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La Vispa Teresa e il Covid. Per non dimenticare

Ce n'è per tutti e per tutto nella recente raccolta di Franco Battaglia a tema pandemico: dalla gestione cinese alla tragedia italiana, al cortocircuito con l'altra emergenza, quella ecologista.

Attualità 06_04_2024

L’ultima fatica di Franco Battaglia, chimico accademico noto per la sua guerra all’emergenza climatica (nel senso che non ci crede) è una raccolta di tutto quel che ha scritto sulla sciagurata vicenda del Covid (F. Battaglia, La Vispa Teresa e il covid, una tragedia italiana, ed. 21° Secolo. pp. 143). Con tanto di nomi e cognomi dei responsabili. La sua prosa è così vivace e puntuta che val la pena, in questa recensione, di far parlare direttamente lui.

Ecco alcuni scampoli: «Quarant’anni fa, quando m’apprestavo a trascorrere alcuni anni negli Stati Uniti, il Paese che m’avrebbe poi ospitato pretese le analisi del mio sangue e la radiografia del mio torace prima che mi muovessi dall’Italia. In questi anni si sono riversati nel nostro Paese migliaia d’immigrati, dei quali non si conosce neanche il nome: alcuni (molti? tutti?) sarebbero potuti essere usciti dalle patrie galere del loro Paese d’origine, che se n’è così liberato».

Ancora: «Un’altra cosa che non viene detta è che la pandemia nel mondo è stata diffusa dall’Italia. Il primo focolaio si accendeva, sì, in Cina, ma sùbito dopo se ne accendeva un altro in Italia. La pessima gestione italiana fu poi copiata dagli altri Paesi occidentali, il che ha comportato una pessima gestione in tutti questi Paesi. Il pianeta è stato diviso in due: Asia, Africa e Oceania con decessi per milione d’abitanti inferiori alla media mondiale; Americhe ed Europa con decessi superiori alla media mondiale. L’Italia è in vetta per numero relativo di decessi».

A Carlo Rovelli: «Per dire: non c’è stato bisogno che tutti i Paesi del mondo si riunissero 25 volte per decidere di sviluppare la telefonia mobile, vero professor Rovelli? La verità, caro professore, è che se lei solo facesse l’aritmetica, scoprirebbe che il Green New Deal è una colossale truffa a danno di tutti noi e con profitti – enormi profitti – per i pochi truffatori».

Al Papa: «L’accoglienza è un dovere, vaneggi. Ma quale catechismo hai letto? Certo, l’accoglienza è carità, ma la carità è una virtù, non un dovere, e se fosse dovere non sarebbe più virtù».

A Mario Monti: «Ubbidendo a Bruxelles aveva tagliato 25 miliardi alla Sanità (…), e nulla ha predisposto per le emergenze (a parte quella, inventata, climatica). In Sud Corea hanno 12 posti-letto ogni 1000 abitanti, noi ne abbiamo 3».

«Rammentate i compiti a casa che la UE assegnava a Mario Monti? Diceva l’allora Primo Ministro (Novembre 2012): «Le Regioni dovranno indicare entro il 31 dicembre come procedere per ridurre di 30.000 unità i posti letto in ospedale fino a 3.7 ogni 1000 abitanti ».

«Per intanto, 13 ministri all’Ambiente della UE (quello italiano in testa, va da sé) chiedono che la tragedia del virus non sottragga le risorse che si intendeva impegnare col Green New Deal per combattere il clima del pianeta».

Corea: «Il caso vuole che al giorno 8 marzo le condizioni iniziali di Italia e di Sud Corea fossero le stesse: entrambi i Paesi registravano 7300 infetti. Orbene, al 4 di maggio l’Italia ne registra 212mila e piange 29mila morti, la Sud Corea registra 11mila infetti e piange 250 morti. Ma in Sud Corea non c’è stato il lockdown che abbiamo fatto noi».

«Il primo caso d’infezione fu diagnosticato l’8 dicembre 2019 in Cina. Il 4 febbraio 2020, quando avevano 15 casi e zero decessi, i sudcoreani chiudevano il Paese agli arrivi dalla Cina. Lo stesso 4 febbraio il sindaco di Firenze, con velleitario pidiota antirazzismo, lanciava l’hashtag #ioabbracciouncinese». Il resto del libro è in stile. Per non dimenticare.