Londra orwelliana: comico finisce in cella per tre battute sui trans
Comico irlandese, Graham Linehan ha avuto la carriera distrutta nel Regno Unito a causa delle battute sui trans. Si rifà vita e successo negli Usa, ma gli è bastato tornare a Londra per essere arrestato, per tre battute sui trans pubblicate su X. Un livello di repressione simile non si era mai visto.

Forse in Italia il nome di Graham Linehan non suona familiare. Ma in Gran Bretagna è ben altro discorso. L’irlandese, comico e sceneggiatore, co-creatore delle iconiche sitcom Father Ted e The IT Crowd, è stato a lungo uno degli autori comici più celebrati di Sua Maestà.
Eppure, negli ultimi anni, la sua carriera s’è incrinata. A segnarne il destino non sono stati i flop televisivi, ma le sue posizioni frontali sull’ideologia trans.
Tutto inizia con un ritorno imprevisto: nel 2008, The IT Crowd manda in onda un episodio che, ritrasmesso anni dopo, viene bollato dagli attivisti come transfobico. È la prima incrinatura. Poi, nel 2018, Linehan compie un passo che diventa definitivo per il mondo LGBT: elogia come “eroi” i manifestanti del Pride di Londra che marciavano con striscioni recanti la scritta «Il transattivismo cancella le lesbiche». Da quel momento in poi, per lui si apre un fronte di guerra senza tregua.
Linehan diventa bersaglio di una campagna incessante da parte degli attivisti trans. Viene citato in giudizio, bandito ripetutamente da Twitter (prima che diventasse X), e progressivamente ostracizzato dal mondo dello spettacolo che un tempo lo aveva acclamato. Lui stesso ammette che le accuse di transfobia hanno reso impossibile ogni prospettiva di lavoro in Gran Bretagna, fino allo scorso anno, quando ha deciso di lasciare il Regno Unito e trasferirsi negli Stati Uniti. In questa trama, poi anche già sentita, arriva il colpo di scena: lunedì scorso, Linehan viene arrestato dalla polizia britannica all’aeroporto di Heathrow. Lo gettano in una cella, e in poche ore finisce d’urgenza in ospedale, con una pressione sanguigna pericolosamente alta - rischio ictus. L’accusa è precisa: tre post pubblicati su X lo scorso aprile giudicati transfobici.
Come sono andati i fatti lo ha raccontato lo stesso Graham Linehan. Sul suo blog, voce e penna, mercoledì 3 settembre, dal suo letto d’ospedale, ha deciso di raccontarsi per rendere le notizia, che fino a quel momento era stata ignorata dalla stampa, di dominio pubblico.
Linehan racconta che già prima di salire sul volo dall’Arizona a Londra aveva intuito che qualcosa non andava. Al gate gli era stato comunicato che non risultava alcun posto a suo nome e che sarebbe stato necessario emettere un nuovo biglietto. Al suo arrivo a Heathrow, il quadro è apparso chiaro: era stato segnalato. Cinque agenti armati lo hanno fermato e condotto in un’area riservata per notificargli l’arresto: l’accusa riguardava tre post pubblicati su X. Una misura che, sottolinea lo stesso Linehan, appare sproporzionata in un Paese dove non mancano emergenze come l’aumento dei reati con coltelli tra i giovanissimi e il terrorismo islamico.
Così quando Graham Linehan ha visto i poliziotti per la prima volta, la sua reazione è stata sorprendente: è scoppiato a ridere. «Non dirmelo! Siete stati mandati dagli attivisti trans», ha detto agli agenti. Secondo il suo racconto, tra i poliziotti si percepiva un cortese sconcerto, qualcuno sembrava non avere neanche idea di quale fosse la natura dell’arresto. Quanto le cose hanno iniziato a mostrarsi drammaticamente serie, lo sceneggiatore s’è mostrato scosso e gli agenti hanno allora predisposto un furgone capace di evitargli il passaggio attraverso l’aeroporto come un pericoloso terrorista. Un dettaglio che lui stesso definisce una “piccola grazia”.
