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Quando mi hanno fatto Papa

Alla domanda sul conclave durante il volo di ritorno dal Libano la risposta di Prevost è improntata alla discrezione. Cosa (non) rivelarono gli immediati predecessori?

Borgo Pio 03_12_2025
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«Non ci ha mai detto nulla su cosa ha provato in Conclave quando è apparso chiaro cosa stava succedendo», ha detto Cindy Wooden (Catholic News Service) a Leone XIV durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal viaggio apostolico in Libano.

La risposta del Papa è all'insegna della discrezione: «io credo assolutamente sul segreto del Conclave, anche se so che ci sono state interviste pubbliche in cui alcune cose sono state rivelate». Poche parole, limitandosi a riportare la propria sensazione senza nulla riferire di quanto accaduto nel segreto della Cappella Sistina in cui il 7 maggio entrò Robert Prevost e l'indomani uscì Leone XIV: «Mi sono arreso quando ho visto come stavano andando le cose e ho detto che questo sarebbe potuto diventare reale. Ho fatto un respiro profondo, ho detto: eccoci qua Signore, il capo sei tu, tu guidi la strada».

Qualcosa in più aveva detto Francesco già tre giorni dopo il conclave del 2013, durante l'incontro con i media, raccontando quanto gli aveva detto il cardinale Hummes per spiegare l'inedita scelta del nome: «Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi». Sull'aneddoto ritornò anche nel 2023, intervistato da un quotidiano argentino in occasione dei dieci anni di pontificato.

Di una «scure» parlò Benedetto XVI nell'aprile 2005, incontrando i pellegrini tedeschi giunti a Roma per la sua elezione: «Quando, lentamente, l'andamento delle votazioni mi ha fatto capire che, per così dire, la scure sarebbe caduta su di me, la mia testa ha incominciato a girare». E anche nel suo caso ci fu la mano di un confratello, che però rimane ignoto: «Allora sono rimasto molto toccato da una breve lettera scrittami da un confratello del collegio cardinalizio. Mi ha ricordato che in occasione della Messa per Giovanni Paolo II avevo incentrato l'Omelia, partendo dal Vangelo, sulla parola che il Signore disse a Pietro presso il lago di Genesaret: seguimi! Avevo spiegato come Karol Wojtyla aveva sempre ricevuto di nuovo questa chiamata dal Signore, e come sempre di nuovo aveva dovuto rinunciare a molto e dire semplicemente: sì, ti seguo, anche se mi conduci dove non avrei voluto. Il confratello mi ha scritto: Se il Signore ora dovesse dire a te "seguimi", allora ricorda ciò che hai predicato. Non rifiutarti! Sii obbediente come hai descritto il grande Papa, tornato alla casa del Padre. Questo mi ha colpito nel profondo. Le vie del Signore non sono comode, ma noi non siamo creati per la comodità, bensì per le cose grandi, per il bene. Così alla fine non ho potuto fare altro che dire sì».

Rievocando il fatidico (e secondo) conclave del 1978, nel libro Dono e mistero, san Giovanni Paolo II cita le parole del cardinale  per l'eligendo Wojtyla furono decisive le parole del cardinale Maximilien de Fürstenberg, già rettore del Collegio Belga in cui risiedette il giovane Wojtyla nei primi anni di sacerdozio: «Come non ricordare che durante il conclave, nel 1978, il Cardinale De Furstenberg, a un certo momento, mi disse queste parole significative: Dominus adest et vocat te? ["Il Signore è qui e ti chiama"] Era come un allusivo e misterioso completamento del lavoro formativo da lui svolto, come Rettore del Collegio Belga, a favore del mio sacerdozio».

Celebri le parole di un ancora incredulo Giovanni Paolo I, che del primo conclave del 1978 parlò l'indomani al suo primo Angelus: «Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere. Appena è cominciato il pericolo per me, i due colleghi che mi erano vicini mi hanno sussurrato parole di coraggio. Uno ha detto: "Coraggio! Se il Signore dà un peso, dà anche l'aiuto per portarlo". E l'altro collega: "Non abbia paura, in tutto il mondo c'è tanta gente che prega per il Papa nuovo". Venuto il momento, ho accettato».