Medjugorje, un luogo speciale per l’incontro con Dio
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Per il 44° anniversario dell’inizio delle apparizioni esce Medjugorje, un’indagine, un libro del giornalista Riccardo Caniato, che ripercorre la storia di quanto avvenuto in questa località dal 1981 ad oggi, avvalendosi di molteplici testimonianze. L'intervista della Bussola all'autore.

Due giorni hanno segnato l’inizio di quello che è spesso chiamato “il fenomeno Medjugorje”: il 24 e il 25 giugno 1981. Da allora, questa località – all’epoca quasi sconosciuta – della Bosnia-Erzegovina, è diventata meta di innumerevoli pellegrinaggi ed è entrata nei cuori di milioni di persone. In occasione del 44° anniversario dell’inizio delle apparizioni della Madonna, il giornalista Riccardo Caniato ha scritto un libro, accurato e scorrevole, intitolato Medjugorje, un’indagine. La mia via per il Paradiso, sola andata (Il Timone, pp. 416). Sono pagine in cui si intrecciano i messaggi della Madonna con ricche e importanti testimonianze dei frutti di guarigione che da quel luogo sono scaturiti. L’inchiesta è impreziosita dalla raccolta di voci di molte persone – veggenti compresi – che Caniato stesso ha incontrato dal 2001 a oggi.
Un libro che fa riflettere e che giunge a poco meno di un anno dal Nihil obstat concesso dal Dicastero per la Dottrina della fede (settembre 2024), che, pur non dichiarando la soprannaturalità degli avvenimenti, ha evidenziato la bontà dell’esperienza spirituale sorta a Medjugorje e il carattere edificante dei messaggi trasmessi dai veggenti, autorizzando i fedeli «a dare in forma prudente la loro adesione». La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato Caniato.
Riccardo Caniato, Medjugorje come ha cambiato la sua vita?
Medjugorje ha dato un cuore ai contenuti della fede a cui fino allora avevo aderito perlopiù per formazione familiare e col ragionamento. Chiunque, credente o non, si rechi in questo villaggio dell’Erzegovina con spirito libero, capace di osservare gli eventi che qui perdurano dal 1981 e di ascoltare il messaggio a essi collegato, deve di necessità fare i conti con un Dio vivo, che ci ama e si fa relazione con ciascuno nel quotidiano dell’esistenza. I testi conciliari della Lumen Gentium dicono che Maria è Madre, rifugio e guida sicura per gli uomini ancora pellegrini sulla terra. Ed ecco che queste affermazioni, rivolte all’intelletto, a Medjugorje si incarnano nelle apparizioni della Gospa che, infaticabile, da oltre 40 anni percorre la strada dal Paradiso per richiamare i suoi “figli” (così ci chiama) al destino eterno con la Famiglia del Cielo. Lo fa con sguardo al mondo intero, ma dando importanza ai singoli, a sei persone del tutto normali, i “veggenti” (che erano bambini nel 1981), che sta accompagnando passo dopo passo, facendo loro visita nelle loro case, nelle loro famiglie, là dove si trovano, facendo delle loro case e delle loro famiglie – in cui anche le nostre sono rappresentate – un santuario. La nostra fede non dipende da una singola apparizione, ma, in sintesi, Medjugorje ti pone di fronte a una sorta di sillogismo ineludibile: se la Madonna appare, Lei è viva, se la Madonna c’è, la mia fede è vera… Se si arriva a questa conclusione, la tua vita cambia necessariamente.
Perché Medjugorje richiama così tante persone ogni anno?
L’attrattiva nasce proprio dalla percezione di questa presenza qui così speciale del Divino, di un’occasione speciale per il proprio incontro personale con Dio. Mi ha colpito quanto mi ha riferito Cinzia, la mamma di Giovanni Maria, un bimbo che amava follemente la Madonna e morto a sette anni in circostanze straordinarie su cui la Chiesa desidera approfondire. Trovandosi nella parrocchia di Medjugorje, la mamma, nel vederlo tanto gioioso, gli chiese: “Giò, ma non era Lourdes la tua preferita?”. E si sentì rispondere: “Sono tutti posti cari a Maria, ma a Medjugorje la Madonna è qui, adesso”. Medjugorje è una grande grazia per noi ora, nelle tenebre dell’odio e della guerra in cui ci siamo ostinatamente ficcati. E il sensus fidei riconosce questa opportunità.
Il libro presenta testimonianze ed esperienze di persone che hanno trovato a Medjugorje guarigioni inaspettate e un senso nuovo per la vita. Ce ne può anticipare qualcuna?