Più tardi, racconta Linehan, il tono dell’interrogatorio è cambiato, incalzato da domande su ciascuno dei post incriminati - con la stessa serietà che si riserva di norma a vicende di ben altra gravità - ha voluto spiegare le sue ragioni, e che il post sul pugno per un uomo transgender in uno spazio riservato alle donne era un argomento serio, espresso con una battuta. «Gli uomini che entrano negli spazi riservati alle donne sono abusatori e devono essere fermati», ha chiarito. L’agente, allora, ha utilizzato l’espressione “persone trans” e Linehan ci ha tenuto ad interromperlo chiedendo cosa intendesse. «Persone che sentono che il loro genere è diverso da quello assegnato alla nascita», gli ha risposto. «Assegnato alla nascita?», ha ribattuto lo sceneggiatore. «Il sesso non è assegnato». L’agente ha liquidato la replica come una questione semantica, ma Linehan gli ha risposto, «lei sta usando lo stesso linguaggio degli attivisti». Una tensione non senza conseguenze: d’un tratto la pressione sanguigna dello scrittore ha superato i 200 mm Hg, un livello considerato da rischio ictus ed è stato trasferito al pronto soccorso.
Gli è stata offerta la libertà su cauzione, a condizione che sparisse dai social. Tutto qui: un mero bavaglio legale studiato per tacitarlo quando è nel Regno Unito.
La chiosa di Leinehan è stata piuttosto esplicativa: «Il fatto che i singoli agenti fossero civili non altera la realtà fondamentale di quanto accaduto. Sono stato arrestato in aeroporto come un terrorista, rinchiuso in una cella come un criminale, portato in ospedale perché lo stress mi ha quasi ucciso e mi è stato vietato di parlare online, tutto perché ho fatto battute su X».
Il caso di Graham Linehan, per quanto clamoroso, non è affatto isolato. Nel Regno Unito di oggi, con il pretesto della tutela della “sicurezza pubblica”, le autorità hanno preso l’abitudine di interrogare o arrestare cittadini per opinioni espresse online. Secondo un’inchiesta del Times di Londra, la polizia britannica effettua ormai più di trenta arresti al giorno per post ritenuti “offensivi” sui social. Una cifra che racconta meglio di qualsiasi discorso il clima in cui si son venuti a trovare scrittori, comici, politici e semplici utenti della rete.
In un primo momento, Scotland Yard ha detto che l’arresto era avvenuto per «incitamento alla violenza», poi ha virato sull’incitamento all’odio a motivo dell’orientamento sessuale. Non stupisce allora la reazione brutale e diretta di J.K. Rowling, «Che c**** è diventato il Regno Unito? Questo è totalitarismo. Assolutamente deplorevole». Parole che hanno fatto il giro del mondo e che hanno dato voce a un malessere diffuso. Tutto si inserisce in un quadro che molti osservatori giudicano profondamente preoccupante. Sotto il governo laburista di Keir Starmer, il Paese sembra aver imboccato la strada di un controllo sempre più stretto sul dissenso.
Il premier continua a ripetere che la libertà di parola in Gran Bretagna è «viva e vegeta». Ma i fatti, i numeri e le storie come quella di Linehan, sembrano raccontare un’altra realtà. Tant’è che dinanzi all’arresto di Linehan, perfino Starmer ha criticato l’operato degli agenti dicendo che la polizia farebbe bene a concentrarsi su questioni più serie. Ricordiamo, peraltro, che Lucy Connolly è stata appena rilasciata dopo dieci mesi di carcere per alcuni post ritenuti istigatori al razzismo, pubblicati in seguito all’attentato di Southport dello scorso anno, nel quale tre bambine furono uccise da un cittadino africano sospettato di terrorismo.
E se il Daily Mail ha aperto con una domanda tagliente: «Quando la Gran Bretagna è diventata la Corea del Nord?», il leader dei Verdi, ha bollato i post di Linehan come «totalmente inaccettabili» e definito l’arresto «proporzionato», mentre Nigel Farage, cavallo di razza dell’oratoria pubblica, non s’è fatto trovare impreparato. Da Washington — dove era stato invitato dal Comitato della Camera Usa per discutere di libertà di espressione e delle leggi britanniche sull’online — ha lanciato un monito: le democrazie occidentali devono guardarsi da se stesse e dalla tentazione dirigista di decidere che cosa le persone possano dire o meno.
Il caso Linehan si inserisce in un contesto di tensioni tra Londra e Washington sul tema della libertà di espressione. Negli scorsi mesi, il vicepresidente statunitense J.D. Vance aveva ammonito il Regno Unito a non imboccare un «sentiero oscuro» di censura. Facendo riferimento anche alle zone di protezione attorno alle cliniche per l’aborto e l’arresto di quanti pregavano in prossimità di quei centri. L’ideologia woke, e tutto quello che le ruota attorno, in Gran Bretagna sembra aver raggiunto un livello ulteriore. Non più solo esclusione sociale o professionale, ma l’intervento diretto dello Stato: un apparato che non si limita a stigmatizzare, bensì arriva a punire chi devia dalla linea dominante.