Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giorgio a cura di Ermes Dovico

San Ranieri

Nacque a Pisa, città di cui è patrono, da una famiglia di mercanti. Nonostante gli sforzi dei suoi genitori di dargli un’educazione cristiana, passò la sua prima giovinezza a gozzovigliare con gli amici, ignorando i richiami della famiglia...

Santo del giorno 17_06_2021 Español

San Ranieri (c. 1115-1160) nacque a Pisa, città di cui è patrono, da una famiglia di mercanti. Nonostante gli sforzi dei suoi genitori di dargli un’educazione cristiana, passò la sua prima giovinezza a gozzovigliare con gli amici, ignorando i richiami della famiglia a vivere più sobriamente. Aveva una grande passione per il canto ed era abile a suonare la ghironda, uno strumento a corde di origine medievale. In questo periodo si macchiò forse di un grave delitto. Nella sua agiografia più nota, scritta cinque anni dopo la sua morte dall’amico e canonico Benincasa, che mantenne parte delle informazioni di una precedente Vita, si definisce più volte “homicida”. In ogni caso, è certo che all’improvviso iniziò a sentire il bisogno di servire Dio.

Decisivo si rivelò l’incontro con un nobile originario della Corsica, di nome Alberto Leccapecore, che aveva lasciato tutto dopo aver visto morire il fratello in uno scontro armato e si era ritirato a vivere in penitenza, da laico, nel monastero di San Vito. Dal momento del colloquio con Alberto, il giovane Ranieri iniziò una graduale ma inarrestabile conversione di vita, che lo portò ad abbracciare totalmente la volontà divina. Verso i vent’anni si recò in Oriente per ragioni di commercio e per circa quattro anni continuò a esercitare la professione di mercante, fino alla chiamata definitiva avvenuta in Terrasanta. Appena arrivò a Gerusalemme, volle andare alla cappella del Golgota, all’interno della Basilica del Santo Sepolcro. Qui fece l’atto di spogliarsi delle sue ricche vesti indossando l’abito del penitente, chiamato pilurica. Da quel giorno, era il Venerdì Santo del 1140, visse in completa povertà, donando ai bisognosi tutti i suoi averi. Intensificò le sue preghiere e le meditazioni sulla Passione di Gesù.

Visitò tutti i principali luoghi della vita terrena di Nostro Signore, come Betlemme, Nazareth, il Tabor, il Monte della Quarantena (dove Gesù venne tentato da Satana). Il suo luogo prediletto era il Santo Sepolcro, dove si fermava giorno e notte a pregare e contemplare il mistero del Risorto. Esercitava la sua volontà in continui digiuni, astenendosi normalmente dal cibo tutti i giorni della settimana a parte il giovedì e la domenica. Intorno al 1154 si decise a tornare a Pisa per condividere con i suoi concittadini la gioia dell’irruzione di Cristo nella sua vita. Dopo il ritorno in città, dove venne accolto in un monastero, si diffuse presto la sua fama da taumaturgo. Il santo operò diverse guarigioni miracolose con il dono dell’acqua benedetta ed è probabilmente per questo che Benincasa lo chiamò nella sua agiografia “Ranieri dall’Acqua”.

Per ispirazione divina si spostò poi al monastero di San Vito, dov’era iniziata la sua conversione grazie all’incontro con Alberto. Continuò a vivere da laico, in castità e obbedienza alla Chiesa. Si dedicò al contempo alla predicazione, che vedeva come parte integrante della sua missione da cristiano. Morì in fama di santità il 17 giugno 1160.