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COREA DEL SUD

Vescovi asiatici scomunicano i pellegrini del santuario di Naju

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Gli ultimi due pronunciamenti vengono dai vescovi di Malaysia e Singapore, ma il continuo afflusso di pellegrini al santuario di Naju in Corea del Sud, le cui presunte apparizioni mariane degli anni '80 sono state negate dal vescovo locale, è diventato un cruccio per i vescovi asiatici.

Ecclesia 17_11_2025

I vescovi asiatici sono sempre più preoccupati dell'afflusso di pellegrini al controverso santuario mariano sudcoreano di Naju, costruito sul luogo di presunte apparizioni, al punto che si succedono interventi dei vescovi che arrivano a minacciare la scomunica automatica per i cattolici che vi si recano. Ultimo in ordine di tempo un arcivescovo malese, che si è unito al suo omologo di Singapore nel proibire ai cattolici di visitare il santuario nell'arcidiocesi di Gwangju, in Corea del Sud, affermando che coloro che persistono nel farlo saranno scomunicati, secondo quanto riportato da UCA News. L'arcivescovo Simon Poh di Kuching ha vietato ai cattolici di visitare Naju, esortando i suoi fedeli a visitare solo i luoghi di pellegrinaggio cattolici ufficialmente riconosciuti. Questa decisione è stata presa dopo che il prelato malese ha verificato la questione direttamente con l'ex arcivescovo di Gwangju Hyginus Kim, il quale ha ribadito che le visite a Naju rimangono vietate.

«Ai cattolici non è consentito partecipare ad attività o pellegrinaggi a Naju, poiché ciò comporta la scomunica automatica», ha scritto Poh in una lettera alla dicoesi del 4 novembre pubblicata sul bollettino dell'arcidiocesi di Kuching Today's Catholic. «L'arcivescovo Simon Poh invita tutti i cattolici a diventare pellegrini della speranza. Per i restanti due mesi di questo Anno Giubilare, i cattolici sono invece incoraggiati a recarsi in pellegrinaggio e a pregare nelle chiese designate delle arcidiocesi e diocesi malesi, nonché nei luoghi di pellegrinaggio cattolici riconosciuti», si legge nella lettera.

Pochi giorni prima, per ben due volte nel mese di ottobre anche l'arcidiocesi di Singapore aveva pubblicato un avviso della cancelleria in cui si metteva in guardia i cattolici dal recarsi a Naju. «Si prega di notare che l'ultima risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede afferma chiaramente che il clero, i religiosi o i laici che presiedono o partecipano alla celebrazione dei sacramenti o dei sacramentali, (...) incorrono nella scomunica latae sententiae (Can. 1336, 1364)», dichiarava l'avviso del 3 ottobre firmato dal sacerdote di Singapore p. Terence Pereira. «Si ricorda ai fedeli che questi falsi insegnamenti e il materiale devozionale ad essi associato non devono essere promossi o distribuiti», proseguiva. Poi il 31 ottobre, l'Arcidiocesi di Singapore ha nuovamente ribadito il divieto di visitare Naju in un'altra dichiarazione in cui si afferma: «Coloro che continuano a visitare il centro di Naju, dove la presunta veggente continua le sue attività contro le linee guida dell'Ordinario locale in Corea, incorrono nella scomunica automatica (latae sententiae). (...) Tutti i fedeli che hanno già visitato il centro devono smettere di farlo e rivolgersi a un sacerdote per il sacramento della riconciliazione affinché la scomunica sia revocata. Coloro che hanno intenzione di visitare il centro devono desistere».

Ma perché tanta preoccupazione? Perché, malgrado le ripetute dichiarazioni sulla "non soprannaturalità" degli eventi accaduti in quel luogo, sono molte migliaia i pellegrini che continuano a giungere in questa località della Corea del Sud, che ha ormai preso il nome di Montagna della Madre benedetta. 

Le presunte apparizioni mariane a Naju risalgono agli anni '80, quando Julia Kim (nella foto), convertita dal protestantesimo e madre di quattro figli, affermò di aver avuto una visione di Gesù con il Sacro Cuore sanguinante nel 1982 che chiedeva la conversione dei peccatori. La Kim affermò anche che la sua statua della Vergine Maria aveva iniziato a piangere lacrime e a secernere olio profumato, e nello stesso tempo, per decenni, diffondeva i presunti messaggi ricevuti dalla Vergine Maria. Nel luogo si afferma anche sia accaduto un miracolo eucaristico. Nel tempo, la statua di Julia Kim divenne nota localmente come “Nostra Signora di Naju” e da allora ha attirato pellegrini, soprattutto dall'Asia. La stessa Kim è diventata nota come “Mama Julia” per i suoi seguaci.

L'arcidiocesi di Gwangju, che comprende Naju nel suo territorio, ha avviato prontamente un'indagine sui presunti miracoli avvenuti nel luogo. Alla fine, nel 1998, l'allora arcivescovo Victorinus Youn Kong-hi ha respinto le affermazioni di Kim sui miracoli, negando che i fenomeni fossero di origine soprannaturale. Visitare Naju e credere nei presunti miracoli avvenuti in quel luogo è «un atto che viola l'unità della fede della Chiesa», dichiarò Youn all'epoca.

La situazione si è ulteriromente complicata negli ultimi anni perché dal 2022 un ex sacerdote salesiano, Alexander Kim Dae-sik, ha iniziato a promuovere la devozione alla Madonna di Naju, celebrando messa nel santuario e amministrando i sacramenti senza il consenso del vescovo. Per questo motivo è stato anche espulso dalla congregazione salesiana, ma nel 2024 la sua attività ha spinto l'arcidiocesi di Gwangju a intervenire ancora pubblicando una lettera in cui metteva in guardia dal prestare fede ad Alexander Kim e avvertendo ancora una volta il clero, i religiosi e i laici di cessare la diffusione della devozione relativa alle presunte apparizioni mariane a Naju.