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PRIMARIE PD

Renzi si aggiudica i candidati sindaci, i Dem scalpitano

Alti tassi di affluenza nelle primarie del Pd, ovunque tranne che a Roma, per la selezione dei candidati sindaci. Vincono tutti i candidati renziani: Giachetti a Roma, la Valente a Napoli, Cosolini a Trieste. I dem (sinistra Pd), però, non soffrono in silenzio e potrebbero presentare liste separate, soprattutto a Roma.

Politica 07_03_2016
Roberto Giachetti

I risultati delle primarie Pd nelle sei città dove si votava (Roma, Napoli, Trieste, Bolzano, Grosseto e Benevento) confermano in larga parte le aspettative della vigilia. Tranne che a Roma, dove si è registrato un vero e proprio “flop” nella partecipazione, con circa 40.000 votanti contro i 102.000 di tre anni fa, quando ad essere incoronato candidato sindaco della sinistra fu Ignazio Marino, nelle altre città il numero di simpatizzanti che si è recato alle urne è stato soddisfacente, stando a quanto hanno detto gli organizzatori.

A Napoli erano stati predisposti nei seggi dei tablet con una app "anti-brogli" per trasmettere i risultati al Comitato organizzatore senza che ci fossero "doppioni", ma in alcuni casi la connessione Internet ha costretto gli scrutatori a tornare alla vecchia cara carta. E’ ancora vivo, infatti,il ricordo dei brogli alle primarie partenopee del 2011, quando, però, votarono circa 45.000 persone. 

In ogni caso sotto il Vesuvio la partecipazione è stata ragguardevole, con 30.000 votanti, un numero superiore a quello registrato alla fine delle primarie per scegliere il candidato governatore. Anche a Trieste i votanti sono stati superiori a quelli di fine giornata delle precedenti primarie per la scelta del sindaco, nel 2010.

Gli esiti del voto premiano gli sforzi renziani. A Roma prevale Roberto Giachetti, sponsorizzato da Palazzo Chigi, anche se voci tutt’altro che infondate parlano di una sinistra interna pronta a candidare l’ex ministro della cultura Massimo Bray, visto che il candidato Morassut non ce l’ha fatta. Pare, infatti, che Giachetti non sia ben visto da gran parte della base dem, che gli preferirebbe un candidato davvero nuovo. Un’eventuale divisione tra i due candidati porterebbe fatalmente all’esclusione del centrosinistra dal ballottaggio per la conquista del Campidoglio.

A Napoli la situazione in casa Pd appare ancora più esplosiva. L’ex sindaco Bassolino è stato sconfitto dalla renziana Valeria Valente, indicata a fine gennaio dal Nazareno dopo le faide interne al Pd napoletano. Ora la partita per i dem appare più che in salita. Il sindaco uscente, Luigi De Magistris, forte del superamento dei suoi problemi giudiziari discendenti dalla temporanea sospensione dovuta alla legge Severino, punta a ricandidarsi con una sua lista civica. Ecco perché gli ultimi sondaggi danno il Pd fuori dal ballottaggio alle elezioni vere del giugno prossimo. La partita potrebbe essere tra il sindaco uscente e Lettieri, il candidato del centrodestra, o addirittura tra Lettieri e il candidato grillino, che però ancora non c’è, visto che la selezione tra i 118 aspiranti dev’essere ancora ultimata. 

A Roma i vertici dem speravano di superare i 60.000 votanti, dato registrato il 6 e 7 febbraio scorso a Milano. E invece la cifra definitiva è stata inferiore di quasi 20.000 unità a quella meneghina. Considerando che a Roma gli abitanti sono più del doppio, si capisce perché i vertici Pd della Capitale siano alquanto irritati per un flop in parte annunciato, ma non con tali dimensioni. Ora la minoranza dem, capitanata da Roberto Speranza, e che si riunirà  a Perugia il prossimo week-end, infilerà il dito nella piaga della scarsa partecipazione del popolo Pd alle primarie e lancerà la sfida congressuale a Renzi.

A Trieste Roberto Cosolini, renziano e sindaco uscente, ha vinto ieri le primarie e quindi si ricandiderà con l’appoggio dell’intera coalizione. I candidati renziani prevalgono quasi ovunque, ma bisognerà capire se riusciranno a vincere le elezioni vere e proprie, considerato che i pentastellati e l’opposizione di centrodestra stanno cavalcando da tempo istanze antigovernative e antisistema, assai popolari nelle città chiamate alle urne.

Ma se il centrosinistra piange ed è lacerato al suo interno, il centrodestra non ride, anzi fa piangere i suoi elettori con primarie-farsa, come quelle annunciate ieri da Berlusconi su Roma: una sorta di verifica del gradimento del candidato Bertolaso. Ma che senso ha convocare la domenica prima di Pasqua consultazioni primarie con un candidato unico? L’agonia senza fine dello schieramento berlusconiano si accinge a vivere un’altra esilarante pagina.