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IL LIBRO

Le lettere di Eugenio Corti a Vanda, luce sull'amore

Il grande autore del bestseller “Il cavallo rosso” aveva visto per la prima volta la sua futura moglie all’università e tanto gli bastò per inseguirla, fino a perdere un esame… Oggi la Ares pubblica le lettere che il Maestro scrisse a Vanda nel 1947-1951, che hanno tanto da insegnare a noi, cresciuti nel tempo del divorzio e dell’aborto, quando non si comprende più la bellezza del «finché morte non ci separi».

Cultura 08_07_2019

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, facevo l’apologeta kattolico e il Meeting ciellino m’invitava a Rimini ch’era un piacere. I ciellini gradivano, tanto che non di rado l’aula a me assegnata si rivelava troppo piccola per la ressa di quelli tra loro che gradivano sentirmi e bisognava fare come al cinema: primo spettacolo, segue secondo spettacolo; usciva il pubblico del primo e poteva entrare quello del secondo, cui occorreva offrire la replica. Ma non era solo un one-man-show.

Talvolta dovevo fare da spalla (per rimanere nell’esempio teatral-cinematografico) a big come Vittorio Messori, Léo Moulin, Eugenio Corti e altri pezzi da novanta della scrittura cattolica. Dieci anni così, poi il Meeting si accorse (forse) che l’apologetica non tirava più (la sparo lì, così come mi viene in testa: magari i motivi sono altri o non ce n’è alcuno) e calò il sipario. Per sempre, almeno su di me.

In una di quelle occasioni, ormai anni luce fa, dovevo presentare Eugenio Corti, uno dei maggiori narratori del Novecento italiano e non solo. Il sottoscritto, giovane scrittore, era appena riuscito a pubblicare per Piemme un romanzo storico, il mio primo: L’inquisitore. Prima di riuscire a piazzarlo, ingenuamente, avevo cercato di proporre il manoscritto, per un giudizio, ad Alfredo Cattabiani, glorioso editor della Rusconi (per dire, fu lui a portare in Italia Il Signore degli Anelli) e poi autore in proprio, che conoscevo. Oggi, che sono vecchio e, ahimè, navigato, so che uno scrittore professionista non ha molto tempo per leggere opere di esordienti. Deve già leggere tanta roba, e per guadagnarsi il pane.

Un romanzo di trecento pagine, più giudizio, richiede almeno una settimana di lavoro gratuito. E magari dispiacere il mittente quando il libro è una schifezza (altro tempo e pazienza per trovare le parole giuste per dirlo). Infatti, Cattabiani mi mandò, giustamente, al quel paese. Riuscii a pubblicare lo stesso, come Dio volle. E, bello e stampato, lo mandai senza chiedere nulla a Corti. Il quale mi confuse, e proprio in quella mattinata al Meeting. Quando toccò a lui parlare, si mise a riempirmi di complimenti per il mio romanzo d’esordio. Davanti al pubblico. E tanto lunga la fece, che il presentatore dovette tirarlo per la giacchetta ricordandogli che era di sé che doveva parlare, non di me. All’autore del best e long-seller Il cavallo rosso il mio lavoro era piaciuto, e per davvero, cosa volevo di più? Il mio libro fu poi ripreso dalla San Paolo e tradotto in sei lingue. Ma, intanto, il Maestro mi aveva dato una buona lezione che non ho più scordato.

Veniva sempre con la moglie, Vanda dei Conti di Marsciano, preside e distintissima signora. Ora scopro con piacere che la Ares pubblica le lettere che Eugenio le scrisse dal 1947-1951, lettere d’amore*. La vide all’università e gli bastò, arrivò a perdere un esame per inseguirla. Eh, nostalgia canaglia di un tempo in cui il colpo di fulmine era letterale: capivi di colpo che quello era l’amore della tua vita e questo durava realmente finché morte non ci separi. A partire dalla dichiarazione (si chiamava così) era tutto affidato alla carta, così che anche i posteri potessero capire «com’era dolce la vita prima della rivoluzione» (copyright Talleyrand).

Il Maestro, anche dopo morto, ha qualcosa di importante da insegnare a noi del tempo del divorzio e dell’aborto, delle convivenze, delle presentazioni dopo la prima copula. E pensare che i due erano appena usciti dalla guerra peggiore della storia, lui addirittura reduce della peggiore campagna, quella di Russia. Si sposarono ad Assisi, tanto per dire. Prima che anche lì spuntasse l’arcobaleno.


* Eugenio Corti, "Voglio il tuo amore" - Lettere a Vanda 1947-1951, Ares, Milano 2019 (pp. 272, euro 16).