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Nicaragua, una persecuzione sistematica dei cattolici

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Ulteriore deterioramento della situazione dei diritti umani nel Nicaragua di Daniel Ortega: nel solo mese di maggio ci sono 181 casi di abuso contro gli oppositori politici. La Chiesa è palesemente nel mirino, con arresti di sacerdoti e laici e sequestri arbitrari dei suoi beni. 

Libertà religiosa 09_06_2023
La Pasqua a Managua

Il “Monitoreo Azul y Blanco”, un'organizzazione che monitora la violazione dei diritti umani in Nicaragua, in maggio ha registrato 181 casi di violazione dei diritti umani, ad opera della dittatura di Daniel Ortega: 81 processi penali, 29 casi di persecuzione, 27 sospensioni di avvocati, 16 casi di intimidazione, 10 azioni di “repressione” migratoria, 2 aggressioni fisiche e 63 detenzioni arbitrarie per reati di “tradimento alla Patria”. Fra i detenuti, uno è morto in circostanze poco chiare e quattro sono sacerdoti, secondo il rapporto approvato dalla Commissione interamericana per i diritti umani (Iachr).

Nel mirino c'è la diocesi di Matagalpa ed Estelí, di cui Mons. Rolando Álvarez era vescovo titolare e amministratore, poiché da lì provenivano tre dei quattro sacerdoti arrestati in maggio. Così Pastor Rodríguez e Leonardo Guevara, delle parrocchie di Jalapa ed Estelí, affrontano un processo per “questioni amministrative dell'estinta Cáritas Diocesana di Estelí”. E poi è stato arrestato il padre Jaime Montecinos, parroco della chiesa Juan Pablo II, nel comune di Sébaco (Matagalpa).

Sabato 27 maggio la Polizia Nazionale ha pubblicato un comunicato in cui accusava la Chiesa cattolica nicaraguense di nascondere “centinaia di milioni di dollari in sacchi situati in strutture appartenenti alla diocesi del Paese” e di far parte di una “rete di riciclaggio di denaro sporco”.Tuttavia, il quotidiano El Confidencial ha chiarito che i fondi trattenuti “sono tutt'altro che illegali” e corrispondono a una donazione di 563.206,54 dollari fatta dalla Fondazione Catholic Relief Services (Crs) nel 2012 all'Associazione (Acde). Crs è un'istituzione fondata dai vescovi cattolici degli Stati Uniti per assistere i sopravvissuti della Seconda guerra mondiale e opera in 101 paesi.

L'improbabile accusa di “riciclaggio di denaro” è stata la scusa perfetta usata da Daniel Ortega per congelare i conti correnti delle diocesi a livello nazionale: la prima è stata Managua, presieduta dal cardinale Leopoldo Brenes, e poi Matagalpa ed Estelí, del vescovo imprigionato Rolando Álvarez. La decisione non solo incide direttamente sull'operato della Chiesa cattolica, costretta a vivere delle poche offerte in contanti dai propri fedeli, ma ha anche impedito agli insegnanti delle scuole cattoliche di riscuotere gli stipendi.

Inoltre, l'ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha recentemente espresso preoccupazione per il deterioramento della situazione in Nicaragua, dal momento che dei 63 arresti arbitrari del mese di maggio, 55 sono stati eseguiti in una sola notte, ai danni di persone accusate di "cospirazione volta a minare l'integrità nazionale", un'accusa che il governo frequentemente usa per mettere a tacere i suoi critici.

“Siamo sempre più preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Nicaragua, dove le autorità continuano attivamente a mettere a tacere qualsiasi voce critica o dissidente nel Paese, utilizzando a tal fine il sistema giudiziario”, ha dichiarato Martha Hurtado, portavoce dell'Onu, sottolineando che tra i detenuti ci sono difensori dei diritti umani, oppositori politici, giornalisti, lavoratori rurali e personale legate alla Chiesa cattolica. Oltre ai quattro sacerdoti arrestati, tra il 21 e il 23 maggio sono stati fermati anche quattro dipendenti laici della Chiesa. La ragione? La dittatura ha intensificato il suo attacco alla Chiesa cattolica, come testimoniano gli espropri arbitrari di centri educativi sotto la sua amministrazione, effettuati di notte e con metodi violenti.

Il 18 maggio è stata chiusa l'Università Cattolica dell'Immacolata Concezione dell'arcidiocesi di Managua (Ucicam), con la scusa del suo “scioglimento volontario”, secondo l'accordo ministeriale 77-2023. L’Ucicam è stata inaugurata nel 2011 ed era un centro di formazione per seminaristi di diverse Chiese locali del Centroamerica. Ma non è un caso unico: nell'ultimo anno le autorità nicaraguensi hanno chiuso altre 17 università private sempre facendole passare per cessazioni di attività “volontarie”. E, più di recente, giovedì 1° giugno, il governo ha annullato lo status giuridico dell'Associazione “Hijas de Santa Luisa de Marillac en el Espíritu Santo”, ha ordinato l'espropriazione dei suoi beni ed ha espulso tre suore straniere. Stesso intervento contro il Collegio Susana López Carazo delle Suore Domenicane dell'Annunciata, con l'espulsione delle tre suore di quella congregazione.

È evidente il costante e sistematico attacco del dittatore Daniel Ortega contro la Chiesa cattolica da quando è tornato al potere nel 2007, di più rispetto al primo regime del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) negli anni Ottanta. Lo conferma l'avvocato Martha Patricia Molina, che ha documentato 529 attacchi contro la Chiesa cattolica negli ultimi cinque anni, di cui 90 registrati nel primo trimestre del 2023. E non solo: il regime ha anche adottato misure restrittive della libertà religiosa, come il divieto di processioni pubbliche durante la Settimana Santa. Successivamente, in un'intervista pubblicata da Infobae, il 10 marzo, papa Francesco ha parlato di uno “squilibrio” in Daniel Ortega, paragonando il suo governo a una “dittatura hitleriana”. Subito dopo il dittatore ha sospeso le relazioni diplomatiche con il Vaticano.

Il Nicaragua ha subito una deriva autoritaria dall'aprile 2018, che si è accentuata dopo le controverse elezioni generali del 7 novembre 2021, in cui Daniel Ortega è stato rieletto per un quinto mandato, quarto consecutivo e il secondo con sua moglie Rosario Murillo, come sua vicepresidente.