; una veste bianca donata a lui da papa Pio V; e poi una maschera di cera del volto del santo realizzata dopo la sua morte. Sempre nella stessa stanza, vi sono poi i ritratti dei pontefici che il santo ha incontrato nel suo cammino romano o comunque di papi che sono stati legati alla sua congregazione. C’è poi l’iscrizione che ricorda l’introduzione dell’allora festa di precetto per la diocesi di Roma: il 26 maggio, data stabilita da papa Benedetto XIII. E ancora, la cassa con velluto rosso che ha custodito il suo corpo. Non è l’unica cassa conservata. Ce ne sono altre che hanno accolto le spoglie di san Filippo Neri prima dell’ultima collocazione nella cappella interna a lui dedicata. C’è anche lo stendardo che reca sopra l’immagine del Neri esposto per la sua canonizzazione avvenuta il 12 marzo del 1622.
L’altro ambiente è quello della cosiddetta cappella interna, conosciuta anche come “Cappella Donati” in memoria dell’avvocato Giulio Donati che nel 1641 si offrì di decorarla. In questo ambiente troviamo parte della muratura della camera originaria del santo, quella andata distrutta durante l’incendio del 1620. L’altare, molto probabilmente opera di Pietro da Cortona , è sormontato da una tela del Guercino: è la Visione di san Filippo Neri (1643).
Poi, si trovano le stanze superiori a cui si accede tramite una scala a chiocciola, anche questa opera del Borromini. Al piano superiore si trovano l'anticamera e la cappella privata del Neri. Nella prima sala, l’anticamera, vi è un altare. Ai lati di questo, il letto e il confessionale di san Filippo Neri. Poi, vi è la cappellina di san Filippo: fu ricostruita mantenendo l’orientamento e la grandezza di quella originaria. Conserva l’altare dove celebrava il Neri. Sopra di esso, è collocata una copia cinquecentesca della Madonna di Santa Maria del Popolo. Anche in questa cappella sono custodite alcune sue reliquie come gli occhiali, la corona del Rosario e il calice con il quale celebrava.
Memorie, immagini, affreschi e dipinti, oggetti e reliquie che ci parlano di san Filippo Neri. Ma, forse, tutto questo è possibile vederlo racchiuso in quella piccola cappella posta a fine della navata di sinistra della chiesa di Santa Maria in Vallicella: il santo sembra dormire in quella teca che racchiude il corpo con quella maschera d’argento che copre il suo volto. Nel silenzio di quella cappella è custodito tutto: la preghiera silenziosa, umile e discreta, di un uomo che ha tanto amato Cristo e la Chiesa, e tutti i fedeli, tanto da dilatargli il cuore nel famoso prodigio avvenuto nel 1544.
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