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OLTRE IL GENOCIDIO

Un prete dal Ruanda: "Vi racconto la Madonna di Kibeho"

Ha vissuto sulla sua pelle la strage del genocidio del 1994 in Ruanda ed è sopravvissuto. A La Nuova Bq don Jean Claude racconta di come la sua vita sia cambiata dall'incontro con la Madonna. E ci svela come le apparizioni e le profezie della Madre di Kibeho in terra africana non siano concluse, ma parlano all'uomo e alla Chiesa di oggi: "Ecco perché tutti dobbiamo ascoltare la Madonna e mettere in pratica quello che Lei dice”

Attualità 26_01_2020

«In quegli anni di orrore e di terribile sofferenza, in cui ho perso i miei affetti più cari, io avevo tra le mani una sola arma: la preghiera alla nostra Madre di Kibeho. In molte occasioni, che sembravano davvero i miei ultimi giorni su questa terra, la mia preghiera fu una sola: “Nostra Madre Maria, aiutami!”. Posso testimoniare che la Madonna non ha mai fatto mancare il Suo soccorso, mai! Neanche quando la speranza sembrava essere morta».

A parlare a La Nuova Bq è don Jean Claude Mbonimpa, un sacerdote di Musanze, villaggio nel nord del Ruanda, ove 26 anni fa si è consumato uno dei fatti più terrificanti della storia del ventesimo secolo. Il noto genocidio del 1994, scatenato dall’odio interetnico tra Hutu e Tutsi, durante il quale circa un milione di ruandesi furono massacrati a colpi di machete, bastoni chiodati, asce, coltelli e armi da fuoco.

Don Jean Claude, negli ultimi dodici anni, è stato rettore di un grande collegio cattolico nel suo paese, Notre Dame de l’Etoile; oggi si trova in Italia, dove è venuto per approfondire gli studi presso la Facoltà teologica del Triveneto.

C’è un qualcosa di davvero sconvolgente nella vita di questo sacerdote. E non s’intende lo scandalo per la raccapricciante violenza che la sua storia porta in seno, quanto il fatto di scoprire che esiste veramente un Amore capace di abbracciare l’uomo dentro al peggior inferno e di salvarlo. “Il mio grandissimo amore e la mia devozione a Maria Madre di Dio sono cresciuti oltre misura proprio durante la guerra e il genocidio in Ruanda”.

LA MADRE DELLA STORIA

Se è vero che in Maria ogni singola anima ed il mondo intero si intrecciano in un unico piano di amore, esattamente così fu per Jean Claude.

La sua storia personale, trafitta dal dolore e vinta dall’amore di Dio, si specchia esattamente in quella del suo popolo: chi ama seguire i passi di Maria dentro al cammino dell’umanità sa, infatti, che il Ruanda è terra solcata e prediletta dalla Piena di Grazia.

“Le apparizioni di Mamà a Kibeho iniziarono nel 1981, io le ricordo molto bene anche se ero piccolo e abitavo dalla parte opposta del Paese”. Colei che Jean Claude chiama teneramente Mamà, si presenta in terra africana, come Nyina wa Jambo, che significa Madre del Verbo. Gli eventi soprannaturali che interessano il Ruanda durano otto anni, dal 28 novembre 1981 sino al 28 novembre 1989, lungo i quali la Madonna consegna i suoi messaggi a tre giovani ragazze: Nathalie (18 anni), Marie Claire (21 anni) e Alphonsine (16 anni).

Uno dei fatti più impressionanti di questo ciclo di apparizioni mariane sta in una visione che la Madonna mostra in sequenza alle ragazze, il 15 agosto 1982. Fiumi di sangue, fuoco ardente, uomini che si uccidono a vicenda e una fossa enorme dove molte persone stanno per precipitare… le ragazze vedono tutto questo mentre Nyina wa Jambo appare loro profondamente addolorata e piangente.

“In quel momento, nessuno poteva immaginare il significato di quelle immagini. Solo più tardi si scoprirà che la Madonna aveva predetto con esattezza ciò che sarebbe accaduto dodici anni dopo con il genocidio del popolo ruandese”. Jean Claude spiega che quella profezia, puntualmente avveratasi, fu una “cartina al tornasole” sulla veridicità delle apparizioni di Kibeho, che il 29 giugno 2001 vengono ufficialmente approvate dalla Chiesa attraverso il vescovo di Gikongoro, Augustin Misago.

