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ITALIA

Se la politica cade sotto ipnosi

Il no della Corte Costituzionale
ai referendum sulla legge elettorale
è una buona notizia, che potrebbe ridestare dal torpore il mondo politico.

Attualità 13_01_2012
politici che dormono

La sentenza della Corte costituzione che ieri ha dichiarato inammissibili le richieste di referendum sulla legge elettorale e il voto della Camera contro la carcerazione dell’onorevole Cosentino fanno sperare che la politica non sia definitivamente morta nel nostro Paese.


Bisogna riconoscere, infatti, che la nostra situazione è quantomeno molto curiosa: una generalizzata afasia della politica che sembra come ipnotizzata o in apnea. Abbiamo un governo – non dimentichiamolo – di non eletti, ma di nominati. Il Parlamento ha dato la fiducia al governo sulla fiducia: nessuno conosceva niente del programma. L’opinione pubblica, tutta presa dalla paura dell’aumento delle spread, ha docilmente acconsentito ai necessari sacrifici. I principali giornali erano consenzienti. Una specie di torpore aveva colpito l’aria che si respirava. Mentre Spagna e Grecia votavano, da noi si diceva che non c’era il tempo per farlo. In realtà siamo arrivati a fine gennaio, il tempo è passato lo stesso e lo spread tedesco è ancora a 530.


Curiosa la nostra situazione anche perché finora la manovra di Monti non ha ottenuto seri contrasti nemmeno nella società civile. Monti sta usando la ramazza e la scure e pochissimi battono ciglio. Se la riforma delle pensioni che ha fatto l’attuale presidente l’avesse fatta Berlusconi ci sarebbero le barricate per le strade, la Camusso avrebbe già proclamato venti giorni di sciopero generale e Giovanni Sartori avrebbe scritto un editoriale sul Corriere della Sera in cui denunciava il colpo di Stato. Qualche mortaretto scoppiato da Lega e Di Pietro non provoca granché. Fabio Fazio e “Che tempo che fa” sono consenzienti. Mario Monti presenzia alle maggiori trasmissioni televisive. Il mondo politico sembra ipnotizzato. Di Berlusconi non c’è traccia: qualche timido intervento in occasione di qualche udienza al tribunale di Milano. Il Pdl non si sa in quali mani sia. Alfano, Casini e Bersani appoggiano il governo ma non sanno come giustificarlo e soprattutto come giustificare la loro intesa, che sarà anche solo tecnica però intesa è. Intanto la benzina ha superato 1 euro e 70. Lo spread è a 531 nonostante la manovrona di Monti. La Germania piazza i suoi titoli di Stato senza corrispondere interesse e noi paghiamo quasi il 7 per cento. La disoccupazione è al 9 per cento. Dovremo nuovamente pagare l’Ici anche se si chiamerà un’altra cosa. Eppure nessuno dice una parola: i metalmeccanici vanno negli stabilimenti e gli insegnanti nelle aule. Scioperi zero.

Cosa farà Monti dopo Monti non si sa. Se il Pdl si squaglierà non si sa. Se Lega e Pdl torneranno insieme non si sa. Se Maroni la spunterà su Bossi non si sa. Se il Terzo Polo è qualcosa di più di Casini-Fini-Rutelli non si sa. Si sa solo che la politica è ipnotizzata. Forse gli italiani non sanno nemmeno se sia un bene o un male.


In questo torpore paludoso si segnalano possibili proteste di categorie toccate dalle liberalizzazioni, ma anche qui “con juicio” e in ordine sparso: notai e farmacisti si sono dichiarati molto possibilisti. Solo taxisti e benzinai sembra vogliano alzare la voce. Le indagini demoscopiche però dicono che i cittadini sono in maggioranza favorevoli, quindi il ministro Catricalà potrà continuare tranquillo per la sua strada.


Si può avere idee diverse, ma credo che tutti dobbiamo convenire su questo strano immobilismo impolitico, in cui sembra che i partiti stiano occupandosi di altre cose e Monti possa procedere completamente indisturbato non per virtù proprie – la manovrona rischia di venire vanificata dallo spread - ma per le debolezze del quadro generale.

Per fortuna che una scossa è arrivata ieri. Niente referendum: quindi niente giochi sottobanco per reintrodurre forme più o meno edulcorate di proporzionale. I giochi, se si faranno, si faranno alla luce del sole, cioè in Parlamento. Era evidente il tentativo di adoperare la retorica della reintroduzione del voto di preferenza per smontare l’impianto maggioritario del sistema elettorale attuale. Aumentano trasversalmente i fautori di un ritorno alla proporzionale, cui l’eventuale referendum avrebbe aperto nuove possibilità. In realtà il ritorno a qualche forma di proporzionale ci riporterebbe a quando gli elettori non sceglievano i governi né i programmi. Si dirà che la situazione attuale è proprio così, però in questo caso si tratta, almeno sulla carta, di una emergenza.


Il voto contrario all’arresto dell’onorevole Cosentino, poi, rimescola le carte politiche dentro i maggiori partiti: riavvicina Berlusconi e Bossi; frena l’appeal dell’UDC verso tanti esponenti del Pdl e tranquillizza Alfano e Quagliariello; mette in conflitto Bersani e Franceschini nel Pd. L’ingessatura, insomma, è stata quantomeno rotta.