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IL CASO

Liberate la Roccella, non è il ministro dell'aborto

Eugenia Roccella non è ministro della Famiglia per rassicurare salotti ed élites mediatiche sull'applicazione dell'aborto, cosa che le riesce comunque bene finché dice che la 194 va difesa. Ma per occuparsi di politiche famigliari. Subire il pressing dei giornali non fa altro che oscurare l'enorme lavoro per la natalità, che il governo Meloni le ha affidato e che è centrale. Sottrarsi al processo mediatico e stare sui "compiti" potrebbe fare bene. 

Famiglia 01_11_2022

Liberate la soldatessa Eugenia Roccella, rimasta impantanata nelle trappole del conformismo rassicuratore. Il neo ministro della Famiglia è uno dei più ricercati dai giornali, i quali ora si sono intestati il ruolo di ufficiali misuratori della febbre sui temi dell’aborto e dell’adozione dei gay. A leggere certe interviste sembra che siano argomenti di sua competenza. In realtà non lo sono affatto, dato che l’applicazione della 194 è pertinenza del Ministero della Salute e quello dell’adozione dei bambini a omosessuali attiene più a ad altri che al dicastero della Famiglia e Natalità che, dal nome, dovrebbe suggerire ben altre tematiche. Quindi lei potrebbe declinare l’invito e salutare media e giornalisti che le danno la caccia.

Invece, forse per la sudditanza che certo mondo cattolico ha di fronte alla grande stampa, che per anni l’ha ignorata, anche lei ha dovuto cedere per sottoporsi all’esamino e ribadire per l’ennesima volta che «non toccherà la 194» anzi «va difesa» e che «le unioni civili vanno bene, tranne le adozioni».

Ieri, ad esempio è stata la volta del Foglio, che con Annalena Benini ha addirittura imbastito un processo, dichiaratamente non un’intervista, ma una vera e propria seduta di psicanalisi sul femminismo di oggi di ieri e pure di dopodomani, per dirla con Mario Brega. Non che non sia stato piacevole leggerlo, ci mancherebbe, ma forse queste interviste e queste continue dichiarazioni (prima del Foglio è stata la volta de La Stampa, di Avvenire e di Libero) sembrano più una rassicurante seduta di autocoscienza che non un’esposizione di programma. Di sicuro distolgono dall’immane lavoro – messo nero su bianco nel programma – che attende la Roccella.

Costringerla a parlare sempre di aborto, femminismo e unioni gay, non fa altro che ribadire cose già dette e risapute e annacqua la vera protagonista di cui si dovrebbe parlare: la famiglia. Non è per rassicurare i salotti radical chic che è stata votata e scelta come ministro.

Del resto, la Roccella non dice cose diverse da quelle che dice da 20 anni ormai in quella che è la sua attività di militante pro life. Stare a chiederle in continuazione di quello che pensava negli anni ’80 durante l’esperienza Radicale, che è stata la sua casa, è ridicolo. Invece le interviste si svolgono secondo un canovaccio perché devono rassicurare il sistema, quindi è inutile trovarvi dei colpi di scena clamorosi. Perché La Roccella lo ha praticamente sempre detto che la 194 deve essere «applicata meglio», che è «una legge equilibrata», mica è un mistero. Così come non è un mistero che non sia contraria alle unioni civili, ma solo all’utero in affitto.  

Ora, comunque la si pensi sull’argomento, e dalle parti della Bussola – anche qui non è un mistero - ovviamente non si condivide né l’approccio né la finalità perché applicare meglio una legge sbagliata non fa diventare quella legge giusta, sarebbe invece anche ora che la ministra si sottraesse alle trappole mediatiche del giornalismo mainstream che non fa altro che ingabbiarla nel cliché della militante alla quale fare ogni volta il test di sana e robusta costituzione. E magari proporre una moratoria perché tanto l’abbiamo capito che la 194 non verrà toccata e che l’aborto non è un diritto, ma un po’ anche lo è, però insomma… voi che dite? passiamo alla domanda seguente...

Come?

Ad esempio, smettendo di rispondere a domande sull’aborto fino a quando non avrà qualcosa di concreto da proporre, che dovendo gestire un ministero chiamato della Natalità o si ha il coraggio dire che l’aborto è il principale responsabile dell’inverno demografico, oppure tanto vale rinunciare a parlarne e concentrarsi testa bassa sul fattibile, che comunque c’è ed è già importante, come stanziare soldi – da programma - per finanziare i Cav o gli sportelli nei consultori per aiutare le donne che non vogliono abortire.

Però, se c’è un argomento di cui la Roccella oggi dovrebbe parlare è solo ed esclusivamente quello delle politiche famigliari e di inversione del calo demografico. Di temi sul piatto ce ne sono a iosa, se solo le si potesse fare la domanda giusta.

Solo alcuni. Il principale: le politiche famigliari resteranno relegate al welfare o diventeranno strutturali come in Ungheria?

Il meccanismo Isee verrà rivisto? Come? Con quali coefficenti? In quali e quanti servizi verrà applicato, visto che ultimamente è richiesto sempre più spesso anche per i bonus delle bollette? E il quoziente famigliare? È una misura per le famiglie, ma costa tanto e quindi dovrà essere discussa con il ministro dell’Economia Giorgetti, il ministro della Famiglia lo sta facendo?

E la flat tax? In campagna elettorale si era detto che nella prima fase i beneficiari sarebbero state non solo le partite iva fino a 100mila euro, ma anche le famiglie numerose. Si sta lavorando per questo? E che dire dell’Assegno unico, vera e unica positiva novità delle politiche famigliari degli ultimi 20 anni: il programma prevede un aumento, ma non si dice di quanto? È irrealistico immaginare di potere arrivare ai fatidici 250 euro a bambino incautamente annunciati da Draghi all’inizio e subito rimangiati? E la riduzione per il figlio maggiorenne, che però è senza reddito e ancora a carico dei genitori almeno fino ai 24/25 anni ad essere ottimisti, verrà cancellata dato che non ha alcun senso visto che un figlio 19enne ancora studente costa ai genitori molto di più di un figlio di 8 anni? E che dire dell’anno figurativo a fini pensionistici per le donne per ogni figlio avuto inserito in programma dalla Lega? E, finalmente, riuscirà il ministero che la Roccella guida ad elaborare una volta per tutte una sorta di costo standard per figlio, per capire quanto costa un figlio all’anno e regolarsi di conseguenza anche con le politiche? 

Sono solo alcune domande inerenti l'incarico della Roccella e che i giornali di sistema non hanno nessuna intenzione di porle: la parola natalità fa venire loro l’orticaria perché sa di fascismo. La Bussola è disponibile a farle e a pubblicare le risposte. Se invece la priorità rimane la rassicurazione dei salotti...