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L’ANNIVERSARIO

William Byrd, un musicista versatile e “papista ostinato”

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Il 4 luglio di quattro secoli fa moriva il compositore inglese William Byrd, “papista ostinato” durante il regno di Elisabetta I. Vasto il suo corpus compositivo, che comprende anche opere di musica sacra.

Cultura 04_07_2023

Quattro secoli fa, il 4 luglio 1623, moriva a Stondon Massey, in Inghilterra, il maggiore tra i polifonisti inglesi, “papista ostinato” durante il regno di Elisabetta I (scomunicata e deposta da papa san Pio V nel 1570): William Byrd.

È commovente leggere il suo testamento, in cui ritroviamo la sua ferma fede cattolica, cosa non comune per un musicista inglese che sperimenta in prima persona le ferite inferte al Corpo di Cristo nel XVI secolo: «Io, William Byrd di Stondon Place nella parrocchia di Stondon nella contea di Essex, gentiluomo, ora nell’ottantesimo anno della mia età, ma per la bontà di Dio essendo di buona salute e perfetta memoria, faccio e ordino questo per il mio testamento: Primo: do e lascio la mia anima a Dio onnipotente, mio creatore e redentore e conservatore, chiedendo umilmente la sua grazia e misericordia per il perdono di tutti i miei peccati e offese, passati, presenti e futuri. Eppure posso vivere e morire come un vero e perfetto membro della sua santa Chiesa cattolica, senza la quale credo che non ci sia salvezza per me […]» (B. C. L. KEELAN, The Catholic Bedside Book, New York 1953, p. 421. Nostra traduzione).

Nato nel Lincolnshire intorno al 1540, fu allievo e amico dell’organista e compositore inglese Thomas Tallis († 1585), organista nella cattedrale di Lincoln (1563) e cantore della Cappella reale (1570). Dal 1593 andò a vivere come gentiluomo di campagna in un villaggio dell’Inghilterra orientale. Le divergenze nell’ambito religioso che lo separavano dai suoi contemporanei passati all’Anglicanesimo non gli esclusero la loro stima, l’apprezzamento dei colleghi e la venerazione degli allievi. Da uno di questi ultimi, il versatile compositore inglese Thomas Morley († 1603), è chiamato «il mio amato maestro, il cui nome non può rammentarsi da alcun musicista senza un profondo rispetto» (T. Morley, A plaine and easie introduction to practicall musicke, London 1597, p. 115).

Il suo vasto corpus compositivo, caratterizzato da versatilità, fecondità, sentimento ed eccellenza tecnica, comprende musica vocale sacra cattolica, musica vocale inglese sacra e profana e musica strumentale (soprattutto per virginale, un piccolo clavicembalo molto popolare nell’Inghilterra elisabettiana).

Soffermiamoci brevemente sulle tre Messe composte da Byrd, a 4 voci SATB (soprano, alto, tenore, basso), a 3 voci STB e a 5 voci SATTB, e pubblicate rispettivamente nel 1592-93, nel 1593-94 e nel 1594-95 (P. CLULOW, Publication Dates for Byrd's Latin Masses, in Music and Letters 47, Oxford University Press 1966, pp. 1–9). È musica scritta per un contesto intimo, segreto, per case di campagna, destinata all’esecuzione da parte di un piccolo coro di abili dilettanti e all’ascolto da parte di una piccola assemblea, tutti pronti a correre il rischio di partecipare a tali liturgie illegali, punite in molti casi con il carcere a vita e anche con l’esecuzione capitale.

William Weston († 1615), un missionario gesuita, descrive un raduno datato 15-23 luglio 1586: «Giunti alla casa di questo signore, fummo ricevuti, come ho detto prima, con tutte le attenzioni che gentilezza e cortesia potevano suggerire […]. Possedeva una cappella, adibita alla celebrazione degli uffici della Chiesa. Il signore era anche un valente musicista, e aveva un organo e altri strumenti musicali e coristi, maschi e femmine, membri della sua famiglia. In quei giorni era proprio come se stessimo celebrando un’Ottava ininterrotta di una grande festa. Il signor Byrd, il famosissimo musicista e organista inglese, faceva parte della compagnia» (W. WESTON, The autobiography of an Elizabethian, London 1955, pp. 70-71, 76-77. Nostra traduzione).

Nelle Messe, Byrd ha uno stile conciso e molto personale rispetto ai suoi tre illustri coevi, il romano Giovanni Pierluigi da Palestrina († 1594), il fiammingo Orlando di Lasso († 1594) e lo spagnolo Tomás Luis de Victoria († 1611). La tecnica varia: il Kyrie della Messa a 4 voci è ricco di imitazioni, quello della Messa a 3 voci si articola mediante una ostinata litania. Le melodie sono tutte originali, quasi audaci: mai si basano sul canto gregoriano o su mottetti conosciuti, come accade spesso soprattutto nelle messe parodia di Palestrina. Un altro aspetto originale delle Messe di Byrd è la struttura nei movimenti lunghi del Gloria e del Credo: il primo ha una suddivisione alle parole Domine Fili, prima del consueto Qui tollis; il secondo ha due suddivisioni, alle parole Qui propter, invece dell’usuale Crucifixus, ed Et in Spiritum Sanctum.

Forse la musica sacra di Byrd non ci rapisce e non ci fa provare, come quella di quell’uomo di Chiesa, di quell’interprete perfetto della liturgia che fu Palestrina, l’inesprimibile dolcezza della felicità del cielo, della beatitudine di Dio. Ma di certo l’arte sacra di Byrd è modellata sulla vita delle parole che egli mette in musica. Nella dedica con cui Byrd offre a Lord Northampton il suo primo libro dei Gradualia (1605), dice «di aver scoperto per esperienza un certo potere nascosto nei pensieri che stanno sotto le parole; cosicché, meditando quelle sacre e costantemente e seriamente considerandole, le note adatte si offrono spontanee in modo inesplicabile».