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NIENTE PORTO PER AQUARIUS

Sbarchi, ci siamo: Salvini muove guerra alle Ong

La decisione di Salvini di non concedere alla nave Aquarius lo sbarco di oltre 600 migranti ha il merito di trainare l’Europa verso una politica meno accondiscendente e passiva nei confronti dell’immigrazione illegale. L’Italia paga il prezzo della consuetudine. Abbiamo accettato spontaneamente di essere il luogo di sbarco di tutti i migranti salvati in prossimità della Libia, ma anche nella zona di ricerca e soccorso maltese. Ma ora il dado è tratto. 

Attualità 11_06_2018

Il dado è tratto. Dopo il tentativo di Marco Minniti di regolamentare l’ambigua attività delle navi delle Ong, intente a trasportare in Italia il numero più alto possibile di immigrati illegali anche sottraendoli alla Guardia costiera libica (equipaggiata, addestrata e appoggiata da Italia e Ue), il neo ministro degli Interni Matteo Salvini sembra determinato a bloccare i flussi migratori illeciti dalla Libia.

Nel mirino del Viminale vi sono le Ong e Malta. La nave Aquarius di Sos Mediterranee con a bordo 629 migranti soccorsi nelle ultime ore non è stata autorizzata a sbarcarli in un porto italiano dopo che Malta aveva rifiutato l’approdo benchè la Valletta fosse il porto sicuro più vicino (oltre a quelli libici e tunisini) dove secondo il diritto internazionale devono essere sbarcati i naufraghi soccorsi in mare.

Al termine di un vertice a Palazzo Chigi, il premier Giuseppe Conte ha spiegato che il suo collega di Malta, Joseph Muscat, che ha contattato di persona in serata, "non ha assicurato alcun intervento, neppure in chiave umanitaria. "Si conferma l'ennesima indisponibilità di Malta, e dunque dell'Europa, a intervenire e a farsi carico dell'emergenza", ha detto Conte, sottolineando che "l'Italia si ritrova ad affrontare in totale solitudine l'emergenza immigrazione”.

Conte ha precisato che “è stato disposto l'invio di due motovedette con medici a bordo pronti a intervenire al fine di garantire la salute di tutti gli occupanti dell'Aquarius che dovessero averne necessità" ma il governo sembra determinato a negare l'ingresso in un porto italiano alla nave che continua comunque a dirigere verso la Sicilia.

Durissime le parole di Muscat, affidate a un Tweet: "Siamo preoccupati per la direzione presa dalle autorità italiane sull'Acquarius, che è in alto mare. Vanno manifestamente contro le leggi internazionali e rischiano di creare una situazione pericolosa per tutti quelli che sono coinvolti".

Di fatto si sta ripetendo quanto avvenuto già nei giorni scorsi, quando La Valletta aveva impedito l'ingresso in porto della nave Seefuchs, con 126 migranti e la nave era poi approdata a Pozzallo. "Malta non può dire di no a qualsiasi richiesta di intervento", aveva attaccato Salvini, che ieri ha rivendicato la linea della fermezza come ha sottolineato l’agenzia Ansa.

"Nel Mediterraneo ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c'è Malta che non accoglie nessuno, c'è la Francia che respinge alla frontiera, c'è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l'Europa che si fa gli affari suoi. Da oggi anche l'Italia comincia a dire NO al traffico di esseri umani, NO al business dell'immigrazione clandestina".

In serata Salvini e il collega dei M5S Toninelli, ministro delle Infrastrutture da cui dipende la Guardia Costiera, hanno aggiunto che Malta "non può continuare a voltarsi dall'altra parte quando si tratta di rispettare precise convenzioni internazionali in materia di salvaguardia della vita umana e di cooperazione tra Stati".

Per ora non c’è un bando all’accesso delle navi delle Ong dai porti italiani ma gli sviluppi futuri dipenderanno molto dall’esito di questa vicenda. Molti temono che l’Aquarius tenti di forzare le acque territoriali italiani raggiugendo un porto siciliano, ipotesi che avrebbe l’obiettivo di costringere Roma a usare la forza o ad accettare altri 629 immigrati illegali dopo i 750 circa sbarcati dalla Libia dal 2013.

Nel primo caso si scatenerebbe la riprovazione di tutte le lobby legate al business del soccorso e dell’accoglienza dei migranti illegali (che vale oltre 5 miliardi di euro annui), nel secondo il governo perderebbe la faccia subendo l’iniziativa di una società privata quale è una Ong.

Sulla nave di Sos Mediterranee c'è anche il personale di Medici senza frontiere, che sta assistendo i 629 migranti soccorsi in sei operazioni e ci sono anche 123 minorenni non accompagnati (dato da verificare poiché la gran parte dei clandestini che si definiscono tali sono in realtà molto più grandi), 11 bambini e 7 donne incinte. "Non è pensabile", dice il personale della Ong, che la nave possa continuare per giorni la sua peregrinazione per mare” ma non è neppure accettabile che il problema debba continuare a ricadere solo sull’Italia.

“Il salvataggio di vite in mare deve restare una priorità assoluta di ogni governo - ammonisce l'Unhcr - Stati e attori coinvolti trovino soluzioni rapide che consentano ai migranti e rifugiati dell'Aquarius di essere sbarcati in modo sicuro e rapido. Il rallentamento delle operazioni mette a rischio la salute di centinaia di persone con urgente bisogno di assistenza".

Per il governo maltese l'isola "non ha competenza" su questo caso dato che il recupero dell'imbarcazione "è avvenuto nell'area di ricerca e salvataggio libico ed è stato coordinato dal centro di Roma".

Una ragione in più per evitare inutili polemiche tra Italia e Malta puntando decisamente a far riportare tutti i migranti soccorsi in mare in Libia dove le stesse agenzie dell’Onu (Unhcr e Iom) ne curerebbero assistenza e rimpatrio nei paesi di origine. Un’opzione che non solo eviterebbe rischi per i migranti illegali ma sancirebbe in modo chiaro la chiusura dell’Europa ai flussi di clandestini scoraggiando automaticamente nuove partenze.

L’Italia paga anche il prezzo della consuetudine. Come scrive l’ammiraglio Fabio Caffo su Analisi Difesa “è comunque innegabile che l’Italia, sin dall’operazione Mare Nostrum del 2013, ha accettato spontaneamente di essere il luogo di sbarco di tutti i migranti salvati in prossimità della Libia, ma anche nella zona di ricerca e soccorso maltese”.

Secondo l’esperto di diritto del mare “il governo dovrebbe affrontare il problema, giuridico prima che morale, del raggio d’azione delle nostre attività di ricerca e soccorso (SAR) al di fuori dell’area di competenza italiana stabilita dal DPR 662-1994. Non a caso La Valletta, nel negare la propria competenza, ha osservato che Roma ha coordinato i soccorsi attuati dall’Aquarius sin dall’inizio, in prossimità della Libia”.

Per tutte queste ragioni la decisione di Salvini e del governo Conte ha il merito non solo di completare quanto iniziato da Minniti, la cui azione con la Guardia costiera libica ha determinato un crollo dei flussi di oltre il 70%, ma di trainare l’Europa verso una politica meno accondiscendente e passiva nei confronti dell’immigrazione illegale.