Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Josemaría Escrivá a cura di Ermes Dovico
Borgo Pio
a cura di Stefano Chiappalone

anno santo

Leone XIV ai seminaristi: «pastori secondo il suo Cuore»

Ai futuri sacerdoti in occasione del loro giubileo il Papa dice che «abbiamo bisogno di imparare ad amare e di farlo come Gesù». E delinea una piccola scuola di spiritualità, utile anche ai laici.

Borgo Pio 25_06_2025

«Oggi non siete solo pellegrini, ma anche testimoni di speranza»: così Leone XIV si è rivolto ai seminaristi che ieri hanno celebrato il loro giubileo, esprimendo ai futuri preti gratitudine perché «alimentate la fiamma della speranza nella vita della Chiesa». Un discorso all'insegna dell'incoraggiamento a coloro che si sono «lasciati coinvolgere dall’avventura affascinante della vocazione sacerdotale in un tempo non facile», esortandoli al contempo a una profonda amicizia con Gesù: «Lui deve crescere e noi diminuire, perché possiamo essere pastori secondo il suo Cuore».

Nel Cuore di Gesù il Papa indica loro il cuore stesso della formazione sacerdotale: «Oggi in modo particolare, in un contesto sociale e culturale segnato dal conflitto e dal narcisismo, abbiamo bisogno di imparare ad amare e di farlo come Gesù. Come Cristo ha amato con cuore di uomo, voi siete chiamati ad amare con il Cuore di Cristo!».

Per questo la formazione (prima e dopo l'ordinazione) è innanzitutto interiore: «Ricordate bene l’invito di Sant’Agostino a ritornare al cuore, perché lì ritroviamo le tracce di Dio. Scendere nel cuore a volte può farci paura, perché in esso ci sono anche delle ferite. Non abbiate paura di prendervene cura, lasciatevi aiutare, perché proprio da quelle ferite nascerà la capacità di stare accanto a coloro che soffrono. Senza la vita interiore non è possibile neanche la vita spirituale, perché Dio ci parla proprio lì, nel cuore».

Parte integrante di questo «lavoro interiore» è «l'allenamento a riconoscere i movimenti del cuore», poiché «se imparerete a conoscere il vostro cuore, sarete sempre più autentici e non avrete bisogno di mettervi delle maschere. E la strada privilegiata che ci conduce nell’interiorità è la preghiera: in un’epoca in cui siamo iperconnessi, diventa sempre più difficile fare l’esperienza del silenzio e della solitudine. Senza l’incontro con Lui, non riusciamo neanche a conoscere veramente noi stessi». 

Silenzio, ascolto e invocazione frequente dello Spirito Santo «perché plasmi in voi un cuore docile, capace di cogliere la presenza di Dio, anche ascoltando le voci della natura e dell’arte, della poesia, della letteratura e della musica, come delle scienze umane», affinché «la nostra interiorità» diventi «capace di synballein – come scrive l’evangelista Luca (2,19.51): mettere insieme i frammenti» di un cuore che altrimenti resterebbe confuso, in balia di mille voci.

Un discorso che racchiude una sintesi di spiritualità "leonina", rivolto ai seminaristi ma di grande utilità anche per i laici, affinché nell'era dell'iperconnessione il cuore non rimanga disconnesso.