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libertà

Sussidiarietà: braccio di ferro UE-Polonia

Dottrina sociale 14_10_2021

Nei giorni scorsi la Corte costituzionale della Polonia ha stabilito che nell’ambito dell’ordinamento giuridico le leggi nazionali hanno la priorità su quelle dell’Unione europea. C’è stata una fortissima reazione dell’apparato dell’Unione, sia dal Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sia del Presidente del Parlamento Europeo, l’italiano già giornalista RAI e poi passato in politica col Pd, David Sassoli.

Al centro del braccio di ferro la questione del “potere”, dato che quello di fare le leggi è il massimo dei poteri politici. Scriveva Hobbes: “la legge è la volontà dichiarata di chi ha ll potere supremo”. Si tratta, quindi, di uno scontro di potere, ma anche di visione del principio di sussidiarietà che sta alla base dell’ordinamento dei poteri. Questo principio stabilisce chi deve fare cosa. Esso riguarda proprio l’esercizio del potere. Ora, il principio di sussidiarietà, nato nella filosofia politica classica e cattolica [anche Aristotele e san Tommaso lo ponevano come essenziale alla vita politica] e poi rilanciato e purificato dalla Dottrina sociale della Chiesa, è stato anche inserito nei Trattati europei ma, evidentemente, non è adeguatamente sostenuto dalla cultura dei politici e dei funzionari della mega-macchina dell’Unione, i quali dimostrano di averne una concezione funzionalista. Secondo loro il principio servirebbe a “far funzionare meglio le cose”, che dal loro punto di vista vuol dire far funzionare meglio l’Unione.

La giusta rivendicazione della Polonia, invece, si basa sul fondamento del principio di sussidiarietà dentro l’ordine naturale della società e della politica, dentro una “fisiologia sociale” e non dentro un “funzionalismo sociale”. Per questo si può parlare di legami naturali che vengono prima di altri legami o meno naturali o innaturali. In questo senso la nazione viene prima di un organismo sovranazionale. Essa può essere considerata una famiglia in grande, fondata sulla paternità dei Padri e su una identità naturale storicamente depositatasi, quindi ha dei doveri e dei diritti propri e precedenti quelli di qualsiasi accordo sovranazionale.

Lo Stato è a servizio della nazione, è uno strumento della comunità politica, la quale lo precede e lo fonda. Il legame tra la nazione e la comunità politica precede quello con lo Stato. Essendo questo lo strumento della comunità politica e della nazione, fa bene la Polonia a sostenere che le leggi da esso emanate prevalgono su quelle emanate da altri organi giuridici sovranazionali. Invertire i termini vorrebbe dire sostituire l’artificio alla natura.

È importante che la questione della sussidiarietà venga posta – come ha fatto la Polonia – sul terreno della legge, perché ci ricorda che un tempo la sussidiarietà delle potestà legislative era molto articolata, mentre oggi è fortemente accentrata. Nella societas christiana medievale esisteva una notevole autonomia di leggi e regolamenti, dentro una società organica (una “comunità di comunità”). L’accentramento avvenne via via con lo Stato moderno. E ai nostri giorni l’Unione Europea, rivendicando un primato sul piano giuridico e legislativo, si propone come un super-Stato nella linea dello Stato moderno. La Polonia invece, ripropone l’idea di uno Stato collegato con le realtà organiche della nazione: all’artificio dell’Unione Europea si contrappone la naturalità dello Stato polacco.

La rivendicazione della Polonia è quindi giusta e ha toccato un punto nevralgico del sistema di accentramento giuridico e legislativo. Si auspica però che questa posizione viva due sviluppi coerenti. Il primo è di rivedere le deleghe, nel campo giuridico, che sono state conferite agli organismi europei. Alcune di esse sono senz’altro eccessive e fuori del contesto fisiologico della sussidiarietà. Il secondo è che lo Stato polacco, oltre a guardare fuori di sé all’ambito europeo, guardi anche dentro di sé e verifichi che anche nella società organica polacca possano o debbano essere conferite riappropriazioni di autonomia di carattere giuridico e legislativo. Sarebbe, infatti, una contraddizione che lo Stato polacco rivendicasse la sussidiarietà per sé stesso davanti alle strutture europee e non riconoscesse la stessa cosa alle realtà sociali organiche naturali al di sotto di sé dentro i confini della nazione.