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BOLIVIA/2

Quante contraddizioni nei "Movimenti Popolari"

La visita del Papa in Bolivia passa anche dal II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, una galassia eterogenea di movimenti che si battono contro molteplici forme di emarginazione sociale. Evo Morales si presenta come la loro guida politica. Ma è un presidente autoritario. Mille contraddizioni spiegate da un giornalista boliviano: Oscar Diaz Arnau.

Esteri 10_07_2015
Manifestazione dei Movimenti Popolari in Bolivia

Terra, casa e lavoro. I tre temi fondamentali del II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari a Santa Cruz. Per tre giorni, dal 7 al 9 di luglio, i delegati dei movimenti popolari latinoamericani, vescovi e operatori pastorali del continente, hanno condiviso esperienze con la finalità di proporre alternative popolari contro l’esclusione e l’ingiustizia sociale.

Una delle tappe della visita apostolica di Papa Francesco in Bolivia. Durante la giornata conclusiva, il pontefice ha incontrato ai delegati di movimenti popolari per seconda volta. Il dialogo è stato iniziato in Vaticano nell’ottobre scorso, ma questa volta le è stato consegnato un documento conclusivo da portare all’ONU il 25 settembre prossimo. L’evento è stato organizzato dal Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace del Vaticano, insieme al vice ministero boliviano di coordinazione con i movimenti sociali. 

Emergono le domande: chi sono i movimenti popolari? Il comunicato stampa dell’evento afferma che hanno partecipato circa di 1500 persone di 40 nazioni. Ma non sono movimenti cattolici, sono gruppi che si occupano di attività sociali ed economiche informali: in una intervista rilasciata all’agenzia boliviana Infodecom, il Presidente della Conferenza Episcopale Boliviana (CEB) chiarisce che “il Papa intende questi settori come raggruppamenti che in qualche modo sono emarginati”. Quindi cita per esempio i ‘canillitas’ boliviani (venditori di giornali) o i ‘cartoneros’ dell’Argentina, persone indigenti che raccolgono cartone per rivenderlo a peso, a prezzi molto bassi. Tra gli emarginati sono presenti gruppi più polemici come i “Sem terra”, conosciuti per la loro lotta per la terra in Brasile, e gli attivisti gay. Insieme anche organizzazioni di diverso genere: l’Università di “El Salvador”, i movimenti di difesa dei diritti umani e volontariato, alcuni istituti di ricerca sociale, Caritas e tanto altro. 

Un pasticcio che visto dall’Europa può sembrare una panacea dell’integrazione degli emarginati nei tempi di Bergoglio, ma deve essere visto con lo sguardo attento delle contradizioni sudamericane. All’inaugurazione dell’evento, fatta martedì 7 luglio, c’era anche il presidente della Bolivia, Evo Morales: “Ci auguriamo che i nostri movimenti sociali del mondo, insieme al nostro fratello Papa Francesco, siano come una squadra che lavora per liberare i popoli del mondo. È un mio grande desiderio…”. La prima contradizione: tutte parole e pochi fatti, direbbero i boliviani.

Per comprendere meglio abbiamo chiesto come viene visto questo incontro dai cittadini del cuore del Sud America, al boliviano Oscar Diaz Arnau (giornalista della redazione Correo del Sur, Ecos, El Potosi e Oxigeno): “I boliviani non hanno dato molta importanza all’incontro del Papa con i movimenti sociali del mondo, perché c’è più interesse per l’incontro spirituale con il Santo Padre. La frase di Evo Morales - durante l’inaugurazione - ci conferma soltanto una vecchia postura del presidente boliviano che, seguendo lo stile del nuovo populismo latinoamericano, governa sulla base di messaggi carichi di simbolismi ma con pochi fatti veri”.

L’incontro mondiale proposto dalla Santa Sede ha esaltato la figura di Evo Morales, come leader sindacale e indigeno che “è uscito dai movimenti sociali”. Secondo il Papa, i movimenti popolari “esprimono la necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie, tante volte sequestrate da innumerevoli fattori”. La seconda contradizione: Evo Morales è un presidente con tendenza centralista e autocratica; fa parte della lega dei presidenti che promuovono il “socialismo del Secolo XXI”, creata dal ex presidente Hugo Chavez, che ha portato tanta sofferenza ai venezuelani per la violenza e la povertà. 

Nel frattempo cinque gruppi di base, tra “amerindios” e sindacalisti, sono scesi in piazza in Bolivia per manifestare il loro malessere contro il governo del “presidente indigeno”.  Se Morales è così bravo, perché protestano in Bolivia? Il giornalista Oscar Diaz Arnau ci ha spiegato che ci sono proteste perché Evo Morales non ha mantenuto le promesse fatte ai movimenti sociali boliviani. “Dopo la repressione violenta contro gli indigeni che sono scesi in piazza per fermare l’autostrada che il governo vuole costruire attraverso il parco nazionale Tipnis, Morales ha perso l’autorità morale per parlare della liberazione dei popoli del mondo. Da questo incontro – tra il Papa e i movimenti sociali - ci aspettiamo solo che il Papa ci restituisca la speranza persa, dopo 10 anni con un governo che non ha dato vere risposte ai Boliviani”.

E’ la prima volta nella storia della chiesa che un Papa convoca i leader dei movimenti sociali, ma cosa si aspetta Oscar Diaz Arnau dopo di questo incontro, come giornalista e come cittadino boliviano? “Papa Francesco è molto attivo nella evangelizzazione, ci auguriamo che possa spingere ai governi latinoamericani a fare un vero cambiamento, tangibile, lontano dalle solite parole demagogiche”. 

Da giorni girano voci in Bolivia sulla possibilità di cambiare la Costituzione per permettere a Evo Morales la rielezione indefinita come presidente. Ci chiediamo: con il “socialismo indio” c’è veramente libertà e democrazia in Bolivia? “Non abbiamo una libertà completa - ha affermato Arnau - Possiamo opinare liberamente ma c’è sempre paura delle conseguenze e per questo esiste l’autocensura, soprattutto tra i giornalisti. La rielezione indefinita debiliterà la democrazia boliviana. Non sarà mai conveniente una democrazia sequestrata da un partito che promuove la permanenza a vita di un presidente, in apparenza democratico, ma con pericolose tendenze autoritarie” ha concluso il giornalista.