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FAMIGLIA INNATURALE

Usa, lo sdoganamento legale del poliamore

Il comune di Somerville, Massachusetts, è stato il primo a legalizzare un rapporto poliamoroso, considerandolo come "famiglia". Altri due comuni vicini, Cambridge e Arlington, hanno seguito l'esempio. A Boston ha sede la Plac, lobby che spinge per il riconoscimento del poliamore.

Famiglia 16_08_2021
La bandiera dell'Orgoglio Poliamore

Tra le tante cose quanto meno discutibili che neppure la pandemia ha potuto arrestare, occupa un posto di riguardo l’iter di riconoscimento dei cosiddetti poliamori, le unioni cioè che vedono legate sentimentalmente tre o più persone. Infatti, anche se la vicenda non è stata seguita con adeguata attenzione dalla nostra stampa – forse convinta che non siamo ancora pronti, in Italia, per certe «battaglie di civiltà» - negli Stati Uniti le unioni poliamorose hanno ufficialmente iniziato il loro iter di riconoscimento istituzionale. E tutto lascia pensare che non si tratterà di un processo eterno, tutt’altro. Andiamo però con ordine.

L’inizio del rivoluzionario processo si è consumato la scorsa estate, precisamente nel luglio 2020, quando era stata Somerville, città del Massachusetts, il primo comune ad ampliare la definizione di partenariato domestico includendo, peraltro anche sul versante dell’assistenza sanitaria, le relazioni tra tre o più adulti. La cosa aveva suscitato un certo clamore dato, e perfino il New York Times se n’era occupato; ma sembrava tutto destinato ad arenarsi alla stregua di una bizzarra notizia di cronaca. Quest’anno, però, si è avuta la riprova che così non fosse.

Nel marzo 2021, infatti, è toccato al consiglio comunale di Cambridge approvare una modifica a un'ordinanza cittadina finalizzata a far sì le unioni domestiche comprendano due o più persone non imparentate «in un rapporto di reciproco sostegno, cura e impegno» che «intendono rimanere in tale relazione» e che «si considerano una famiglia» Non è finita. Un mese dopo è stato il turno della città di Arlington, dove un Consigliere comunale, tale Amos Meeks, ha dichiarato di essere stato ispirato dall'esempio di Somerville. Non è quindi da escludere, a questo punto, che altri comuni americani possano a loro volta ispirarsi a tali iniziative.

Nel frattempo, urge notare almeno due cose. La prima è che Somerville, Cambridge ed Arlington non sono tre città a caso, essendo tutti comuni della stessa area, quella di Boston. E infatti, seconda osservazione, risulta che tali amministrazioni siano state agevolate, e in qualche modo incentivate, ad agire come hanno fatto da una realtà ben precisa, sempre la stessa: il PLAC. Acronimo di Polyamory Legal Advocacy Coalition, si tratta di una organizzazione avente a capo non uno qualsiasi bensì Alexander Chen, il primo editore apertamente trans della Harvard Law Review, dunque un accademico di prima grandezza, anche se molto ideologico.

Ebbene, sono proprio le parole di Chen a lasciare immaginare che dietro queste iniziative comunali vi sia una sorta di disegno politico, che non potrà che espandersi a macchia d’olio: «Dopo Somerville, c'è stata un'enorme ondata di eccitazione all'interno della comunità poliamorosa perché per molto tempo non c'era stato quasi nessuna svolta politica o legislativi»

Il dato insomma è tratto e ora è solo questione di tempo prima che qualche Stato, ispirato dall’esempio, per così dire, di alcuni comuni legiferi riconoscendo le unioni poliamorose. A quel punto, se ci fossero dei ricorsi, la palla potrebbe passare alla Corte Suprema e lì, nonostante la maggioranza conservatrice, tutto può accadere.

Del resto, dopo il riconoscimento delle nozze gay avvenuto nel 2015, era stato il giudice John G. Roberts a sollevare un allarme in questo senso. «Se una coppia dello stesso sesso ha il diritto costituzionale di sposarsi perché i loro figli altrimenti "soffrirebbero lo stigma di sapere che le loro famiglie sono in qualche modo minori"», aveva infatti osservato Roberts, «perché lo stesso ragionamento non dovrebbe applicarsi a una famiglia di tre o più persone che allevano figli?».

Per quanto possa sembrare assurdo, insomma, la strada per una futura legalizzazione dei poliamori risulta essere sorprendentemente in discesa. Del resto, sono ormai anni che, a vari livelli, sono in corso tentativi – mediatici, ma non solo - di sdoganamento di queste unioni. Basti pensare che, già nel 2009, il settimanale Newsweek riferiva di molte decine di migliaia di unioni poliamorose, raccontate quindi già allora come un fenomeno diffuso. Nel novembre 2018, è toccato invece all'attore e ballerino Frankie Grande annunciare su Instagram il suo menage a tre con una coppia gay. Lo scorso maggio, su questo giornale, sì è poi data notizia di una ricerca pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychology – con vari limiti metodologici – secondo cui l’11% degli americani avrebbe già vissuto un poliamore. Una percentuale palesemente gonfiata ad arte per far passare come normali e già molto diffusi i poliamori che, vedendo quel che accade a livello statunitense, potrebbero diventare unioni riconosciute prima di quanto si pensi. E di quanto, fino a ieri, si potesse mai immaginare.