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Immigrazione

Piano Ruanda, il sì di Londra salverà vite umane

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Il Parlamento britannico ha approvato la legge che definisce modi e tempi per il trasferimento in Ruanda di una parte di migranti illegali, in attesa dell’esame delle loro richieste d’asilo. Amnesty e altre Ong protestano, ma travisano una legge che servirà a salvare vite.

Esteri 24_04_2024 English
Rishi Sunak, Downing Street, 22 aprile 2024 (foto AP via LaPresse)

La sera del 22 aprile il governo britannico ha finalmente ottenuto dalla Camera alta del Parlamento l’approvazione della legge che definisce modalità e condizioni per il trasferimento in Ruanda di una parte delle persone che, arrivate illegalmente nel Regno Unito, giustificano il loro ingresso irregolare dichiarando di essere in fuga da guerre, persecuzioni e situazioni estreme di violenza e pertanto chiedono asilo.

Sono trascorsi due anni da quando, il 14 aprile 2022, il governo allora guidato da Boris Johnson aveva annunciato di aver firmato un accordo in tal senso con il governo ruandese. Ma a condannare l’iniziativa e frapporre ostacoli legali erano subito intervenute autorità e istituzioni locali e internazionali. Tuttavia Johnson e i primi ministri successivi, fino all’attuale Rishi Sunak, hanno sempre difeso il progetto e assicurato che, nonostante le battute d’arresto, lo avrebbero realizzato, e così hanno fatto. Il premier Sunak sostiene che tutto è pronto da tempo e che le prime partenze avverranno già tra 10-12 settimane. Anche il governo ruandese, dopo che si è diffusa la notizia, ha assicurato che da due anni l’Hope Hotel e altre strutture sono pronte a ricevere gli ospiti, bene attrezzate e dotate del personale necessario. Liberi di uscirne e rientrarvi (non si tratta quindi di campi profughi chiusi), è lì che i richiedenti asilo tradotti in Ruanda attenderanno l’esito delle loro richieste che saranno esaminate da personale locale. Quelli che otterranno asilo riceveranno per cinque anni dal governo britannico aiuti economici e altre forme di sostegno affinché possano integrarsi nella vita economica e sociale del Paese. Quelli le cui richieste saranno respinte potranno presentare domanda di rimanere in Ruanda ad altro titolo oppure saranno trasferiti nei rispettivi Paesi di origine o in altri Stati in cui hanno diritto di risiedere.

Ma di nuovo il governo britannico è accusato di violare il diritto internazionale e di condannare con disumana indifferenza a un futuro doloroso persone disperate in cerca di salvezza. Tra le prime dichiarazioni di condanna, seguite poi da diverse altre, ci sono state quelle delle organizzazioni non governative Freedom from Torture, Amnesty International e Liberty che hanno diffuso un comunicato in cui dichiarano: «Questo disegno di legge vergognoso viola e fa carta straccia della costituzione e del diritto internazionale esponendo degli scampati alla tortura e altri rifugiati al rischio di un futuro insicuro. Il governo britannico si deve decidere a trattare decentemente i rifugiati». Poche ore dopo il voto, anche Filippo Grandi, alto commissario Onu per i rifugiati, e Volker Türk, alto commissario Onu per i diritti umani, si sono uniti alle proteste con un comunicato congiunto nel quale chiedono al Regno Unito di rinunciare al piano di trasferimento dicendo che, se attuato, avrà un impatto deleterio sul sistema di protezione dei rifugiati, minerà la cooperazione internazionale e creerà un preoccupante precedente.

Il presupposto di simili convinte affermazioni è che il Ruanda, che pure anche quest’anno si è aggiudicato il primato di Paese africano più sicuro, stando al rapporto “Africa: Crime Index by Country 2024”, sia un Paese pericoloso, in cui i diritti umani non sono rispettati. Chi vi viene “deportato” farà una brutta fine. Solo così si giustificano le accuse al governo britannico di comportamento disumano e di violazione del diritto internazionale (per inciso, è sorprendente la posizione dell’alto commissario Grandi, dal momento che da anni non perde occasione per lodare e ringraziare proprio i Paesi come il Ruanda: tanto poveri eppure modelli di accoglienza e di incondizionata dedizione nei confronti dei rifugiati, da prendere a esempio).

Ma il caso della Gran Bretagna evidenzia soprattutto, e più ancora di altri, le falsità di una narrazione deliberatamente votata a travisare i fatti per giustificare a oltranza i flussi migratori illegali diretti verso l’Europa. Tra coloro che a vario titolo si interessano al fenomeno e se ne occupano, tutti, nessuno escluso, sanno che solo una piccola parte di richiedenti asilo sono davvero in fuga per salvare vita e libertà. Lo sanno perché lo dimostrano sia i Paesi di provenienza, la maggior parte dei quali non sono funestati da guerre e persecuzioni, sia le percentuali sempre basse di richieste d’asilo approvate. Nel 2023, tra i Paesi dai cui sono arrivati in Gran Bretagna più richiedenti asilo figurano, ad esempio, il Pakistan, l’India e il Bangladesh. Inoltre, come ha rimarcato più volte il governo britannico, di fatto tutte le richieste di asilo delle persone che sbarcano sulle coste inglesi partendo dalla Francia e attraversando la Manica su piccole imbarcazioni – già oltre 6.000 dall’inizio del 2024 – potrebbero essere respinte, anche se si tratta di persone che provengono da Paesi in guerra o dai quali sono fuggite perché perseguitate. In Francia, infatti, non solo erano già al sicuro, ma hanno potuto chiedere e ottenere asilo perché la Francia ha ratificato la Convenzione di Ginevra che la impegna ad accogliere i rifugiati e a non respingerli in Paesi in cui la loro vita o la loro libertà sarebbero in pericolo. Quindi affrontano la traversata non per mettersi in salvo né per avere l’opportunità di chiedere asilo. Lo fanno perché vogliono entrare in Gran Bretagna e rimanervi. Ecco perché le autorità britanniche sono certe che la prospettiva di essere trasferiti in Ruanda avrà sicuramente una funzione deterrente.

Come nel mare Mediterraneo, effetto complementare della legge, di cruciale valore, sarà salvare vite umane. Poche ore dopo l’approvazione della legge, una imbarcazione partita sovraccarica da un punto della costa francese vicino a Boulogne si è incagliata in un banco di sabbia; e cinque persone – tre uomini, una donna e un bambino – sono morte schiacciate dal peso degli altri passeggeri. «Queste tragedie devono finire – ha dichiarato il ministro dell’interno britannico James Cleverly – non sono disposto ad accettare una situazione che costa tante vite umane. Il mio governo sta facendo tutto il possibile per mettere fine alle attività delle organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi illegali». Le autorità francesi hanno riferito che nella notte tra il 22 e il 23 aprile decine di barche sono salpate alla volta dell’Inghilterra approfittando di condizioni meteorologiche favorevoli e del mare calmo.



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