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LA RIFORMA DELLA SCUOLA/5

Sei più sei: una nuova architettura per la scuola italiana

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Occorrerebbe il coraggio della riconsiderazione dei programmi in vista di un effettivo riallineamento dei momenti storici studiati che consenta di affrontare un secolo dai molteplici punti di vista in simultanea.

Educazione 06_10_2025

Valutazione culturale degli studenti
Avanziamo una proposta. A campione, sondiamo il livello culturale (sotto il profilo delle materie umanistiche) degli studenti usciti dalle superiori. Non con test a crocette, ma con poche domande aperte che valutino che cosa gli studenti abbiano capito sul Romanticismo, sul Rinascimento o sull’Illuminismo. Molti confonderanno il Romanticismo con il Risorgimento o il Rinascimento. Pochi, credo, saprebbero inquadrare un’epoca spiegando in maniera semplice la visione culturale o la concezione artistica o letteraria.

Un sapere frammentato
Eppure, per anni gli studenti hanno studiato i periodi storici, le correnti artistiche, i movimenti letterari, i filosofi. Ma davvero è avvenuta un’operazione culturale? Davvero si è assistito a un processo che portasse il ragazzo all’apertura di una finestra sul passato che permettesse di ricomporre in parte la frammentarietà delle informazioni e di risalire alla composizione di un'immagine complessiva unitaria? La cultura contemporanea ha smarrito l’unità del sapere, separando le discipline.

Discrasia temporale tra le discipline
La scuola superiore italiana porta gli studenti a studiare lo stesso periodo storico e culturale in anni differenti, a seconda della disciplina. Eccovi un esempio. Nei Licei la storia e la letteratura greche vengono studiate in prima attraverso le ore di storia e le lezioni di epica (Iliade, Odissea), l’arte greca è affrontata al secondo anno quando di solito inizia lo studio della Storia dell’arte, la filosofia greca viene scoperta in terza quando inizia lo studio della Filosofia. In tre anni consecutivi si studia lo stesso periodo storico e culturale. In terza, però, quando lo studente scopre i primi filosofi presocratici, si avvia intanto a studiare gli ultimi decenni prima del Mille (se si rispettano le indicazioni ministeriali) oppure gli ultimi secoli del primo millennio (se si è in ritardo con i programmi).

Potremmo proseguire con altre esemplificazioni che dimostrino la discrasia temporale tra lo studio della filosofia e quello della storia, dell’arte e della letteratura. Questa discrasia temporale non facilita certamente un’efficace attività di collaborazione tra i docenti e crea grande confusione nella mente degli studenti che spesso appiccicano informazioni su periodi differenti senza probabilmente cogliere lo spirito e l’anima degli anni studiati.

Proposta di riallineamento interdisciplinare
Occorrerebbe il coraggio della riconsiderazione dei programmi in vista di un effettivo riallineamento dei momenti storici studiati che consenta di affrontare un secolo dai molteplici punti di vista in simultanea. Le scoperte che i ragazzi potrebbero fare sarebbero molteplici e sorprendenti.

Estensione dello studio fino alla contemporaneità
La seconda proposta riguarda la possibilità di arrivare a studiare questi ambiti culturali fino ai giorni nostri. Scoprire la contemporaneità è un’urgenza nel panorama scolastico attuale. Perché non si comprima eccessivamente lo studio delle epoche precedenti, si potrebbe pensare a spalmare lo studio dall’antichità ad oggi (dal punto di vista dei differenti ambiti disciplinari umanistici) su sei anni. Non si tratta di trattenere un anno in più a scuola i ragazzi, ma anzi di ridurre di un anno l’arco temporale dei ragazzi fino all’università.

Riforma strutturale del sistema scolastico
Una simile modifica richiederebbe studio e ricerca per una riforma profonda dell’intero impianto scolastico. Immaginiamo un sistema rinnovato: eliminare la scuola Secondaria di primo grado, aggiungere un anno alla Scuola primaria e uno alla Secondaria di secondo grado. Il percorso scolastico sarebbe ridotto a dodici anni, ma con potenziali benefici significativi.

Continuità educativa e orientamento
Gli studenti di undici anni, oggi costretti ad affrontare il salto nella Secondaria di primo grado, spesso si sentono spaesati, privi di riferimenti. Se invece fossero ancora accompagnati dalla maestra della primaria, l’ingresso in questa nuova fase sarebbe più dolce, più umano. L’ultimo anno della primaria potrebbe assumere anche una funzione orientativa, aiutando i ragazzi a scegliere con maggiore consapevolezza la scuola superiore più adatta alle loro capacità, competenze, desideri e passioni.

Superare la crisi della scuola media
In questo modo si affronterebbe anche il problema di una scuola Secondaria di primo grado che, troppo spesso, si trasforma in un parcheggio per studenti demotivati. Si potrebbe inoltre immaginare, nei sei anni delle superiori, un biennio iniziale comune a più indirizzi, seguito da quattro anni di specializzazione. I vantaggi di una riforma simile sarebbero molteplici.

Benefici psicologici e culturali
Sul piano psicologico, gli studenti vivrebbero con maggiore serenità una fase critica — quella tra gli undici e i quattordici anni — che oggi li lascia senza guida, senza un maestro, senza un riferimento stabile. È una terra di nessuno, un passaggio che ha il solo sapore della transitorietà. Una sensazione opposta rispetto alla primaria, dove il bambino vorrebbe restare per sempre, o alla Secondaria di secondo grado, che rappresenta una scelta, un’identità.

Ma i benefici sarebbero anche culturali. Un percorso strutturato in due blocchi da sei anni permetterebbe di ottimizzare i tempi dello studio, favorire approfondimenti autentici, evitare ripetizioni inutili e sterili, e garantire che gli apprendimenti e le competenze siano davvero acquisiti. Naturalmente, una riforma di questo tipo andrebbe studiata con cura, dettagliata e valutata attentamente nelle sue ipotesi attuative. Non è questa la sede.

Critica alla riduzione isolata del ciclo superiore
È in corso uno studio per l’abbassamento della fine delle superiori a diciott’anni (per allinearsi alla maggior parte dei Paesi europei) con la riduzione della Secondaria di secondo grado da cinque a quattro anni. Non credo che la semplice riduzione di un anno della Scuola secondaria di secondo grado possa portare benefici, se si mantiene l’impianto scolastico attuale. Si comprimerebbe ancor di più lo studio delle discipline in quattro anni con gravi tagli, soprattutto nell’ambito umanistico. Una riforma non può limitarsi a intervenire sulla fine di un percorso, senza toccare nel profondo l’intera struttura, a partire dalla scuola primaria.