Nel 2001 avevo conosciuto e intervistato Diana Basile, la prima miracolata di Medjugorje di cui si ha notizia, guarita da una forma molto aggressiva di sclerosi multipla: rimasi molto toccato da questa donna anziana ma forte, gentile e autorevole, perché sia in ciò che diceva sia in ciò che faceva, dava testimonianza di essere cuore a cuore con Dio, di un’unità di vita. Più della grazia ricevuta nel corpo, mi colpì la sua anima bella. Come editore, ho pubblicato in seguito la traduzione italiana, per mano di Max Ciani, della storia del miracolo ottenuto da Arthur Boyle (Sei mesi di vita, Ares, 20150), un cittadino statunitense, amico dell’attore Jim Caviezel che ha firmato l’invito alla lettura. Dichiarato incurabile dagli oncologi, accettò, contro il parere dei luminari che lo assistevano, l’invito dei suoi amici più cari di venire in Europa, a Medjugorje, per implorare con la Gospa le cure al Medico dei Vangeli… Salito sul Krizevac, in circostanze che non racconto ora, ebbe il segno della sua guarigione, confermata scientificamente al ritorno in patria. Fin qui le guarigioni fisiche che fanno scalpore, ma personalmente a Medjugorje sono rimasto colpito dai racconti di persone dal cuore ferito, vittime di dipendenze, di influssi esoterici o satanici, atei professi senza speranza… che, grazie a Maria, hanno incontrato Gesù nei sacramenti, in particolare nella Confessione e nell’Eucaristia, e hanno svoltato.
Alcune persone rimangono ancora perplessi riguardo a una Madonna “postina” che appare così a lungo coi suoi messaggi. Che cosa direbbe loro?
Al Santuario di Laus, in Francia, si fa memoria delle apparizioni riconosciute della Vergine a Benedetta Rencurel, che ebbero inizio nel 1664 e proseguirono ininterrottamente fino alla morte della veggente nel 1718. È noto anche che quando finiscono le apparizioni in cui viene consegnato un messaggio per la Chiesa, per il Papa, per il mondo, per i mistici, in genere, gli incontri celesti continuano per il resto della loro vita almeno saltuariamente ma in maniera costante. È questo il caso di Pierina Gilli di Montichiari a cui la Madonna, sotto il titolo di Rosa Mistica, ha dato messaggi da rendere pubblici in due successivi cicli di manifestazioni, rispettivamente negli anni 1946-47 e nel 1966, ma che poi non le ha mai fatto mancare la sua compagnia, facendole visita in chiesa o nella sua abitazione, accompagnandola nell’approfondimento delle verità di fede e nella preghiera. Ed è ciò che avviene anche a Medjugorje per Marija, Vicka, Ivan e gli altri strumenti che la Regina della Pace si è scelta in questo luogo. I suoi messaggi si ripetono come si ripete una Madre che ama i suoi figli e che li richiama con ostinazione al bene, essendo molto preoccupata per le loro scelte sbagliate e la cocciutaggine con cui si ostinano a non darle retta.
Quali sono le sue riflessioni sul Nihil obstat della Santa Sede?
In base alle nuove normative di discernimento dei presunti fenomeni mistici, entrate in vigore nel maggio 2024, il Nihil obstat rappresenta il più alto grado di riconoscimento positivo che le autorità ecclesiastiche possano concedere in via ordinaria. Letteralmente “nulla di contrario”: questa espressione significa che la gerarchia approva un’esperienza mistica e il messaggio correlato, confermandone la piena conformità alla dottrina e alla morale cattolica. Il Dicastero ha voluto chiarire che, con il Nihil obstat, la Chiesa non si pronuncia in modo definitivo sulla soprannaturalità dell’evento. Piuttosto, intende sottolineare la bontà dei frutti che ne derivano, lasciando tuttavia al singolo fedele la libertà di credere e incoraggiandolo a vivere il messaggio qualora lo ritenga utile per il proprio percorso cristiano. Per il popolo di Medjugorje, questa libertà di poter aderire in sintonia con l’autorità della Chiesa a un evento considerato una manifestazione autentica dell’amore di Dio ha generato una gioia incontenibile e un rinnovato slancio nella pratica e nella testimonianza della fede.
Quali consigli darebbe a un amico che si reca a Medjugorje per la prima volta?
Di non coltivare nessuna delle aspettative di un viaggio come gli altri. Si troverà a raggiungere un luogo che di per sé non ha veramente nulla di particolare da offrire, dove spesso o fa troppo caldo o fa troppo freddo, in cui non siamo in montagna e tantomeno al mare. Il villaggio si è dotato di numerosi servizi, ma nei dintorni non presenta musei o opere d’arte degne di nota fino a Mostar. Che l’amico si predisponga allora a vivere un’esperienza in cui non è importante ciò che vedi con gli occhi, ma può esserlo, immensamente, ciò che percepisci con il cuore.
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