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PERSECUZIONI DEI CRISTIANI

Ucciso in Egitto un sacerdote copto

In Nigeria e in Egitto i cristiani muoiono, e in India sono considerati cimici. Nel Laos patiscono la fame. Il Tagikistan vieta fumetti e CD su Gesù.

Attualità 03_03_2011
Cristiani perseguitati
Una nuova strage di cristiani è stata compiuta in Nigeria. È successo a Bere Rige Fan, un villaggio di contadini a poche decine di chilometri da Jos, la capitale dello stato di Plateau spesso teatro di scontri a carattere religioso. Nella notte tra il 21 e il 22 febbraio, un gruppo di musulmani fulani, un’etnia di pastori transumanti, ha attaccato il villaggio massacrando da 12 a 17 persone. Il Plateau, proprio per la sua posizione geografica centrale, è uno dei punti di attrito tra gli islamici del nord del paese e i cristiani prevalentemente residenti al sud.
Da alcune settimane la tensione sta crescendo con l’approssimarsi dell’appuntamento con le urne, ad aprile, per il rinnovo di tutte le istituzioni politiche: presidenza federale, parlamento e i governatori dei 36 Stati che compongono la federazione nigeriana.

Anche in Egitto l’intolleranza religiosa ha fatto una nuova vittima. Si tratta di un sacerdote cristiano copto, padre Daoud Boutros, residente ad Assiut, un villaggio del sud del Paese. Il religioso è stato sgozzato nella notte del 22 febbraio, in casa sua, da un gruppo di fondamentalisti islamici. Confermano la matrice religiosa dell’omicidio i vicini di casa che sostengono di aver visto gli assassini lasciare la casa del sacerdote gridando «Allah Akbar», "Dio è grande". Al rinvenimento del cadavere, i cristiani di Assiut hanno organizzato una manifestazione alla quale hanno partecipato circa 3mila persone e al Cairo alcune centinaia di cristiani hanno protestato nei pressi della cattedrale copta.

Decine di cristiani stanno invece morendo di stenti in Laos dove, nel villaggio di Katin, 18 famiglie contadine, in tutto circa 65 persone, sono state allontanate con la forza dalle autorità nei mesi scorsi per aver rifiutato di rinnegare la loro fede. Da allora vivono in un centro di accoglienza provvisorio. I capi villaggio non li lasciano avvicinare ai loro i campi e i funzionari locali hanno proibito al resto della popolazione di rifornirli di cibo e di aiutarli in qualsiasi modo. Secondo l’associazione Christian Solidarity Worldwide, impegnata a dar voce ai cristiani perseguitati nel mondo, l’intenzione delle autorità è affamarli finché non abbandoneranno il cristianesimo. In Laos i cristiani sono lo 0,7% su 6,5 milioni di abitanti, mentre la maggioranza della popolazione è di fede buddista.

In India, a Srinagar, nel Kashmir, un attentato incendiario ha distrutto la scuola del convento di St. Luke, un istituto protestante fondato 17 anni fa che ospita 450 studenti. Fortunatamente non ci sono state vittime perché la struttura era chiusa per le vacanze, ma i danni sono ingenti. Non è la prima volta che delle scuole cristiane vengono colpite: nel 2010 ne sono state bruciate due. In questo caso sembra che l’istituto sia stato preso di mira perché si era sparsa la voce che i suoi insegnanti svolgessero opera di conversione. C’è inoltre il timore che i sentimenti ostili nei confronti dei cristiani aumentino. Pochi giorni prima dell’attentato, a un raduno indu sulle rive del fiume Narmada, il Narmada Samajik Kumbh a cui hanno partecipato due milioni di persone, i cristiani sono stati paragonati a cimici che si nascondono sotto la maschera del lavoro e bevono il sangue di gente innocente e indifesa: «le cimici dovrebbero essere uccise o continueranno a bere sangue» è stata la conclusione dell’ultimo degli oratori al summit. Come in altre occasioni, il fulcro delle critiche è stata l’attività dei cristiani in favore dei poveri, in particolare dei cosiddetti ‘tribali’, e in difesa della dignità umana.

Sempre in India, i cattolici di Mumbai stanno lottando per impedire la distruzione di 729 croci, la maggior parte delle quali risalenti alla prima metà del XX secolo e situate nelle strade di Bandra, un sobborgo della città. L’amministrazione comunale ne ha ordinato la demolizione per fare spazio a opere di ristrutturazione urbanistica anche se la legge prevede che i simboli religiosi edificati prima del 1964 non possano essere soppressi. Al confronto con le minacce che incombono su milioni di cristiani, il divieto di vendere materiale a carattere religioso può apparire poca cosa, tuttavia non se ne devono sottovalutare le implicazioni.

In Tagikistan il comitato Affari religiosi ha proibito la vendita di un fumetto in lingua shughni, parlata dai tagiki del Pamir, in cui è rappresentato Gesù e ha ordinato il sequestro delle copie in commercio così come di alcuni dischi di musica a soggetto religioso. Dal 2009 nel pPaese, a maggioranza sunnita, è stato vietato il proselitismo: l’accusa al fumetto e ai dischi è di promuovere la religione cristiana.