Trump ha rovesciato il quadro ideologico dell'Occidente liberal
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La “svolta” di Trump ha molti aspetti, ma il principale è il rovesciamento del quadro ideologico dell’Occidente liberal. I leader dei Paesi dell’Unione Europea, oltre ad infastidirsi per il documento sulla sicurezza nazionale, dovrebbero sforzarsi di capirne qualcosa in più.
-Europa alleata, ma così non va di Eugenio Capozzi
Le valutazioni e previsioni sull’Europa espresse dall’amministrazione americana nel recente documento sulla sicurezza nazionale (National security Strategy) è stato preso male dai leader dell’Unione Europea, nonostante – per necessità di cose più che per convinzione – il “ministro degli esteri” Kaja Kallas abbia confermato la volontà di continuare a lavorare insieme agli USA. Secondo gli americani «in Europa c’è il rischio di cancellazione della civiltà» e, continuando come ora, essa «tra vent’anni sarà irriconoscibile».
Il rischio che l’Europa “non capisca” e utilizzi le previsioni di Trump sul crollo di civiltà del vecchio continente per trasformarsi in un unico Stato con un ruolo globale, anche militare, è alquanto probabile. I giornali dicono che con quel documento l’America è diventata un “nemico” dell’Europa. Nel suo libro appena uscito “La scossa globale. L’effetto Trump e l’età dell’incertezza” (Rizzoli), Maurizio Molinari parla appunto di “scossa” e alle pagine 253-268 invita l’Unione Europea ad approfittarne, realizzando le proposte Draghi e Von der Leyen. Molinari indica i terreni strategici in cui l’Europa deve cominciare a fare la voce grossa e parla senza mezzi termini di Stato europeo e di esercito europeo, pur osservando che in questo campo solo la Germania ha le carte in regola per raggiungere qualche realistico obiettivo.
I leader attuali dell’Unione Europea, deboli da ogni punto di vista a cominciare dalla legittimazione democratica ridotta ai minimi termini; incapaci di gestire politiche nataliste adeguate e di stabilire credibili ostacoli all’invasione immigrazionista; incapaci di riconoscere la possibilità concreta del sorpasso di civiltà soprattutto per la presenza islamica in crescita [Molinari sottovaluta anche questo aspetto, sostenendo che una cosa è la realtà e l’altra è la percezione]; persisi per strada seguendo le ideologie green e woke senza mai pentirsene … non sono in grado di intendere adeguatamente la sfida culturale che viene dall’America e finiscono per intenderla come una «utile provocazione» di cui approfittare per unirsi ed armarsi. Questa visione sembra innovativa e coraggiosa, invece è miope.
Molinari adopera la parola “scossa” che di per sé è già significativa. Gianfranco Battisti nel suo contributo al 17mo Rapporto dell’Osservatorio cardinale Van Thuân parla invece di una “svolta”, riferendosi soprattutto alle tematiche etiche su cui l’amministrazione Trump si è impegnata. Senza negare le enormi ripercussioni geopolitiche, non va dimenticato il nuovo quadro culturale di fondo che sta dietro a queste “scosse” e a queste “svolte”.
Come è noto Trump ha bloccato i finanziamenti alle organizzazioni abortiste, ha rilanciato il “Consenso di Ginevra sulla promozione della salute della donna e del rafforzamento della famiglia” favorendo l’aumento dei Paesi firmatari, ha preso le distanze dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il cui ruolo ideologico nell’ambito della salute (e della morte) si è rivelato nefasto creando positive difficoltà all’approvazione del pericoloso Trattato pandemico, ha bloccato i finanziamenti per sterilizzazione e aborto che passavano da USAid, è uscito dal trattato di Kyoto e, quindi, dalle ideologiche posizioni di decarbonizzazione obbligata e dalla retorica green del riscaldamento globale, che viene adoperata anche come scusa per ridurre la popolazione.
A ciò si deve aggiungere la recente decisione del Dipartimento di Stato americano (il ministero degli esteri) di considerare violazioni dei diritti umani una serie di attività di punta dell’individualismo liberal, dai trattamenti per la transizione di genere dei bambini, agli aborti finanziati dai governi, all’eutanasia coatta. Tutti hanno notato la svolta storica contenuta in queste disposizioni, una svolta epocale e, questa sì, globale.
Il movimento MAGA non è tutto allineato al suo interno, per esempio ci sono divisioni sulla politica americana nei confronti di Israele; tuttavia, non si può negare che si tratti di un cambiamento notevole di paradigma valoriale e politico. Questo cambiamento anima ora le tristi previsioni sul futuro dell’Europa e sulla sua “crisi di civiltà”. Ed è proprio questo che l’Europa non riesce a tollerare e forse nemmeno a comprendere. Non ci riferiamo solo al panorama della sinistra ideologica ormai assimilabile ad una neoborghesia stanca e incredula su tutto quanto vada oltre l’autodeterminazione individuale, ma anche ai partiti che oggi vengono chiamati conservatori, il cui elettorato viene solitamente indicato spregiativamente come “populista”, “identitario” e “anti-istituzionale” (anche Molinari li chiama così nel libro sopra nominato).
Se, per esempio, guardiamo al governo italiano dobbiamo notare che, pur essendosi distinto dalle posizioni velleitarie degli altri principali leader europei e pur dovendo manovrare in una situazione complicata sotto gli occhi vigili della Presidenza della Repubblica, avrebbe però potuto dare più evidenti segnali di aver percepito il cambiamento in atto. Ciò che gli illuminati chiamano populista e identitario ha una sua potenzialità politica che i partiti conservatori finora non hanno sviluppato fino in fondo.
La “svolta” di Trump ha molti aspetti, ma il principale è il rovesciamento del quadro ideologico dell’Occidente liberal. I leader dei Paesi dell’Unione Europea, oltre ad infastidirsi davanti alle telecamere, dovrebbero sforzarsi di capirne qualcosa in più.


