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AGENDA LGBT

Un video della Juve per normalizzare la coppia lesbo

Sulle pagine social della Juventus è presente un’intervista alle calciatrici Lina Hurtig  e Lisa Lantz, coppia che si è «sposata» in Svezia e che sempre lì ha fatto ricorso alla fecondazione artificiale eterologa. Un video in cui si usano colori pastello, parole pacate, sequenze lente, con volti noti e un brand di successo. Per normalizzare la "famiglia" lesbo.

Famiglia 20_03_2021
Lina Hurtig

La vecchia Signora è diventata lesbica. Sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Juventus è presente un’intervista alle calciatrici Lina Hurtig  e Lisa Lantz, coppia che si è «sposata» in Svezia e che sempre lì ha fatto ricorso alla fecondazione artificiale eterologa. Lisa ad ottobre è rimasta incinta e non ritenendo sufficiente appendere un fiocco – azzurro o rosa si vedrà – fuori dalla porta della loro abitazione, le due hanno rilasciato la suddetta intervista ai responsabili comunicazione della squadra torinese.

Il video di 12 minuti si apre con Lisa, con tanto di pancione, e Lina che, in casa loro, stanno ammirando un vestitino per neonato. Poi raccontano come si sono conosciute, la decisione di «sposarsi» senza dirlo ai loro genitori che comunque non hanno sollevato obiezioni ed anzi erano felici della loro scelta. Quindi il commento di una foto virale in cui le due si baciano durante gli ultimi mondiali. Infine una breve telecronaca del match Juve-Milan vinto dalla Juve per quattro a zero, anche grazie ad un gol di Lina.

Il racconto poi si concentra sulla maternità di Lisa. Questa, appena avuto il responso positivo del test di gravidanza, chiama la compagna: «Lina siamo incinte!». Il microfono passa quindi a Lina: «Nostro figlio o nostra figlia crescerà facendo quello che preferisce. Per me stare con Lisa è la cosa più bella del mondo. Una cosa naturale per me». Infine la chiusura moraleggiante: «Sarò felice se potrò essere un esempio per altre persone, ma non mi reputo un modello per gli altri».

Questo video non è dissimile da moltissimi altri dove campioni, cantanti, attori, vip in genere e gente comune sbandierano per motivi di propaganda la loro esperienza di coppia gay e/o di «famiglia arcobaleno». L’ufficialità data dal brand Juventus a questa intervista amplifica i contenuti della stessa, ma non aggiunge nulla ad essi. Il video è però un interessante compendio dei molti ingredienti che compongono la campagna LGBT per la promozione dell’agenda gender. Eccone alcuni. In primis è sempre utile veicolare il messaggio attraverso volti noti e/o brand di successo, come nel caso presente. In secondo luogo è opportuno mostrare che la coppia gay è una coppia felice e realizzata. Nel caso presente entrambe sono giocatrici professioniste e Lina milita in un club assai prestigioso. Ovviamente si sono girati video di segno opposto: la coppia gay o la singola persona omosessuale è discriminata. La doppia narrazione è complementare, non antitetica e il messaggio è questo: se tutti i paesi fossero tolleranti come la Svezia le persone gay potrebbero primeggiare in società.

In terzo luogo è necessario comunicare normalità: non importa l’orientamento sessuale della coppia, l’importante è l’«amore». Lisa e Lina fanno tutto ciò che fa una giovane coppia sposata: si deve scegliere casa a volte programmando il trasferimento in un’altra città o nazione come è successo a questa coppia, si desidera un figlio e quando arriva occorre comprare il necessario, ecco poi la scenetta in cui l’una esce per lavorare e l’altra l’attende a casa, etc. La quotidianità è la livella tra relazioni etero ed omosex. L’omosessualità sfuma, evapora al sole della affettuosa routine.

Altro ingrediente della comunicazione vincente arcobaleno: l’atmosfera dell’intervista è pacata, i colori sono pastello, i toni sono attenuati, le luci soffuse, le sequenze si succedono lentamente. La sensazione è di trovarsi avvolti in qualcosa di morbido e caldo. Il racconto stesso si dipana in modo disteso, sereno, luminoso, quasi sussurrato. La realtà delle coppie gay è pacificata, all’opposto delle famiglie etero dove, nell’immaginario collettivo, tutti litigano e spesso l’uomo uccide la donna.

Ulteriore elemento di questo racconto gay friendly, elemento che discende dal precedente: al fine di comunicare che la convivenza omosex non è problematica, si occultano tutte le difficoltà cliniche della fecondazione artificiale e in specie di quella eterologa. Stimolazione ovarica plurima, effetti collaterali, ripetuti tentativi andati a vuoto, scelta attenta del «donatore». Tutto deve essere messo in ombra per mettere in lcue una narrazione da favola, da sogno.

E poi c’è il tema dei grandi assenti. Stiamo parlando, da una parte, dei bambini che non hanno visto la luce perché sacrificati sull’altare della provetta e, su altro fronte, del maschio. Il padre è ridotto al ruolo di fornitore di materiale organico utile alla fecondazione. Il figlio che cresce nel ventre di Lisa pare proprio figlio biologico di entrambe, concepito tra le due in modo assolutamente naturale. Sintomatiche, a questo proposito, l’uscita della madre: «Siamo incinte!» e quella della compagna che dice che entrambe stanno aspettando un bambino. La figura maschile è superflua, completamente cancellata dal video che quindi risulta essere non solo fortemente omosex, ma anche radicalmente femminista. Un video a senso unico dove tutte le persone che vengono riprese sono donne ed anche chi intervista è donna. A parti invertite il video sarebbe apparso palesemente discriminatorio perché maschilista.

Infine abbiamo il messaggio militante, ma sempre usando i toni soft. Ecco allora citare l’episodio del bacio saffico divenuto virale e l’auspicio che la loro storia possa essere di esempio ad altri. Un video che quindi da una parte vuole mostrare la faccia inclusiva e moderna della Juventus e dall’altro essere uno strumento politico, ossia strumento per la promozione delle rivendicazioni del mondo LGBT. Ma senza urlare, perché, almeno in questo caso, è meglio far passare alcuni messaggi con le carezze, le coccole, i baci e mostrando tenerissimi completini da neonati. Una volta le rivoluzioni si facevano con i fucili, poi vennero i guanti da velluto. Oggi con un pallone e dei pannolini.