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SENZA LORO REPARTI BLOCCATI

Obbligo di vaccino, l'arma sindacale in mano ai medici

L'opposizione dei medici al vaccino si sta rivelando come una vertenza sindacale per la libertà. Mentre partono le lettere di sospensione le strutture mediche pubbliche si stanno accorgendo che non possono permettersi di sospendere i sanitari perché i reparti si bloccherebbero. Un'arma contrattuale a disposizione dei sanitari. 

Editoriali 17_07_2021

Sospendere i medici contrari alla vaccinazione anti covid potrebbe rivelarsi più difficile del previsto. In particolare, i medici hanno dalla loro un’arma specifica: il loro potere contrattuale. Costringere i sanitari ad assentarsi dal lavoro perché non si vogliono sottoporre a un vaccino che non riduce il contagio, ma solo la malattia grave in quei soggetti a rischio che non si curano, porterebbe le strutture ospedaliere a lamentare una carenza di organico che nel 90% degli ospedali italiani è cronica.

A Pordenone, ad esempio, si sta cercando una strada “mediana”. Il personale non vaccinato sarà “inviato” dal proprio medico, il quale tenterà lo spostamento di mansione o in seconda battuta imporrà delle rigide prescrizioni, come l’uso costante di una mascherina o altre forme di distanziamento, che peraltro sono già utilizzate e che sono la misura regina anticontagio. Ma al momento non sarà sospensione immediata, contrariamente a quanto si pensava. 

Nell’Asl friulana, infatti, sono già le 200 missive di richiamo inviate ad altrettanti operatori sanitari, 58 di loro sono infermieri mentre i medici 16. Il vero problema riguarda gli operatori socio-sanitari.

In alcuni ambienti di lavoro, specie quelli privati, poi, ci sono atteggiamenti di mobbing che fanno abuso di certi dati e ne fanno una discriminante senza neanche seguire l’iter della legge e mettono in sospensione i dipendenti. I ricorsi potranno dare sorprese ai datori di lavoro.

L’obbligo vaccinale sta mettendo a rischio molti posti di lavoro con la sospensione: è un qualcosa di ingiusto e contrario ai diritti fondamentali. Non è comprensibile che sanitari che per un anno e mezzo sono stati sul posto di lavoro senza ferie per combattere contro il covid, improvvisamente da eroi siano passati a untori e se non aderiscono entusiasticamente alla vaccinazione si trovano a doversi vedere per i prossimi sei mesi senza stipendio o demansionati.

Eppure, ci sono gli strumenti per tutelare il prossimo e allo stesso tempo garantire la libertà di scelta delle persone. Non sono fattori in contrapposizione. Il fatto che oggi il legislatore e il can can mediatico stiano mettendo un aspetto contro l’altro è il vero problema. Questo provoca scontri e fratture sociali. Ma a rimetterci saranno soltanto certi diritti costituzionalmente garantiti. Ci sono persone che hanno vinto il concorso e non possono accedere al posto di lavoro.

Ecco che in questo contesto le Aziende si troveranno costrette a sedersi attorno a un tavolo e a discutere insieme di un protocollo che contempli sicurezza e libertà con i medici. È possibile, basta volerlo. E soprattutto è bene riflettere su un fatto: le strutture mediche pubbliche non possono permettersi di sospendere i sanitari, i reparti si bloccherebbero.

Il potere contrattuale dei medici, in questa inaspettata vertenza, è un’arma a favore della libertà. In una realtà ospedaliera che già soffre di carenze di organico, la sospensione di molti sanitari potrebbe portare ulteriori problemi per la salute.