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Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
In odium fidei

Un punto di vista sulla situazione dei cristiani in Nigeria

Se anche fosse il cambiamento climatico la causa degli attacchi ai cristiani, come mai questo fenomeno solo in Nigeria provoca tanta violenza?

L’annuncio del presidente Donald Trump di voler intervenire in difesa dei cristiani perseguitati in Nigeria, se necessario anche militarmente, ha avuto il merito di attirare l’attenzione generale sul paese, ma ha anche acceso discussioni e indotto a occuparsene tante persone, non tutte qualificate a descrivere e spiegare il fenomeno. Tra queste c’è chi ha parlato di genocidio e profetizzato la scomparsa del cristianesimo in Nigeria entro pochi decenni. All’estremo opposto, altri hanno minimizzato l’entità della persecuzione o addirittura hanno negato che i cristiani subiscano violenze e discriminazioni in odium fidei, spiegando ad esempio, gli attacchi ai cristiani come consequenza del cambiamento climatico. L’organizzazione non governativa International Christian Concern ha provato ad approfondire e chiarire la questione e a questo proposito, tra l’altro, ha chiesto il parere di Justice G. Danjuma, del Remnant Christian Network dello stato nigeriano di Taraba. Danjuma ha delineato un quadro della situazione interessante. Ha infatti concordato sul fatto che, almeno per quel che riguarda gli scontri e gli attacchi nella Middle Belt tra agricoltori in prevalenza cristiani e pastori per lo più musulmani, una spiegazione sia il controllo di risorse naturali vitali: terreni coltivabili, pascoli, sorgenti. Tuttavia, secondo Danjuma, sono “in gran parte motivati da animosità religiosa”. L’odio religioso contribuisce per il 70-80%, le controversie sulle risorse per il 20-30%. La maggior parte dei cristiani nigeriani, secondo Danjuma, “rifiuta la narrativa sul cambiamento climatico e la considera profondamente offensiva e fuorviante”. I sopravvissuti agli attacchi – ha spiegato – faticano a comprendere come il cambiamento climatico possa spingere le persone a bruciare chiese, uccidere pastori e massacrare fedeli durante le funzioni di Natale o della Domenica delle Palme”. Danjuma molto giustamente osserva inoltre che se anche fosse il cambiamento climatico o comunque un insieme di fattori naturali che nulla hanno a che vedere con l’ostilità e l’intolleranza religiosa la causa di quel che succede in Nigeria, qualcosa resterebbe da spiegare. “Sicuramente – osserva – la Nigeria non è l’unica nazione a subirne gli effetti. Allora perché il ‘cambiamento climatico’ causa atti di violenza così efferati in questo paese?”. Anche per questo, aggiunge Danjuma, la maggior parte dei cristiani nigeriani ritiene che la narrazione del cambiamento climatico minimizzi la gravità della persecuzione e ignori le esperienze delle vittime cristiane. Alcuni media menzionano brevemente l’Islam e il Cristianesimo, ma poi tendono a dimenticare che i perpetratori appartengono solo a una di queste religioni”.