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Newman, la luce del dogma non è una gabbia ma una guida

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È dottore della Chiesa il santo inglese approdato dall'anglicanesimo alla fede cattolica. Alla mentalità del suo e del nostro tempo che riduce la religione a opinione oppose la "verità viva che non può mai invecchiare". Un estratto da La Bussola Mensile di novembre.
- Bussola Mensile, in primo piano Newman dottore della Chiesa, di Maria Bigazzi

 

Ecclesia 01_11_2025

San John Henry Newman è dottore della Chiesa. Il noto teologo inglese previde molte delle sfide del nostro tempo e si impegnò con coraggio a servire la causa della Verità. Quando ricevette il “biglietto” per la nomina cardinalizia nel 1879, pronunciò un discorso in cui riassunse l’impegno fondamentale della sua vita: «Gioisco nell’affermare che fin dall’inizio mi sono opposto a un grande male. Per 30, 40, 50 anni ho resistito con tutte le forze allo spirito del liberalismo. Mai la santa Chiesa ha avuto bisogno di essere difesa da esso come in questi tempi nei quali è diventato un errore diffuso come un’insidia su tutta la terra». (...)

Newman nacque il 21 febbraio 1801 a Londra. Già da giovane la sacra Scrittura gli diede regole morali elevate, ma le sue potenzialità intellettuali necessitavano di un qualcosa di più chiaro. Ben presto, a soli quattordici anni, subì la tentazione dell’autosufficienza, volendo «essere virtuoso, ma non religioso; non avevo capito che senso avesse amare Dio». Mentre lottava con questi pensieri, Dio bussò al suo cuore. Nelle vacanze del 1816 leggeva il libro La forza della verità di Thomas Scott e sperimentò la sua “prima conversione”: si trattava di una acuta consapevolezza dell’esistenza di Dio. (...)

Sin da questa prima conversione, Newman cercò di seguire fedelmente la luce della Verità: «Quando avevo quindici anni si verificò in me un grande cambiamento di idee. Subii l’influenza di un credo definito, e accettai nella mia mente alcune impressioni del dogma che, per la misericordia di Dio, non si sono mai più cancellate od oscurate». Cominciò quindi a rendersi conto dell’importanza delle grandi verità cristiane: l’incarnazione del Figlio di Dio, l’opera della redenzione, il dono dello Spirito che abita nell’anima del battezzato, la fede che non può rimanere una semplice teoria, ma deve tradursi in un programma di vita.

«Il principio dogmatico». Dopo gli studi universitari, nel 1822 Newman fu eletto Professore dell’Oriel College di Oxford. Ordinato ministro anglicano divenne vicario di St. Mary’s, la chiesa dell’Università di Oxford. Cominciò anche a leggere sistematicamente i Padri della Chiesa, nei quali scopriva la freschezza della Chiesa antica. Nel contempo fu sempre più preoccupato dell’influsso del liberalismo religioso a Oxford e in tutta l’Inghilterra. (...) «Ciò che combattevo era il liberalismo, e per liberalismo intendo il principio antidogmatico con tutte le sue conseguenze... Dall’età di quindici anni il dogma è stato il principio fondamentale della mia religione: non conosco altra religione; non riesco a capire nessun’altra specie di religione; una religione ridotta a un semplice sentimento per me è un sogno e un inganno. Come non ci può essere amore filiale senza l’esistenza di un padre, così non ci può essere devozione senza la realtà di un Essere Supremo». (...)

Sviluppando la teoria della Via media, cercava di dimostrare che l’anglicanesimo era l’erede legittimo della prima cristianità, in quanto non presentava né gli errori dottrinali dei protestanti né le corruzioni che pensava di vedere nella Chiesa di Roma. Studiando la storia della Chiesa del quarto secolo, tuttavia, fece una grande scoperta: trovò rispecchiata nei tre gruppi di allora la cristianità del suo secolo – negli ariani i protestanti, nei romani la Chiesa di Roma, nei semi-ariani gli anglicani. Questa e altre esperienze simili fecero sì che «la teoria della Via media era assolutamente polverizzata».

«L’unico ovile di Cristo. (...) Mentre procedeva con il suo famoso saggio su Lo sviluppo della dottrina cristiana, comprese che la Chiesa di Roma era la Chiesa dei Padri, degli Apostoli, di Gesù Cristo. Il 9 ottobre 1845 all’età di 44 anni, abbracciò la fede cattolica e fu ricevuto dal beato Domenico Barberi, un passionista italiano, nella piena comunione della Chiesa cattolica, che in molte lettere definì allora «l’unico ovile di Cristo». Scrisse nell’Apologia: «Dal giorno in cui divenni cattolico …, non ho avuto alcuna inquietudine nello spirito. Mi sono trovato nella più perfetta pace e tranquillità; non ho mai avuto alcun dubbio …, fu come entrare in porto dopo essere stati nel mare in burrasca; e la mia felicità, a questo riguardo, dura ininterrotta fino ad oggi».

«Una verità viva che non può mai invecchiare. Ordinato sacerdote cattolico nel 1847, Newman fondò l’Oratorio di San Filippo Neri a Birmingham. (...)  Nel 1870 uscì il Saggio a sostegno di una grammatica dell’assenso. (...) Nella parte conclusiva di tale saggio, ci lasciò una pagina bellissima in cui riassume le “prove” per la verità del cristianesimo, scrivendo tra l’altro: «La religione naturale si basa sul senso del peccato; riconosce il male, ma non può trovare il rimedio, può solo cercarlo. Quel rimedio, sia per quanto riguarda la colpa che l’impotenza morale, si trova nella dottrina centrale della rivelazione: la mediazione di Cristo. Così accade che il cristianesimo sia il compimento della promessa fatta ad Abramo e delle rivelazioni mosaiche; (...) questo è il segreto della sua prolungata energia e dei suoi martiri che mai cedettero; questo è il modo in cui oggi è così misteriosamente potente, malgrado i nuovi e minacciosi avversari che ne cospargono la via. Ha dalla sua quel dono di tamponare e di sanare l’unica profonda ferita della natura umana, che per il suo successo ha più valore di un’intera enciclopedia di conoscenza scientifica e di un’intera biblioteca di dispute, e per questo deve durare finché dura la natura umana. Si tratta di una verità viva che non può mai invecchiare...».
La forza della Chiesa non sta nella perfezione dei suoi membri, ma nella verità divina che essa custodisce, annuncia e comunica a tutti e che offre il rimedio per la natura di ogni uomo, ferita dal peccato e bisognosa di guarigione e di rinnovamento.

«Ho resistito con tutte le forze allo spirito del liberalismo». In conclusione ritorniamo al discorso che Newman tenne in occasione del ricevimento del “biglietto” per la nomina cardinalizia. In tale circostanza, rinnovando la sua protesta contro il liberalismo religioso, disse: «Il liberalismo (in religione) è la dottrina secondo la quale non esiste verità positiva in religione, ma un credo vale l’altro; e tale dottrina va acquistando vigore di giorno in giorno. Esso non vuole riconoscere come vera alcuna religione. Insegna che tutte devono essere tollerate e che tutte sono materia di opinione. (...)». Oggi siamo testimoni di una mentalità ampiamente diffusa che sostiene idee simili, con gravi conseguenze per tutti gli ambiti della vita. Newman può ricordare a tutti che la Verità è un prezioso dono da accogliere con fede, da vivere con amore, da proclamare con gioia, da difendere con umiltà.
 

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