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AUSTRALIA

Si dimette Lady Vaccino, travolta dagli scandali

Il premier del Nuovo Galles del Sud, Gladys Berejiklian, ha lasciato la guida del Paese, dopo essere stata indagata per corruzione dall’organismo anticorruzione Icac per «violazione della pubblica fiducia». Aveva dichiarato di voler rendere la vita dei non vaccinati molto difficile. E, in parte, c’era riuscita. Finché…

Attualità 06_10_2021

Una volta l’Australia era conosciuta come la terra dei canguri, oggi come la terra dei vaccini, a giudicare dalla veemenza tipicamente da regime con cui le autorità hanno imposto alla popolazione le misure anti-Covid. Metodi che a volte, tuttavia, si ritorcono contro quanti li propugnano. Non a caso proprio qui Gladys Berejiklian, premier dal gennaio 2017 dello Stato federato del Nuovo Galles del Sud, si è dimessa un’ora dopo aver saputo dell’indagine avviata nei suoi confronti dall’ente statale anticorruzione Icac. I media australiani hanno parlato senza mezzi termini di una «notizia bomba», anche perché, nonostante tutto, il suo nome pare godere ancora di una certa popolarità presso lo star system politico e mediatico nazionale.

Ma la gente comune ha espresso più volte e a voce alta la propria convinta protesta (qui come nel resto dell’Australia) contro le restrizioni imposte, riunendosi e formando giganteschi cortei di migliaia di persone, famiglie, categorie, associazioni. Non sono mancati gli scontri con gli agenti antisommossa, ricorsi anche a proiettili di gomma e spray al peperoncino pur di disperdere la folla: nelle scorse settimane si sono verificati ancora episodi a Sydney, altri in precedenza a Victoria, ma anche a Melbourne dopo l’introduzione dell’obbligo vaccinale imposto ai lavoratori edili. Molti i feriti, centinaia gli arresti e altrettante le sanzioni, salatissime. In particolare, nel Nuovo Galles del Sud, lo Stato retto appunto da Gladys Berejiklian, numerosi sono stati i lockdown, ma anche le marce non autorizzate, con centinaia di accuse per violazione dell’ordinanza di salute pubblica e di resistenza all’arresto con relative multe.

L’accusa rivolta all’ormai ex-premier Berejiklian è quella di «violazione della pubblica fiducia». Secondo taluni, avrebbe accordato, quand’era ministro delle Finanze, sussidi ad enti locali nell’area d’influenza elettorale del deputato Daryl Maguire, con cui avrebbe avuto all’epoca una relazione segreta. Secondo altri, l’uomo, a sua volta dimessosi, avrebbe accettato tangenti da parte di alcuni imprenditori non meglio precisati e di questo, secondo il leader dell’opposizione Jodi McKay, il premier non avrebbe potuto essere all’oscuro. Ma c’è anche chi, come l’agenzia francese Médias-Presse-Info, alza il tiro e avanza il sospetto che i suoi guai, in realtà, riguardino un caso di corruzione, sì, ma relativo alle «lobby farmaceutiche» per «arricchire BigPharma e sé stessa», mantenendo la regione in stretto isolamento con pass per i soli vaccinati e libertà negate a quanti non lo fossero, dallo scorso 14 agosto sino, forse, al prossimo 1 dicembre, se non fosse decaduta prima dall’incarico.

Scrive Médias-Presse-Info: «In Australia le folli misure anti-Covid hanno trasformato questo Paese, noto per il suo liberalismo, in una tirannia igienista degna degli ideologi comunisti». E ancora prosegue, senza mezzi termini: «La signora Berejiklian, che è feroce con chiunque non rispetti le leggi anti-vaccino esistenti e determinata a rendere la vita dei non vaccinati impossibile, si presume che sia stata pagata da lobby legati al suo partito, Pfizer e AstraZeneca, per mantenere lo Stato del Nuovo Galles del Sud in stretto isolamento».

Nel Nuovo Galles del Sud, lo Stato più popoloso del Paese, la Polizia ha avuto finora facoltà d’intervenire con una forza ritenuta eccessiva e spesso sproporzionata anche contro la gente comune, come mostrano alcuni video online, per accertarsi che rispettasse le rigide regole di contenimento. Lo ha denunciato chiaramente e pubblicamente Clive Palmer, presidente del partito United Australia. Berejiklian ha minacciato di costringere all’isolamento sociale tutti i non-vaccinati anche dopo la fine delle restrizioni, vietando loro in ogni caso negozi, ristoranti e luoghi di intrattenimento: «La vita dei non vaccinati sarà molto difficile a tempo indeterminato - aveva dichiarato alla trasmissione Seven News. Molte imprese hanno già detto che non accetteranno nessuno che non sia vaccinato».

Che la situazione sia pesante, nel Paese, è reso evidente dall’intervento della Commissione australiana di vigilanza sui diritti umani, che ha esortato l’adozione di misure «ragionevoli, necessarie e proporzionate», in grado comunque di «tener conto del potenziale di discriminazione». Parole spesso inascoltate, se è vero - come è vero - che, anche in ambito sportivo, ora si è creato un nuovo caso: il governo dello Stato di Victoria, nei cui confini si trova Melbourne, sembra intenzionato ad accogliere solo giocatori vaccinati al prossimo Australian Open. Se così fosse, Novak Djokovic potrebbe non essere della partita, benché la federazione Tennis Australia starebbe cercando di scongiurare questa nuova imposizione.

In ogni caso Gladys Berejiklian, dopo le dimissioni da premier, ha annunciato che lascerà anche il Parlamento, benché già siano partite le grandi manovre, per cercare di “riciclarla” in qualche modo.

Decisamente interessante il nome del suo successore, un nome che potrebbe guidare il Paese verso un deciso cambio di rotta: si tratta di Dominic Perrottet ed è il 46° premier del Nuovo Galles del Sud. 39 anni, cattolico, è noto per le sue posizioni pro-life e anti-lockdown. Si è sempre prodigato per mitigare le limitazioni da Covid, per promuovere fondi governativi a sostegno delle imprese e per tenere aperte le frontiere, interne ed esterne. Già non ha nascosto il proposito di por fine alle restrizioni draconiane finora imposte in nome dell’"emergenza sanitaria", il che potrebbe voler dire a breve basta chiusure a tempo indeterminato, basta imposizioni alle imprese e ai luoghi di culto, basta vaccinazioni obbligatorie. 

Il nuovo premier si è sempre opposto alle “nozze” Lgbt ed alla conseguente “anti-lingua” fatta di pronomi neutri, ha contrastato con forza due anni fa la legislazione pro-aborto e, in economia, la diffusione di un welfare di stampo socialista, preferendovi il libero mercato; inoltre, ha sempre promosso la famiglia e i suoi valori in quanto fondamento della società. Incontrando i giornalisti nella nuova veste istituzionale, a domanda diretta circa la sua fede, ha risposto in modo altrettanto diretto: «Le mie opinioni religiose e la mia fede cristiana sono qualcosa di cui vado incredibilmente orgoglioso, come molte persone in tutto il nostro Stato».
La sua nomina ha ovviamente scatenato le ire dell’ala progressista, che vede in Perrottet un serio pericolo per lo sviluppo di una politica di Sinistra. E già questo dice come la sua nomina rappresenti, di contro, un ottimo segnale…