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CELEBRATA OGGI

Sandra, la beata che indica la Via al mondo

Con la sua vita terrena ha portato la luce di Cristo a disabili e tossicodipendenti. Dopo la sua morte, il suo Diario è stato fonte di guarigione spirituale per tanti. Da ottobre 2021 Sandra Sabattini è beata e oggi, 4 maggio, si festeggia per la prima volta la sua memoria liturgica.

Ecclesia 04_05_2022

«Per fare una vita: base fondamentale è fare una unità di esistenza col Cristo. Cioè vedendo una persona non vedo quella persona, ma il Cristo. Voglio portare la salvezza, cioè Cristo. Il mio modo di esistere lo prendo da Cristo. Quando non scelgo secondo Cristo, Lui per me non esiste. (…) Se non faccio un’ora di preghiera al giorno non mi ricordo neanche di essere cristiana».

Queste righe, scritte dalla beata Sandra Sabattini (19 agosto 1961 - 2 maggio 1984) quando era appena quattordicenne, entrano da oggi - mercoledì 4 maggio - a pieno titolo nella liturgia della Chiesa, che per la prima volta celebra la memoria (facoltativa) della giovane originaria della Romagna, morta a ventidue anni e beatificata lo scorso ottobre. Sono righe che sono state inserite nell’Ufficio delle letture del “Proprio dei santi” (la parte del Messale che contiene i testi per le celebrazioni in onore dei santi) insieme ad altri passaggi significativi tratti dal Diario di Sandra, scritti dalla beata in diverse date e riuniti in unico brano, a costituire la seconda lettura liturgica.

Stasera, per le 19, è prevista la celebrazione della memoria di Sandra nella Basilica Cattedrale di Rimini, presieduta dal vescovo Francesco Lambiasi. In questa circostanza verrà consegnata solennemente alla parrocchia riminese di San Girolamo - chiesa nella cui canonica Sandra visse dal 1965 al 1981 per via di uno zio prete (don Giuseppe Bonini) e dove dal 2009 si trova il suo particolarissimo sepolcro - la reliquia di un capello della beata, che il fidanzato Guido aveva raccolto dal suo guanciale e poi custodito in una scatola per caramelle, personalmente decorata. Una reliquia singolare anche perché, oggetti a parte, di Sandra e delle sue spoglie mortali non è rimasto nient’altro, nemmeno un osso, secondo la ricognizione canonica compiuta il 22 aprile 2009. Allora, tra lo stupore dei presenti, dopo un dissotterramento eseguito con cura e durato circa tre ore, furono trovati soltanto: dei residui di legno, un pezzo di plastica che teneva legato un mazzo di fiori, la fibra delle calze elastiche che le erano state messe in ospedale a seguito dell’incidente che le costò la vita. L’ipotesi più accreditata è che il corpo di Sandra si sia disciolto a causa del terreno acquoso e ricco di minerali del cimitero di Sant’Andrea in Casale, dove era stata seppellita 25 anni prima. Significative le parole che monsignor Lambiasi pronunciò, nella Messa del 2 maggio 2009, immaginando che Sandra «avrà chiesto al Signore un’ultima grazia: quella che di lei non rimanesse niente, per rassomigliare ancora più da vicino al Signore».

La vita della beata - il cui nome di Battesimo completo è Sandra Maria Assunta - è stata in effetti una continua tensione a conformarsi a Gesù crocifisso e risorto. E se niente è rimasto del suo corpo, a parte un capello, è tuttavia rimasta la sua eroica testimonianza cristiana e il suo Diario, che con la sua profondità dirompente ha già fatto scoprire a tante anime l’amore di Dio, divenendo mezzo di guarigione spirituale. Non a caso ne aveva voluto fortemente la pubblicazione don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII in cui Sandra era stata coinvolta fin dai 12 anni d’età: «Poco dopo la sua morte ho avuto l’occasione di leggere ciò che lei aveva lasciato scritto in alcuni fogli, in pezzetti di carta, in un’agenda, in diari scolastici. Ho avuto l’impressione che in quelle righe ci fosse come uno squarcio del suo animo profondo e semplice, contemplativo e razionale, immerso in una fede profonda che la lasciava libera di esprimersi come figlia verso Dio, amato come padre», scriveva don Benzi nella prefazione alla prima edizione del 1985, esponendo il perché avesse deciso di pubblicare il Diario di Sandra.

Nel Diario emerge anche con chiarezza la sua lotta contro i suoi difetti, limiti e incoerenze, il suo abbandono fiducioso alla volontà di Dio su di lei, le sue profonde riflessioni sulla vita e sulla morte, con passaggi che con il senno di poi appaiono in tutta la loro portata profetica. Don Benzi aveva intuito che Sandra - per il suo rapporto controcorrente e casto con il fidanzato Guido, per la gioia di vivere che trasmetteva con la sua fede, per la sua donazione a Dio e al prossimo, a partire dagli emarginati come tossicodipendenti e disabili - sarebbe potuta divenire la prima «fidanzata santa». Dalla musica all’atletica (per anni fu una velocista nei 100 metri), dal canto all’arte di dipingere, fino alla medicina, Sandra aveva molteplici interessi, come tanti coetanei. Ma con una fede, coltivata fin dall’infanzia e nutrita dalla contemplazione, che è stata la sua forza e la sua marcia in più.

Dopo l’incontro con don Benzi, Sandra ha preso sul serio il carisma che si andava definendo proprio in quel periodo nella Comunità Papa Giovanni XXIII e che consiste fondamentalmente in due tratti. Primo, «nel conformare la propria vita a Gesù, povero, servo, sofferente, che espia il peccato del mondo»: questo è quello che don Benzi chiama lo specifico interiore della vocazione; il secondo tratto, strettamente legato e conseguente al primo, consiste «nel condividere direttamente per Gesù, con Gesù, in Gesù, la vita degli ultimi»: e questo è lo specifico visibile della vocazione.

Sognava di partire missionaria per l’Africa, la nostra Sandra, non per chissà quale moda, ma perché avvertiva nell’intimo un’urgenza ben precisa, perché «ci sono ancora tante persone che come me hanno bisogno della tua fede e del tuo amore, o Signore» (lo scriveva il 7 dicembre del ‘75, a 14 anni). Voleva donare la propria vita per il bene dei poveri, degli altri, ma sapeva bene - come solo i santi sanno - che c’è un solo fondamento che rende ciò possibile: «Non esiste il problema di stare coi poveri, ma col Signore. La relazione intima con Dio fa crescere sempre più il rapporto con gli altri».

E di fronte alla drammatica libertà dell’uomo di rifiutare Dio, Sandra aveva ben chiaro un antidoto: «Se tu credi veramente in Cristo e questo ti rende felice, perché non vuoi far partecipare a ciò anche gli altri? lo sento che non posso obbligare gli altri a pensarla come me, non posso ridurli al mio modo di pensare, anche se credo che esso sia giusto. Posso solo far conoscere loro la mia gioia...».