Un movimento di popolo a sostegno di Bellavite e Serravalle
Alla veemenza di questi giorni si sono contrapposti i toni marcatamente pacati di associazioni che hanno scritto per appoggiare la nomina di Bellavite e Serravalle: 132 le associazioni firmatarie solo dell’appello di EUNOMIS.

È stato uno shock che ha portato indietro nel tempo leggere sui giornali il rinnovato allarme “novax”, con di nuovo i toni altezzosi e indignati con cui giornalisti e autorità varie si erano sentiti in diritto - dal 2020 al 1 novembre del 2022, quando il neo-governo Meloni abrogò gli ultimi obblighi vaccinali - di augurare ogni male a chi sceglieva di non sottoporsi al vaccino. Questa volta l’indignazione è diretta contro il pericolo insito nell’includere in una commissione consultiva 2 medici titolati, Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, ma fuori dal coro su 20 componenti, due eretici che si sono permessi di dubitare che l’obbligo vaccinale fosse stata una buona idea.
A tanta veemenza si sono contrapposti i toni marcatamente pacati di associazioni che hanno scritto per appoggiare la nomina dei due, stimabili in qualche centinaio (132 le associazioni firmatarie solo dell’appello di EUNOMIS) ma voce di default dei non vaccinati esistenti in Italia, che sono milioni (secondo Il Sole24 Ore l’ultimo dato globale disponibile è del novembre 2023, e indica come vaccinato l’84,79% della popolazione.)
In realtà quello che si teme è che si crei una crepa nella diga che tiene bloccate da anni le informazioni di, e da, l’arcipelago variegato di persone, comprendenti vittime e famigliari di vittime, fra danneggiati dal vaccino o dalla “vigile attesa” che nel 2020 costituirono la valanga di pazienti non curati abbattutisi tutti insieme, in condizioni critiche, sui reparti di terapia intensiva.
Questa diga nel 2020 e 2021 unì fra loro persone di ogni tipo, formando una comunità transnazionale di censurati, di fatto dai media, e di auto-censurati, stante la caccia ai “novax”, che ebbe fin dal 2020 delle eco internazionali di altissimo livello, dal monito di Mario Vargas Llosa “Que la pandemia no sea un pretexto para el autoritarismo” [“Che la pandemia non sia un pretesto per l’autoritarismo”], alla Great Barrington Declaration, firmata da Jay Battacharya, il quale oggi siede a capo del National Institute of Health al posto di Anthony Fauci, e soprattutto a Robert F. Kennedy Jr, protagonista nell’agosto di quell’anno di un grande raduno a cielo aperto, a Berlino.
Autonomamente dai grandi nomi, all’estero ed in Italia si era formata questa comunità libertaria composta da gente di ogni età ed estrazione, da operai ed artigiani a professionisti e laureati, soprattutto medici ed infermieri ma anche casalinghe, nonne e nonni, i cosiddetti “fragili” per età o per incompatibilità con certi farmaci, un’umanità variegata ribelle alle costrizioni che, specie in Italia, erano palesemente contrarie alla logica.
A capo dei diversi gruppi si sono trovati tuttora esponenti senza un’appartenenza politica, per lo più medici e avvocati, che in questi anni sono diventate celebrità nelle piazze sulla base solo di credenziali personali e professionali. Non un Cohn-Bendit, non un Mario Capanna, non una Joan Baez, nessun personaggio rutilante al momento si è ancora stagliato al di sopra degli altri come leader carismatico. Personaggi-calamita che arrivarono sui titoli di giornale ce n’erano alcuni, come il prof. Giuseppe De Donno, al cui suicidio non credono in molti, e Stefano Puzzer, il leader dei portuali di Trieste dispersi sotto le telecamere nazionali con cannoni ad acqua, di lui i media non si sono più occupati dopo che fu allontanato con DASPO da Roma.
Eppure su di questa pentola in ebollizione di umanità sofferente e sconcertata, i grossi media, tranne in qualche caso, hanno calato un coperchio irremovibile, sollevato in Italia solo da testate coraggiose come La Bussola Quotidiana, online, e La Verità, in edicola. Forse c’entravano qualcosa i lauti finanziamenti ai media per diffondere le notizie istituzionali previsti da una legge del governo Conte, che a questo scopo stanziò 50 milioni, rinforzata da una legge Draghi, che ve ne aggiunse altri 20? Oppure i 345 milioni stanziati per coinvolgere i medici nella campagna vaccinale nel solo 2021?
Fatto sta che l’unica strada rimasta libera è l’autostrada dei social, anche grazie all’acquisto di Twitter da Elon Musk con il proposito dichiarato e mantenuto di tenerlo aperto a tutte le opinioni. Da questo punto di vista le due sponde dell’Atlantico sembrano allontanarsi pericolosamente, alla luce di nuove regole UE per contrastare la “disinformazione”, del cui tenore l’azzeramento della Commissione attuata dal Ministro Schillaci dà un’idea molto chiara.