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IL PAESE IN CRISI

Una manovra di mancette, mentre le imprese falliscono

Mentre il Governo celebra l’ennesima finanziaria assistenzialistica, l’Ufficio studi Confcommercio comunica le note dolenti degli effetti della pandemia sul sistema imprenditoriale. E le stime parlano di un milione di disoccupati in più a fine marzo. 

Politica 29_12_2020

Mentre il Governo celebra in pompa magna l’ennesima manovra finanziaria di impronta assistenzialistica, l’Ufficio studi Confcommercio comunica le note dolenti degli effetti della pandemia sul sistema imprenditoriale. La Camera dei deputati ha approvato la manovra finanziaria da 40 miliardi, che entro domani potrebbe ricevere l’ok definitivo dal Senato e che contiene un altro elenco di mancette per categorie devastate dalla crisi economica e certamente non in grado di risollevarsi con le modeste somme stanziate dall’esecutivo. Si è ripetuto anche quest’anno il cosiddetto “assalto alla diligenza”, cioè il susseguirsi di azioni lobbistiche da parte di portatori di interessi che hanno ottenuto l’inserimento in manovra di emendamenti a favore di settori molto particolari.

Dieci milioni per l’allevamento di suini, altrettanti per gli apicoltori, 145 milioni per la tutela dei marchi all’estero e tanto tanto altro. Per fortuna c’è anche qualche nota lieta, come i 3,8 miliardi (comunque pochi) che, grazie all’impegno delle opposizioni di centrodestra, sono stati destinati alla decontribuzione dei lavoratori autonomi. E pochi giornali hanno detto che per assumere addetti alle vaccinazioni previste per i prossimi mesi è stato necessario inserire in manovra uno stanziamento di 650 milioni (ma il commissario Arcuri non aveva detto che eravamo pronti?).

Una frammentazione di azioni e aiuti sganciati da un disegno complessivo di sostegno al sistema delle imprese e finalizzata solo ad alimentare il bacino clientelare di qualche parlamentare dei partiti di maggioranza. Un rito che si ripete da sempre ma che quest’anno avrebbe dovuto lasciare il posto a un’effettiva destinazione delle risorse alle effettive urgenze di piccole e medie imprese, lavoratori autonomi, partite Iva e altre categorie di “non garantiti”.

Non solo la logica è rimasta la stessa, ma quest’anno si è addirittura arrivati a sfiorare l’esercizio provvisorio, visto che a Montecitorio l’approvazione della manovra è arrivata soltanto domenica in tarda serata mentre a Palazzo Madama potrebbe arrivare domani sera, quindi 24 ore prima della fine dell’anno. E siccome la fretta fa i figli ciechi, si è poi scoperto che moltissimi emendamenti sui quali i deputati di maggioranza avevano votato compatti si sono ritrovati privi di copertura finanziaria.

Ci sono poi altre incongruenze e ingiustizie come la proroga fino al 31 marzo del blocco dei licenziamenti, ma anche il blocco degli sfratti (anche di quelli precedenti al Covid), per cui i proprietari di immobili, che spesso con i soldi degli affitti che riscuotono possono mandare i figli a scuola o sostenere altri costi fissi, si troveranno vessati dallo Stato con le imposte sulle seconde case ma anche impossibilitati a far valere i propri diritti nei confronti degli inquilini. Infine la bomba a orologeria dei 31 milioni di cartelle e atti di riscossione che l’Agenzia delle Entrate si accinge a far partire a gennaio.

E se, dunque, dai Palazzi del potere arrivano segnali tutt’altro che rassicuranti sul futuro dell’economia, dalle organizzazioni imprenditoriali e commerciali giungono cifre tipiche di scenari apocalittici.

A causa dei ripetuti lockdown, i consumi sono crollati nel 2020 del 10,8% rispetto all’anno precedente, con una perdita di circa 120 miliardi. L’Ufficio studi Confcommercio fa sapere che a chiudere definitivamente nell’anno in corso saranno 390.000 imprese. Altre 85.000 hanno aperto i battenti quest’anno, per cui il saldo negativo è di 305.000 unità. Il tasso di mortalità delle imprese, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio (dal 6,6% all'11,1%) e addirittura più che triplicato per i servizi (dal 5,7% al 17,3%). 

Tra i settori più colpiti, nell'ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%); nei servizi le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). La carneficina non ha risparmiato la filiera del tempo libero. Una impresa su tre del settore delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento ha chiuso i battenti. Anche 200.000 lavoratori autonomi nel 2020 falliranno. Sono soggetti titolari di partita Iva senza alcun tipo di organizzazione societaria.

Altre stime parlano di almeno un milione di disoccupati in più non appena a fine marzo le imprese potranno ristrutturare le loro attività e licenziare i lavoratori in esubero rispetto agli attuali livelli produttivi.

Di qui l’appello di Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio, che invoca fondi immediati e una moratoria fiscale che scongiuri la rivolta sociale: «Il 2020 si chiude con un bilancio drammatico per il nostro sistema produttivo colpito dal Covid. Quasi mezzo milione tra imprese e lavoratori autonomi potrebbe chiudere l'attività. Oltre all'indispensabile vaccino sanitario, c'è bisogno del vaccino economico, cioè indennizzi finalmente adeguati al crollo dei fatturati e l'utilizzo di tutte le risorse europee per rimettere in moto l'economia del nostro Paese».

Il Governo continua a illudersi che quel vaccino possa essere rappresentato dal Recovery. Ma quelle somme, peraltro in larga parte erogate sotto forma di prestiti, inizieranno ad arrivare nella seconda metà del prossimo anno e costituiranno un’ulteriore ipoteca sul futuro delle nuove generazioni, che si ritroveranno sotto una montagna di debiti e con una struttura socio-economica devastata dalle miopi scelte sanitarie e politiche del Governo Conte.