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DIBATTITO

Sono i cattolici a non credere nei principi non negoziabili

Giusto criticare il Pdl, ma il vero problema è che i primi a dare segnali sbagliati sono i cattolici, il cui criterio di voto in larga parte non fa riferimento alla Dottrina sociale.

Attualità 04_07_2011

Su Il Foglio del 30 giugno, Francesco Agnoli affronta il tema dei rapporti del PdL con i cattolici e i principi non negoziabili. In sintesi la tesi di Agnoli è che il PdL è andato al governo anche con i voti dei cattolici promettendo la difesa dei principi non negoziabili, ma poi li ha sistematicamente snobbati e questo può essere un boomerang. Perché li ha snobbati? Per l’appoggio al Gaypride, la legalizzazione della pillola EllaOne, gli appoggi di Mara Carfagna al movimento Gay, il rifiuto di creare un ministero della famiglia dopo il Family Day, gli ostacoli posti a Roberto Formigoni all’indomani delle elezioni e così via. Perché può essere un boomerang? Perché priva il centrodesta di una vera e propria cultura di appartenenza.

Agnoli dice cose giuste. Tranne una. Egli presuppone che i cattolici siano interessati ai principi non negoziabili e che tre anni fa abbiano votato PdL per difendere i principi non negoziabili. Se lo scordi. Le cose non stanno così. Giusto puntare l’osservazione sul PdL, ma non possiamo non fissare lo sguardo anche sul mondo cattolico.

Bisogna (tristemente ma realisticamente) riconoscere che l’insistente richiamo di Benedetto XVI ai principi non negoziabili non è (ancora) filtrato alla base del mondo cattolico. E, per dirla con maggiore chiarezza, non è ancora filtrato nella testa di molti vescovi. Non se ne è pienamente compreso il significato strategico in ordine all’orientamento dei cattolici in politica, lo si intende ancora come un doveroso richiamo ma di uguale valore ad altri richiami su altri temi, come l’ambiente o l’energia. Si è ancora molto lontani dal comprendere che da quei “principi” dipende il legame pubblico del cristianesimo con il mondo, la difesa del creato e della legge naturale. La controffensiva contro l’esclusione del cristianesimo dal mondo passa per di lì.


Ci vuole tempo perché le idee filtrino, e ci vuole disponibilità a farle filtrare. Molti dicono “sì, sì” ma poi non fanno la volontà del Papa. L’appello ai principi non negoziabili non è semplicemente una tattica, è espressione di una teologia, di una visione dei rapporti tra Chiesa e mondo, richiede la riabilitazione della metafisica e della legge naturale, è diretta espressione della teologia del Dio-Logos che non ha fatto il mondo a caso, richiede la riabilitazione del concetto di verità. Ora, dove troviamo, nel mondo cattolico, tutto questo? In alcune isole, certo, ma non in modo diffuso. Fate un giro in ciò che scrivono i settimanali diocesani. Esaminate i programmi degli insegnamenti negli Istituti teologici. Guardate alla formazione di associazioni importanti come l’Azione cattolica. Dove trovate una sistematica adesione a questo orientamento? Nei Seminari forse? Nelle scuole di formazione sociale e politica? In qualche movimento, e non in tutti.


Uno dei motivi di fondo che impediscono alla prospettiva del Papa sui principi non negoziabili di venire accolta tra i cattolici è il seguente: essa presuppone che i principi della legge naturale abbiano bisogno del cristianesimo sia per essere conosciuti compiutamente sia per essere mantenuti ed applicati. E’ un aspetto della dipendenza, pure nella sua legittima autonomia, della natura dalla sopranatura. Ora, nel mondo cattolico in genere non si crede più che le cose stiano così. Dopo il Concilio, ma non per il Concilio, non si crede più che le cose stiano così. Eppure è davanti agli occhi di tutti che stanno così.

Prendiamo per esempio il matrimonio: scomparso il matrimonio religioso scompare anche il matrimonio civile. Se le cose potessero reggere sul piano naturale anche senza il soprannaturale, ad una diminuzione dei matrimoni religiosi dovrebbe corrispondere un aumento di quelli civili ed invece diminuiscono anche quelli. Senza il riferimento religioso il matrimonio, e con esso la legge naturale del coniugio, sparisce in quanto tale.

Tornando ad Agnoli, egli ha certamente ragione, ma si illude circa il mondo cattolico. Non voglio con ciò dire che non esistano pezzi significativi di modo cattolico che hanno compreso la  posta in gioco, né negare che questi settori siano anche in aumento: ma i grandi numeri, le correnti ancora dominanti e i centri di potere (anche il mondo cattolico ha i suoi centri di potere) sono su un’altra strada. Lo ha confermato drammaticamente l’atteggiamento di fronte ai recenti referendum.


Nel PdL si può addirittura dire che questi settori cattolici a favore dei principi non negoziabili siano stati perfino sovra rappresentati. L’attuale sistema elettorale, che molti contestano e che per certi versi è contestabile, di fatto ha però permesso la cooptazione partitica di numerosi deputati cattolici o di sensibilità aperta al cattolicesimo dei principi non negoziabili. Il che ha permesso, per certi versi, di “tenere” temporaneamente.

La zapaterizzazione dell’Italia non c’è (ancora) stata. Non ha permesso certo la completa tenuta su fronti molto sensibili come quelli che Agnoli segnala. Ma il motivo di fondo di questi cedimenti è meno della variegata composizione del PdL che nella scarsa convinzione del mondo cattolico.