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Totalitarismo europeo

Servizi e “Scudo per la democrazia”, l’UE progetta la nuova Stasi

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Due progetti emersi negli ultimi giorni confermano le mire simil-sovietiche della Commissione von der Leyen: la creazione dei servizi segreti europei; un pacchetto legislativo che, con la scusa di difendere la democrazia e combattere la disinformazione, limiterà la libertà.

Attualità 14_11_2025
Ursula von der Leyen (Ap-LaPresse)

La creazione di un neocentralismo totalitario europeo si avvicina. In pochi giorni Ursula von der Leyen ha fatto trapelare bozze di progetti e anticipazioni di proposte che mostrano il suo desiderio di creare i servizi segreti europei. E il commissario per la giustizia, Michael McGrath, e la vicepresidente della Commissione europea, Henna Virkkunen, hanno presentato il progetto denominato “Scudo europeo per la democrazia” che servirà a spiarci e imbavagliarci. Il combinato disposto delle due proposte mostra la vera intenzione dei nuovi strumenti che, con la scusa di voler limitare e combattere la disinformazione, mirano a stringere il bavaglio e le manette a chiunque dissenta dalle dottrine relativiste professate a Bruxelles. Se ci sono ancora forze politiche responsabili e rispettose dei principi democratici in Europa, si facciano sentire.

Ursula von der Leyen e i partiti politici che la sostengono sono insomma arrivati a credere di poter imporre ai cittadini dei Paesi membri un controllo sulla libertà di parola e comunicazione e, contemporaneamente, chiedono agli Stati di cedere all’Unione Europea i servizi segreti, facendoli in pratica coordinare a Bruxelles. Siamo oltre la linea rossa, le mire della Commissione von der Leyen ricordano lo Stato centralista comunista nel XX secolo e le sue terribili propaggini, dalla Stasi al KGB. Le narrative pennellate da Orwell, Huxley e persino da Benson appaiono sbiaditi acquerelli in confronto a ciò che potrà accadere in Europa. Preoccupa fortemente il silenzio che circonda queste proposte, è complicità o semplice pavidità?

Entrando nel merito, secondo quanto riportato martedì 11 novembre da media europei e finora non smentito, la presidente von der Leyen intende creare un'unità di intelligence dell'UE che si limiti, per ora, a raccogliere informazioni dai servizi di sicurezza nazionali degli Stati membri. Secondo le intenzioni dell’UE, l'unità di intelligence consentirà un «migliore utilizzo operativo» dei dati esistenti. A quale scopo o finalità? Chi coordinerà questa cupola segreta e chi valuterà la pericolosità e sensibilità dei dati? Martedì la portavoce della Commissione, Paula Pinho, ha dichiarato che «la nuova unità integrerà i servizi del Servizio europeo per l'azione esterna e svolgerà un ruolo chiave nella preparazione del cosiddetto Collegio di sicurezza».

Il Collegio di sicurezza europeo è composto dai 26 commissari e dal presidente della Commissione, si è riunito per la prima volta a marzo, quando la Commissione ha ampliato le sue competenze in materia di sicurezza. Quindi, Commissione e von der Leyen non solo si danno poteri e si attribuiscono competenze secondo i propri desideri ma vogliono anche le responsabilità di spionaggio, ovviamente senza alcun controllo da parte di Parlamento e capi di Stato e governo del Consiglio Europeo. Democrazia? Stato di diritto? Trasparenza e divisione dei poteri? Tutto a gambe all’aria!

E non è tutto. Come accennato, infatti, mercoledì 12 novembre, in una conferenza stampa congiunta del commissario McGrath e della vicepresidente Virkkunen, la Commissione europea ha presentato il nuovo "Scudo europeo per la democrazia", un pacchetto legislativo che promette di rafforzare la «resilienza democratica» dell'Unione, ovvero il controllo da parte di Bruxelles su ciò che accade nei singoli Paesi, anche sul piano elettorale, come dimostrano i casi della Romania, della Polonia e le interferenze in corso sul voto del prossimo anno in Ungheria. Infatti, come hanno spiegato McGrath e Virkkunen, il piano ruota attorno a tre pilastri: «proteggere lo spazio informativo», controllandolo; «rafforzare le istituzioni democratiche», intervenendo qualora il voto popolare sia diverso dai desiderata europei; «aumentare la resilienza sociale», attraverso le solite e note lobby liberal-socialiste e fondazioni filantropiche internazionali. L'elemento chiave sarà la creazione del “Centro europeo per la resilienza democratica”, un nuovo organismo di burocrati e presunti esperti, che, senza alcun controllo politico-democratico, dovrà «individuare, scoraggiare e rispondere alle minacce di disinformazione e manipolazione». In altre parole, un'agenzia europea di sorveglianza digitale, che coordinerà le azioni degli Stati membri, monitorerà i contenuti online e definirà quali informazioni sono considerate "affidabili". Il linguaggio del vicepresidente Virkkunen è stato inequivocabile: «La democrazia europea è sotto attacco e dobbiamo proteggerla». Eppure, non è mai stato chiarito chi dovrebbe decidere cosa costituisca un attacco o cosa sia considerato "fake news". Il commissario McGrath ha insistito sul fatto che lo Scudo «non cerca di limitare la libertà, ma di proteggerla»… evidentemente da sé stessa. Ma la libertà senza libertà cos’è? Tirannia.

Al di là della retorica ridicola sulla difesa contro la disinformazione e gli attacchi ibridi, ciò che emerge è il disegno di uno Stato di stampo sovietico: un sistema centralizzato di sorveglianza delle informazioni, scambiate anche dai privati cittadini, con il pretesto di «proteggere la democrazia». A Bruxelles, per difendere la sicurezza dei cittadini e dei singoli Stati, si vuole un servizio segreto dai compiti indefiniti e dalle responsabilità oscure.