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EDITORIALE

Un risultato che evita il peggio

L'esito sorprendente del voto impedisce ciò che alla vigilia sembrava scontato: un governo di centrosinistra e una accelerazione nell'attacco ai principi fondamentali. Ora trovare una soluzione di governo non sarà facile, ma noi abbiamo il compito di ricostruire una cultura politica umana.

Editoriali 26_02_2013
Bersani

Gli esiti delle elezioni politiche si possono valutare diversamente a seconda delle cose che si ritengono fondamentali. Per noi le cose fondamentali sono quelle che fanno il vero bene del nostro popolo e del nostro Paese. Sono le cose che toccano da vicino la costruzione dell’umano. Non sono solo le cose urgenti, ma soprattutto quelle fondamentali. E’ il lavoro, per esempio, ma prima di tutto la vita perché a chi si nega il diritto di vivere non si può garantire il diritto di lavorare. E’ la crescita economica, ma prima ancora la famiglia vera, perché senza famiglia non c’è crescita umana e la crescita umana è fondamentale rispetto alla crescita economica. E’ la riduzione del debito pubblico e la riforma della macchina statale, ma prima ancora la libertà di educazione perché solo così i nostri bambini non saranno sudditi fin dalla prima età di nessuna macchina statale. E’ la giustizia e la solidarietà verso i più deboli, ma in modo sussidiario senza assistenzializzare e togliere la dignità alle persone e ai gruppi facendoli dipendere dai sussidi di uno Stato invadente e arrogante quanto spesso insipiente.

Se partiamo da questi punti di vista, che valutazione possiamo dare del risultato elettorale? La prima osservazione è che se, come si presumeva, la vittoria fosse andata alla coalizione di centrosinistra e questa si fosse alleata con la lista Monti l’Italia sarebbe entrata in un tunnel negativo per quanto riguarda tutti i principi esposti sopra. Il risultato elettorale ha stoppato la vittoria del centro sinistra, che era invece data per scontata. Questo è dovuto ad una notevole rimonta, altrettanto imprevista, del centrodestra guidato dal Pdl. Questo è stato possibile per la volontà di tanti elettori di fare argine alle sinistre, indirizzando i voti sull’unica forza dichiaratamente alternativa alla sinistra. La mancata vittoria del centro sinistra è però dovuta anche ad una sottrazione di voti da parte del movimento di Grillo. Vendola, diventato troppo governativo, non è riuscito a catalizzare i voti di protesta nella coalizione di centro sinistra che sono andati invece al Movimento Cinque stelle, il quale ha indebolito anche Rivoluzione civile, impedendone l’ingresso in Parlamento e, con essa, anche l’Italia dei Valori scioltasi nel movimento di Ingroia. Si può dire che, da questo punto di vista, il risultato elettorale ha evitato il peggio.

L’esito modesto della lista Monti merita qualche commento. Su di essa si era concentrata anche l’attenzione di una parte del mondo cattolico. Ad un certo punto si era addirittura diffusa la leggenda metropolitana di un “appoggio” della Conferenza episcopale italiana. Con Monti si erano impegnati numerosi personaggi provenienti dall’associazionismo cattolico … spesso autosospendendosi dai loro incarichi di vertice senza avere la sensibilità di dimettersi. Monti, però, ha sempre negato di assumere come riferimento i valori della natura umana e della famiglia e, negli ultimi giorni della campagna elettorale, ha espresso addirittura un parere favorevole su Emma Bonino alla presidenza della Repubblica.

E’ stata un nuova storia dell’avventurismo cattolico in politica finito poi malamente. Non si dimentichi che dentro la lista Monti si è sciolta l’Udc, i cui dirigenti avevano affermato che i principi non negoziabili non dovevano entrare nel programma di governo. Invece sono stati loro a non entrare non solo nel governo ma neanche in Parlamento.

I numeri dei partiti in parlamento dicono che governare l’Italia sarà molto difficile se non impossibile. Anche se una minore governabilità può essere in certi casi meglio che una governabilità dannosa, non ci si può nascondere la necessità di una guida per il Paese. Non è chiaro, allo stato attuale, quali alleanze saranno possibili e se saranno possibili dato che, comunque, una maggioranza omogenea alla Camera e al Senato non si potrà avere. Dovremo porre grande attenzione non solo al significato politico delle alleanze ma anche al loro valore culturale.

Dal punto di vista della cultura politica, possiamo dire di avere tre aree. Un’area di cultura di protesta in cui allignano sia elementi di conservazione (come lo statalismo nella scuola e in economia) che di progressismo radicale (come nella lotta alla famiglia tradizionale) conditi da ecologismo e sostenibilità: il movimento di Grillo. Un’area di centro sinistra classica di tipo socialdemocratico, ideologicamente più robusta ed omogenea e, infine, un’area di centro destra di tipo liberale con all’interno elementi conservatori e cattolici. Si può dire quindi che esista un’ampia area di cultura radicale - anche se i Radicali, sembra, non saranno in parlamento - presente certamente nelle prime due aree e parzialmente nella terza. Una alleanza parlamentare tra Partito democratico e movimento Cinque stelle sarebbe completamente dominata da questa cultura radicale. Un governissimo Pd-Pdl di unità nazionale, di difficilissima attuazione, darebbe adito forse a pericoli minori, ma non per questo da sottovalutare.

Nella campagna elettorale abbiamo assistito ad una vasta gamma di atteggiamenti da parte cattolica, molti dei quali sorprendenti. La dipendenza della politica dalla cultura non è stata adeguatamente considerata e non si è partiti dalla produzione di una propria cultura politica. Davanti a questo scenario l’arcivescovo Crepaldi, a nome dell’Osservatorio Van Thuân, aveva proposto di ripartire dal 26 febbraio. Il peggio è stato evitato in queste elezioni, pur se a prezzo di un quadro politico instabile. Ma la presenza di una vasta area di cultura politica radicale conferma che i cattolici devono proprio ripartire dal 26 febbraio.