Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Ambrogio a cura di Ermes Dovico
IL LIBRO

L'idolatria dei vaccini

Luisella Scrosati ha pubblicato il libro “L’idolatria dei vaccini” (Fede & Cultura) sulla liceità dei vaccini anti-Covid in rapporto agli aborti con cui sono collegati in filiera. Il libro è breve quanto basta per essere chiaro, documentato e completo senza parole in più e sbavature. Ne consiglio la lettura.

Libertà religiosa 26_01_2022

Luisella Scrosati ha pubblicato il libro “L’idolatria dei vaccini” (Fede & Cultura) sulla liceità dei vaccini anti Covid in rapporto agli aborti con cui sono collegati in filiera. Il libro è breve quanto basta per essere chiaro, documentato e completo senza parole in più e sbavature. Ne consiglio la lettura.

Come si sa, il tema della questione etica circa la relazione degli attuali vaccini anti Covid e la sperimentazione attuata con linee cellulari di feti umani abortiti, da un lato ha diviso i cattolici e messo in difficoltà il magistero, dimostrandosi quindi una questione rilevante e significativa, dall’altro è stata di gran lunga messa da parte, trascurata e dimenticata. So bene che si tratta di due situazioni in opposizione tra loro, ma questi sono fatti piuttosto inoppugnabili che l’Autrice esamina a fondo, presentandoli e valutandoli.

La divisione tra i cattolici non riguarda, naturalmente, i cattolici avventuristi o progressisti, i quali in genere non ammettono nemmeno la rilevanza del problema, ma coloro che hanno a cuore il rispetto della tradizione, in questo caso della tradizione della teologia morale cattolica e degli insegnamenti del magistero ad essa improntati. Costoro si sono divisi tra chi sostiene la liceità della vaccinazione perché gli aborti che sono all’origine dei vaccini sono fatti remoti e che non contemplano in  nessun modo la responsabilità morale di chi ora li adopera, e chi dice invece che questa responsabilità morale c’è e va considerata nel suo proprio livello. Un testo che ha proposto la prima tesi è il libro di Roberto De Mattei “Sulla liceità morale della vaccinazione” (Edizioni Fiducia), mentre il libro forse più rappresentativo della seconda visione è il volume a cura di Massimo Viglione “Mors tua vita mea” (Edizioni Maniero del Mirto).

Luisella Scrosati esamina a fondo il tema, per questo il libro contiene molte indicazioni anche di carattere generale sull’attuale vaccinismo e si rivela molto utile anche oltre il tema specifico. Sul quale la Scrosati indica i molti motivi per cui la responsabilità morale suddetta c’è e non può essere elusa. Il principale è il seguente che qui riporto in sintesi invitando alla lettura diretta del libro: tra gli aborti originariamente indotti (che, specifica l’autrice, non sono solo due come si dice), le varie fasi della sperimentazione, la produzione, la vendita e la somministrazione c’è una “filiera”, un continuum programmato, sicché se venisse a mancare una tappa – se per esempio nessuno accettasse di farsi iniettare il vaccino – tutta la filiera ne sarebbe compromessa. Ciò significa che non è corretto fingere che questo processo unitario non ci sia e scorporare l’ultimo passaggio dai precedenti e dal primo, con i quali invece è organicamente collegato.

Leggendo le argomentazioni del libro, mi è tornato alla mente uno degli argomenti – ricordato per altro anche dalla Scrosati - solitamente esposti da chi invece non vede nessun rapporto morale tra vaccinazione e aborti. L’argomento è il seguente: durante il periodo nazista furono compiuti molti esperimenti scientifici forzati e disumani su prigionieri, compresi bambini, trattati come cavie. A distanza di tempo, la scienza e la medicina può utilizzare quei risultati o il loro utilizzo è illecito moralmente? La risposta di chi sostiene che la vaccinazione di oggi è lecita anche se ha alle spalle degli aborti volontari è sì, utilizzare quei risultati non implica responsabilità morale nei fatti disumani che ne sono all’origine. Ora, leggendo la Scrosati, mi sembra che quell’esempio non sia utile a chiarire la questione vaccini, perché la situazione è diversa: l’utilizzo dei feti abortiti – come testimonia il loro disgustoso traffico, ampiamente documentabile anche oltre il caso vaccini – c’è ancora, mentre le sperimentazioni naziste non ci sono più. Ora, se la filiera è tuttora in atto, la vaccinazione conserva la natura di partecipazione avente una responsabilità, certamente non grave come chi ha provocato il primo anello della catena, ma comunque c’è.

Dicevo sopra che il problema esaminato dal libro, oltre ad avere diviso i cattolici, ha messo in difficoltà il magistero recente ed poi è stato troppo frettolosamente messo da parte. La Scrosati esamina i recenti documenti della Pontificia Accademia per la Vita e soprattutto della Congregazione per la dottrina della fede e mostra – non entro però nei dettagli perché vorrei che leggeste il libro – la confusione di linea tra i documenti espressi, compreso quello del 21 dicembre 2020 della Congregazione che rimane molto reticente, nonostante dica ben di più del superficialissimo documento PAV del 2017 e confermi l’illiceità assoluta della sperimentazione sui feti abortiti. So che la PAV non può essere considerata magistero in senso stretto, so che quella del 21 dicembre 2020 era solo una Nota e non una Istruzione, quindi aveva un valore magisteriale inferiore, ma il fatto che il povero credente debba affidarsi a queste molte distinzioni la dice lunga sulla confusione di chi dovrebbe dare la linea giusta.

Quanto poi alla collocazione in cantina della questione, la nostra Autrice ci ricorda che bastò che Francesco dicesse che vaccinarsi è un atto d’amore per soffocare la appena nata Nota del 21 dicembre 2020, che era certo fragile ma qualcosa almeno era. Da allora nessuna voce ecclesiale  parla più del problema.