Ungheria verso il voto, si profila il "metodo Polonia"
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Mentre il presidente Orban rinforza la sua abilità diplomatica per il cessate il fuoco in Ucraina, l'Ue si organizza per il voto con il “metodo Polonia”: blocco e ricatto di gran parte dei fondi dovuti da Bruxelles ai governi non graditi. E una visita di Obama all'entourage di Soros è molto sospetta.

Dopo il cattivo autocrate Abdel Fattah al-Sisi che ha promosso e ospitato la firma degli accordi e l’avvio del percorso di pace tra Israele e Hamas, ora è il terribile Orban a aprire le danze per porre fine alla guerra Russo-Ucraina, il secondo e più sanguinoso conflitto in corso. In entrambi i casi, la pomposa Europa dei “volonterosi” organizzata su pressione prima di Joe Biden e poi di Emmanuel Macron, rimane al palo e rischia di certificare la propria insignificanza politica.
Si, quel Viktor Orban da tanti leader di governo europeo odiato, dai più tra i capi di partiti dell’establishment continentale emarginato e da tutti i mass media occidentali marchiato con lettere di fuoco, è il protagonista del lavorio incompreso da Bruxelles ma che negli ultimi anni prima e dopo la vittoria di Trump, porterà a tavolo Vladimir Putin e Donald Trump in un secondo e, auspicabilmente decisivo incontro a Budapest che ponga fine al conflitto e sancisca una pace giusta e garantita a Mosca e a Kiev.
L’azione diplomatica discreta ungherese era stata severamente criticata da moltissime capitali europee, in particolare la Parigi di Macron e Berlino di Scholz, oltre che Ursula Von der Leyen, nel luglio 2024 quando Viktor Orban aveva lasciato il vertice NATO di Washington per incontrare Donald Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago, poche settimane dopo aver incontrato il presidente russo Vladimir Putin. Allora si gridò al tradimento, inaffidabilità, vergogna d’occidente…oggi sarebbe necessario almeno chiedere scusa e riconoscersi dei semplici “quaquaraquà”. Tanto più che il primo ministro ungherese Viktor Orbán parlerà con il presidente Putin in queste ore, sottolineando che le tensioni tra Stati Uniti e Russia rimangono elevate, anche dopo il faccia a faccia tra Trump e Zelensky di ieri alla Casa Bianca.
Tuttavia, il leader ungherese ha preso atto con piacere che Budapest è essenzialmente l'unico luogo in Europa dove oggi è possibile tenere un incontro di questo tipo, tra USA e Russia (forse anche Ucraina). Tutto ciò è possibile solo e grazie alla «posizione coerente e continua a favore della pace» dell'Ungheria. Mentre si guarda all'incontro di Budapest sperando in una pace giusta e garantita, c’è chi lavora assiduamente per portare la guerra proprio nella capitale ungherese.
Ebbene, il senso di responsabilità né l'autocoscienza dei propri limiti sono qualità di Barack Obama che giovedì, mentre Orban incontrava Trump a Washington e lo stesso presidente degli USA, non casualmente, si intratteneva nelle stesse ore con il presidente russo Vladimir Putin in un incontro definito da entrambe le capitali come «molto proficuo», incontrava l’intero network di sovvenzionati alleati di George Soros in Ungheria per rinforzare l'alleanza tra sinistra liberal statunitense, il tirannico e guerrafondaio filantropo e formazioni sociali e politiche impegnate a sconfiggere Viktor Orban alle prossime elezioni di primavera 2026.
C’è molta tensione anche a Bruxelles in vista delle elezioni di Budapest, la coalizione Ursula e la stessa Presidente della Commissione sono impegnati da anni a minare il governo Orban e penalizzare il paese centroeuropeo anche attraverso il “metodo polacco”, ovvero il blocco e ricatto di gran parte dei fondi dovuti da Bruxelles ai governi non graditi perché troppo conservatori e cristiani, sino alla vittoria di un candidato e una coalizione social-liberale e vassalla del potere europeo.
Per l’Ungheria tra fondi post-Covid, della coesione e i finanziamenti Erasmus alle Università ungheresi, si tratta di un miliardo per il solo 2024, di fondi non ancora disponibili per il governo Orban. Senza contare delle decine di denunce e reprimende, più volte illustrate su queste pagine in questi anni, che Bruxelles ha inviato a Budapest sulle leggi che tutelano i minori dalla ideologia gender, che inaspriscono le pene contro i pedofili, che sostengono le famiglie e le radici cristiane etc…
Non a caso, seppur evidenziando un tasso di puerilità inimmaginabile per chi ricopre incarichi istituzionali di altissimo livello, nè Ursula Von der Leyen, nè Antonio Costa, nè Kaja Kallas hanno rilasciato una sola dichiarazione di entusiastico sostegno personale all’annuncio del prossimo incontro tra i presidenti di USA e Russia.
Venerdì 17 ottobre, la Commissione Europea dovuto far esprimere un funzionario, che ha detto di accogliere con un generico favore l'incontro di Budapest, «se questo potrà contribuire a porre fine alla guerra in Ucraina». Cosa che evidentemente tutti auspichiamo ma di cui nessuno può esser certo prima che addirittura avvenga l’incontro. Quindi un ‘favore’ condizionato all'esito dell’incontro futuro. Semplicemente ridicolo, oltre che totalmente irragionevole. In ogni caso , «l'UE deve essere pragmatica e sostenere qualsiasi iniziativa che possa portare alla pace in Ucraina, anche se Putin è ricercato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) con un mandato di arresto per presunti crimini di guerra», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce della Commissione Olof Gill. Incommentabile.
Confidiamo nel lavorìo silenzioso e nella grande cautela di queste prossime settimane per avvicinare anche il continente europeo alla pace ma, mentre i giornali di tutto l’occidente confidano più nella vendita di missili Tomahawks all’Ucraina che nell’avvio dei colloqui di pace ed il guerrafondaio Macron ha azzoppato la Francia, a causa della sua stessa smodata irresponsabilità politica, in molti anche a Bruxelles scommettono sull’inasprimento del conflitto e sperano anche di ghigliottinare Orban. Chiamateli pure pacifisti.