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San Nicola di Bari a cura di Ermes Dovico

LA VITA E' SEMPLICE

Una sorpresa continua

Dal Sud al Nord dopo un lutto,      il sogno di una nuova vita,          un grande amore che si defila   di fronte ad una nuova vita.

Multimedia 14_04_2012
Paola Bonzi

Traffico, traffico, sono in auto ed è come stare sulle spine, non si arriva più!
Ho un appuntamento al Centro di Aiuto alla Vita e, io, odio arrivare in ritardo.
Trafelata apro la porta della mia stanza e sto per gettare la cartella sulla poltrona ma sulla poltrona c’è già qualcosa: un sacchettino di cioccolatini confezionati con arte.
Chiedo in segreteria ma conosco già la risposta: Mariella.

Un sentimento di gioia mi pervade; ma, allora, non è andata!
In un attimo tutto mi torna in mente ed è come se riandassi indietro di ventiquattro ore, quando …
Sono le nove, il corridoio sempre affollato è ancora deserto, ma in piedi vicino alla porta c’è una giovane donna.
“Aspetta me?”
“Sinceramente non lo so, vorrei fare un colloquio e mi hanno detto di aspettare qui.”
“Allora sta aspettando proprio me, si accomodi!”
Eccola seduta, ha un’aria composta, è vestita semplicemente ma con un abbinamento di colori originale che mi piace ed è leggermente profumata di spezie; tutto molto gradevole.
Mi presento e così apprendo che si chiama Mariella.

Sento il suo sguardo penetrante dall’angolo del divano in cui si è un po’ rincantucciata; sicuramente è molto emozionata e forse si sta chiedendo se venire da noi è stata la cosa giusta per lei.
Perché raccontare le cose più intime a una perfetta sconosciuta?
“Le farebbe piacere un caffè? Io non l’ho ancora preso, mento spudoratamente, e prenderlo insieme potrebbe essere un buon inizio per una conversazione.”
Domanda di rito:

“Che cosa la porta qui? Mi ha accennato al desiderio di un colloquio, vogliamo iniziare?”
Il caffè non è stato sufficiente a toglierle l’imbarazzo, ma, ugualmente comincia il suo racconto:
“Sono prenotata per andare ad abortire e dovrebbe essere domani. Però, sa com’è, mi sono lasciata prendere da mille perplessità e mi piacerebbe confrontarmi con qualcuno, lei, probabilmente.”
Inevitabilmente aspetto, silenziosa e sospesa, il resto.

“Ho ventotto anni, sono di origine meridionale, là ancora risiedono i miei genitori, e sono incinta. Mi sento sciocca e delusa dalla vita, provo un sentimento di fallimento totale e, per di più, ora ecco tutti questi dubbi; mi sentivo così decisa! “I dubbi vengono alle persone intelligenti che riflettono, soprattutto quando devono prendere decisioni definitive da cui non si torna indietro. Coraggio, dunque, proviamo a parlarne.
“Sono venuta a Milano per studiare, mi sono diplomata all’Accademia di Brera, mi piace tutto ciò che è bello! Sa, a vent’anni si crede di poter capovolgere il mondo; vivevo con altre compagne di studi e mi sono impegnata per finire nei tempi giusti.

La vita, però, non ti sorride facilmente e, così, la mia famiglia, che già era contraria al fatto che mi allontanassi da casa, è stata colpita da un gravissimo lutto: mio fratello minore, in una serata di pioggia, uscito in motorino, è sbandato sull’asfalto bagnato ed è morto.”
Mai, come in questi momenti, ritengo inutili le parole; siamo rimaste in silenzio unite da una grande commozione.

“Il dolore per la perdita di Franco è stato come un sasso duro nel cuore e, forse, essermi innamorata di Davide è stato anche un modo per riuscire a riprendere in mano i fili della mia vita.
Avevamo fatto progetti futuri, figlio compreso; siamo andati a vivere in un monolocale, dove anche le nostre aspirazioni artistiche si sono ridimensionate in attesa di tempi più propizi.
Davide aveva trovato un lavoretto di poche ore presso un corniciaio ma, questo signore ha dovuto chiudere l’attività, e lui è rimasto disoccupato e mal disposto verso il futuro che paragonava a un tunnel buio senza vederne la luce.

Io sono stata più fortunata anche perché ho messo un po’ da parte le mie ambizioni e mi sono adattata a un lavoro di commessa in una cioccolateria.
Si tratta di un lavoro a tempo determinato, chissà che cosa accadrà alla sua scadenza.
La relazione con Davide si stava già un po’ sfilacciando, quando ho scoperto della gravidanza.
“Non voglio saperne, non voglio saperne, hai capito bene? È un problema tuo e, io, non voglio nemmeno conoscere la tua decisione.Anzi, sai che cosa ti dico, me ne vado; forse da solo mi sentirò più libero anche di aspettare l’occasione giusta per fare qualcosa che mi sia congeniale.”

“Così è rimasta da sola! –intervengo quasi come in un sussurro – Noi, però, siamo pronti a starle accanto se lei lo volesse e potremmo darle una mano anche economicamente.”
Con scarsa convinzione le parlo dell’aiuto che la Regione Lombardia eroga quando una donna rinuncia a interrompere la gravidanza, cosa che si troverebbe a fare spinta da motivi economici, dei colloqui che potremmo programmare per vederci ogni mese, del corso di preparazione alla nascita, … la solita lista che ha fatto, però, cambiare idea a tante donne.Mariella sembra apprezzare ciò che le sto proponendo anche se capisco che il suo grande problema è il rinnovo del contratto di lavoro.

“Quante cose siete disposti a mettere in campo! Ma perché? In fondo sono stata superficiale  e anche sconsiderata e voi siete pronti a venirmi incontro.”
A volte ci viene posta questa domanda: “perché lo fate?” Molteplici sono le emozioni che mi salgono e che potrei dare come spiegazione: la tenerezza che la manina di un neonato che ti pasticcia il volto ti suscita, il profumo di bimbo piccolo che riconosco immediatamente, la perfezione dell’unghietta del dito mignolo che immancabilmente vado a cercare, il tepore che questi fagottini comunicano, ma tengo tutto questo per me e  rispondo:

“Quel piccolo bimbo che ora sta al sicuro dentro di lei, è importante anche per me, anche per noi! Fa già parte della famiglia umana e, se non dovesse nascere, lascerebbe come un buco nella storia dell’umanità.”
Scivola qualche lacrima sul bel visino di Mariella; resta in silenzio e, poi, trova il coraggio di dire:
“Se solo fossi sicura che mi venisse rinnovato il contratto, credo che lo farei nascere.”

Saprò poi che il proprietario del negozio si è dimostrato comprensivo e che deve averle detto una frase del tipo:
“Che cosa c’entra questo bambino con i nostri comportamenti? Perché dovrebbe farne le spese proprio lui? Fallo nascere, il posto è tuo e la cioccolata piacerà anche a lui.”

Ecco che potenza ha la solidarietà!

Tanti bocconi amari si trasformano in delizie e l’anima si espande recuperando la speranza e la fiducia nella vita.