Sebbene questo sia il fatto più eclatante e noto di queste apparizioni, in verità la Madonna a Kibeho dice molto di più: “Il messaggio che Mamà ha dato nel mio Paese non è rivolto solo al Ruanda, ma all’umanità intera. È un messaggio di amore per tutti i suoi figli che non è finito, ma continua ancora oggi”.

In un certo senso, si può dire che il messaggio di Kibeho non si sia concluso, anzi risulta estremamente attuale per l’uomo e la Chiesa di oggi. Infatti, leggendo le parole di Maria nel continente africano, si rimane colpiti dalla totale continuità con le profezie che Ella ci consegna a Fatima e a Medjugorje: l’accorato e instancabile invito alla conversione del cuore, l’avvento di prove terribili con gravissimo pericolo per le anime e la promessa della Vittoria per chi decide di mettersi al fianco di Maria sulla strada di Dio, accomunano le diverse apparizioni della Beata Vergine.

"Il mondo va assai male”, dice la Madonna a Nathalie, una delle veggenti, il 15 agosto 1982, “se voi non fate nulla per pentirvi e per rinunciare ai vostri peccati, guai a voi!”. E poi: “Il mondo è in ribellione contro Dio, vi si commettono troppi peccati, non c'è più né amore né pace... Se voi non vi pentite e non convertite i vostri cuori, voi cadrete tutti in un baratro. Io voglio liberarvi dal baratro perché voi non vi cadiate, ma voi rifiutate”. Ancora: "Verrà il tempo in cui voi desidererete pregare, pentirvi e obbedire, senza più la possibilità di farlo, a meno che non lo cominciate a fare subito adesso, pentendovi e facendo tutto quello che io attendo da voi".

Non è tutto. A Kibeho la Madonna mette in guardia contro un altro gravissimo pericolo: la perdita della fede e l’apostasia, non solo nel mondo, ma anche all’interno della Chiesa stessa. E invita a pregare molto per i sacerdoti, per i vescovi, per i cardinali e per tutta la Chiesa, affinché proclamino sempre il vero Vangelo di Dio, contro l’opera distruttrice di Satana che li vuole pervertire.

LA MADRE DELLA SPERANZA

Sebbene il messaggio sia davvero forte e “politicamente scorretto”, non bisogna mai dimenticare che la “Madonna dei dolori”, così si chiama il Suo Santuario a Kibeho, è anche “Madre della Speranza”: “La Madonna appare e dice la verità perché ci vuole tutti salvi, ci vuole portare tutti in Paradiso con Lei! Ecco perché tutti dobbiamo ascoltarLa e mettere in pratica quello che Lei dice”. Ne è convinto don Jean Claude che, più volte, ha vissuto sulla sua pelle la potenza della maternità di Maria, non solo durante il genocidio, ma in tutta la sua vita, specialmente da quando è diventato sacerdote di Dio.

«Qualche anno fa - racconta - nel collegio cattolico dove ero preside, una ragazza iniziò a stare molto male. Stette male per parecchi mesi e tutti quanti erano molto preoccupati per la sua vita. Nonostante i moltissimi esami e cure, i medici non riuscivano a capire quale malattia avesse, tanto che erano arrivati a disperare della guarigione. Il tempo stringeva, così iniziai a fare una novena implorando la Madonna che salvasse questa giovane ragazza: “Mamma, ti prego - la supplicavo - fa' che i medici possano trovare il problema e la cura!”. L’ultimo giorno della novena, mentre stavo recitando il terzo mistero della Luce, mi arriva una telefonata: i medici avevano trovato il problema e potevano iniziare le cure. In pochissimo tempo la ragazza guarì completamente».

Al termine del racconto, gli occhi di don Jean Claude luccicano di commozione e di gioia per il dono di salvezza concesso da Dio a quella ragazza. Per un istante sembra di scorgere in quell’umile sacerdote lo sguardo d’amore di Maria sui suoi figli. E si capisce che, se stiamo con Lei, nulla è perduto, ma tutto concorre alla salvezza che Dio ha preparato per noi.