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Jihad

Suor Gloria Cecilia Narzàez è stata liberata

Ha trascorso quattro anni e otto mesi nelle mani dei jihadisti che l’hanno rapita nel febbraio del 2017 mentre svolgeva la sua missione a Koutiala, circa 400 chilometri a est di Bamako

 

Gloria Cecilia Narzàez, la suora missionaria colombiana della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata rapita in Mali dai jihadisti nel febbraio del 2017 è stata liberata. Il 9 ottobre l’ufficio di presidenza ha diffuso delle fotografie che la riprendono insieme al presidente ad interim Assimi Goita. Un comunicato rilasciato dallo stesso ufficio dice che la liberazione è il risultato di oltre quattro anni di “sforzi congiunti da parte di diversi servizi di intelligence” e si congratula con suor Gloria per “il suo coraggio e la sua forza d’animo”. Non si sa se è stato pagato un riscatto. L’arcivescovo della capitale Bamako, monsignor Jean Zerbo, ha confermato il rilascio e ha aggiunto che suor Gloria ha già raggiunto Roma: “abbiamo tanto pregato per la sua liberazione – ha detto ai giornalisti – ringrazio le autorità maliane e le altre brave persone che la hanno resa possibile”. Suor Gloria era stata rapita mentre svolgeva la sua attività missionaria a Koutiala, circa 400 chilometri a est di Bamako. Di lei si erano avute notizie da altre persone rapite e liberate, tra cui l’operatrice umanitaria francese Sophie Pétronin, liberata insieme a padre Pierluigi Maccalli nell’ottobre del 2020, che aveva condiviso con lei gran parte della sua prigionia. A marzo suo fratello aveva ricevuto una sua lettera a conferma che era ancora viva. Il Mali è sotto la minaccia del jihad, divenuta particolarmente intensa dal 2012. I sequestri di persone da allora sono diventati frequenti. Secondo la ong Armed Conflict Location and Event Data Project, in Mali dal 2017 sono state rapite più di 935 persone. Il colonnello Goita, che ha guidato il primo dei due colpi di stato militari messi a segno nel paese nell’arco di un anno, ha assicurato che il suo governo sta facendo il possibile per ottenere la liberazione delle persone ancora in mano ai loro rapitori.