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A proposito del genocidio armeno

Nuove dichiarazioni del patriarca armeno apostolico di Costantinopoli Sahak II Masalyan

Il patriarca ha espresso preoccupazione per la diminuzione della popolazione armena e ha auspicato il superamento delle incomprensioni e degli equivoci che gravano sulle minoranze non islamiche

Il 3 febbraio il nuovo patriarca armeno apostolico di Costantinopoli Sahak II Masalyan è tornato a parlare dei massacri subiti dagli armeni tra il 2015 e il 2016 nella penisola anatolica. Intervistato dal giornale turco Hurriyet ha detto di desiderare che presto anche in Turchia si arrivi al “riconoscimento delle sofferenze e delle perdite patite dal nostro popolo” superando le incomprensioni e gli equivoci di chi descrive le minoranze che vivono in Turchia come “elite felici e ricche, mentre questo non è affatto vero e non lo è mai stato. Il 24 aprile (giorno in cui si commemora il genocidio armeno, n.d.A.) deve essere una occasione di guardare al futuro invece di rievocare il passato”. Il problema principale – ha spiegato – è la demografia: “siamo tra 50.000 e 60.000, rappresentiamo la più grande minoranza non musulmana del paese. Ma la popolazione armena sta rapidamente diminuendo. Perdiamo 26 adulti ogni 12 nuovi nati. Siamo come un iceberg in un mare di 82 milioni di persone che sta fondendo. Per di più abbiamo anche un problema di emigrazione”. Inoltre, ha aggiunto, “benché un trattato internazionale assicuri i diritti delle comunità cristiane in Turchia, manca ancora una legislazione interna in merito. Lo stesso patriarcato armeno non è stato definito e questo rende estremamente difficili molte cose, incluso il fatto di ricorrere alla legge e ottenere diritti di proprietà. Persino l’edificio che ospita il patriarcato non ci appartiene, è proprietà di una chiesa che si trova sul lato opposto della strada. Abbiamo 38 chiese e 42 fondazioni, ma quelle 38 chiese sono come 38 ducati”. Il patriarca ha ricordato che cento anni fa quasi un terzo della popolazione era cristiana, ha parlato di cristianofobia ricordando il recente omicidio di tre missionari nella provincia orientale di Malatya. Concludendo l’intervista, ha tuttavia plaudito alla decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan di porgere le condoglianze ai discendenti degli armeni uccisi durante la prima guerra mondiale. Il patriarca si riferisce al messaggio del presidente indirizzato agli armeni il 24 aprile del 2014: “desidero che gli armeni deceduti all’inizio del XX secolo riposino in pace ed esprimo le mie condoglianze ai loro nipoti. I fatti della prima guerra mondiale sono un dolore condiviso. È nostra responsabilità in quanto uomini e studiosi giudicare questo doloroso periodo storico come un mero ricordo del passato”.