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ELEZIONI IN ISRAELE

Netanyahu vince ancora, ma assieme all'estrema destra

Netanyahu, leader del Likud, nonché il più longevo primo ministro di Israele, ha di nuovo vinto le elezioni. Il quarto voto in tre anni ha assistito alla crescita anche dell'estrema destra, sua alleata, capeggiata da Itamar Ben Gvir, leader del sionismo religioso.

Esteri 03_11_2022
Benjamin Netanyahu e la moglie Sara

Benjamin Netanyahu, leader del Likud, e Itamar Ben-Gvir, esponente del partito Sionismo religioso, un partito di estrema destra, potrebbero formare la coalizione che governerà Israele nei prossimi anni. È quanto emerge da un primo risultato delle urne. La suddivisione dei seggi dovrebbe essere: 31 al Likud, 23 a Yesh Atid, 14 a Sionismo religioso, 11 al Partito dell’Unità nazionale di Benny Gantz, 10 allo Shas, 7 a United Torah Judaism, 5 a Yisrael Beiteinu, 5 ai laburisti, 5 a Ra’am, 5 ad Hadash-Ta’al, 4 al Meretz. Dunque, una netta affermazione della destra radicale, caratterizzata da diffidenza e chiusura nei confronti di quella fetta di popolazione costituita da cittadini arabo-israeliani.

Erano 39 le liste che si erano presentate per la consultazione elettorale, ma meno di una dozzina ha superato lo sbarramento del 3,25%, soglia al di sotto della quale non si può entrare alla Knesset, il Parlamento israeliano. I sondaggi sono stati rispettati, il Likud era dato a 31 seggi, con un incremento di uno scranno parlamentare rispetto alla legislatura uscente, Yair Lapid (Yesh Atid), invece, doveva assestarsi in una "forbice" compresa tra i 25 e i 27 seggi, di fatto vedendo aumentare di una decina di deputati la sua delegazione parlamentare. Gantz, invece non doveva andare oltre gli 11, superato però dal Partito sionista religioso, posizionato sulla quindicina di seggi. I partiti arabi, in rappresentanza di circa il 20% della popolazione nazionale, erano dati a quattro seggi ciascuno (Hadash-Ta’al e Ra’am).

«Non sono ancora primo ministro» - ha detto Ben-Gvir, quando ormai lo scrutino delle schede dava la possibile coalizione in netto vantaggio -. «Le persone che hanno votato per il partito al quale appartengo chiedono di camminare per le strade in sicurezza e non vogliono che i nostri soldati e agenti di polizia siano oggetto di attacchi terroristici». Netanyahu, da parte sua, rivolto ai suoi sostenitori nel quartier generale del partito, ha rimarcato che gli elettori hanno voluto premiare la politica e i programmi del Likud. «È evidente - ha aggiunto - che gli israeliani vogliono sicurezza e abbassamento del costo della vita».

Gli analisti politici, però, sottolineano che nonostante la vittoria, Netanyahu, a causa delle sue vicissitudini con la giustizia - è accusato, infatti, di corruzione -, potrebbe cedere il potere ai rappresentanti dell’estrema destra, in particolare, al leader del partito ultranazionalista Otzma Yehudit, Itamar Ben Gvir. Questa scelta provocherebbe, però, non solo ulteriori divisioni nella società ebraica, ma anche in campo internazionale.

Ma lo scenario potrebbe essere anche un altro. Dagli interventi di Benjamin Netanyahu emerge un dato, e cioè che il leader del Likud ha l’intenzione di abbassare i toni del dibattito politico, in vista di una riconciliazione con i vari esponenti politici e soprattutto instaurare dei buoni rapporti con le popolazioni vicine. È anche significativo il fatto che Netanyahu, nel corso dei suoi ultimi comizi, non abbia nominato i suoi probabili e futuri alleati della coalizione. Un'apertura, forse, ad una parte dei deputati eletti nella lista di Lapid?

Lapid, dal canto suo, rivolgendosi ai suoi sostenitori ha detto che «nell'ultimo anno e mezzo il Governo da lui guidato ha lavorato sodo per dare un futuro migliore a tutti gli abitanti di Israele. Ogni israeliano deve sapere che continueremo a combattere affinché Israele sia uno stato ebraico e democratico, liberale e avanzato».

In campo internazionale va registrata una dichiarazione fatta dal primo ministro ad interim del Libano, Najib Mikati, che ha affermato che gli Stati Uniti hanno dato la massima assicurazione che proteggeranno l'accordo sui confini marittimi con Israele, anche se l'ex premier conservatore israeliano Benjamin Netanyahu dovesse tornare alla guida del paese. «Non abbiamo paura di un cambiamento alla guida di Israele. Che vinca Netanyahu o qualcun altro, nessuno può ostacolare questo accordo», ha detto Najib Mikati.