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La mozione

La Svizzera contro il bullismo ambientalista della Cedu

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Dopo la sentenza della Cedu che ordinava alla Svizzera di fare di più contro il riscaldamento globale, il parlamento del Paese elvetico – pur impegnato sul fronte ambientalista – vota una mozione contro «l’attivismo giudiziario» della corte di Strasburgo.

Attualità 13_06_2024
Cedu (ImagoEconomica)

La Svizzera riafferma la propria sovranità ed entra in guerra contro l’ambientalismo oppressivo e gli sgambetti della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). La Confederazione svizzera nei prossimi giorni ospiterà i rappresentanti di 90 Paesi per discutere i modi attraverso i quali raggiungere una pace duratura in Ucraina sulla base del diritto internazionale. La conferenza ha lo scopo di gettare le basi per colloqui di pace sostenibili, a cui parteciperà anche la Russia in un secondo momento, ha detto lunedì 10 giugno ai giornalisti il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis. Cercare la pace e favorire mediazioni intelligenti, non vuol dire farsi mettere i piedi in testa da togati ideologizzati.

Così, due giorni dopo, mercoledì 12 giugno, la camera bassa (Consiglio nazionale) del parlamento svizzero ha votato a favore di una mozione che respinge l’infausta e stravagante sentenza dell’aprile scorso della Cedu che ordinava alla Svizzera di fare di più per combattere il riscaldamento globale. La mozione apre così la guerra alle interferenze giudiziarie nei confronti delle politiche dei governi in materia ambientale e potrebbe incoraggiare altri Paesi a resistere all'influenza dei tribunali internazionali.

La Cedu, il 9 aprile scorso, aveva condannato la Svizzera per violazione dei diritti umani in ambito ambientale, dando ragione all'associazione “Anziane per il clima” (KlimaSeniorinnen) che aveva presentato un ricorso, denunciando quella che considerava l'inazione della Confederazione di fronte ai cambiamenti climatici.

La sentenza, considerata “storica”, è vincolante e non appellabile e potrebbe influenzare le leggi nei 46 Paesi europei che fanno parte dell’intero Consiglio d'Europa. Questo mercoledì, dunque, la Svizzera è entrata in guerra contro l’abuso di potere e l’uso politico della giustizia, al servizio in questo caso dell’ideologia ambientalista e l’allarmismo climatico, riaffermando la peculiarità del potere democratico del governo e della politica. La camera bassa di Berna, in una decisione che conferma quella presa il 5 giugno dalla camera alta (Consiglio degli Stati) con 31 voti a favore e 11 contrari, ha approvato una mozione, con 111 voti a favore e 72 contrari, contro l’attivismo giudiziario della Cedu, in cui si sostiene che non c'è motivo di intraprendere ulteriori azioni a difesa dell’ambiente perché la Svizzera sta già facendo abbastanza.

Nella mozione, intitolata “Una protezione efficace dei diritti fondamentali da parte dei tribunali internazionali piuttosto che l'attivismo giudiziario”, si afferma in particolare che la sentenza a favore delle “Anziane per il clima” «oltrepassa i limiti dell'interpretazione dinamica» e che la Corte, così facendo, «travalica i limiti dello sviluppo del diritto concessi a un tribunale internazionale». Il governo e il parlamento di Berna, perciò, non vedono alcuna ragione «per dare ulteriore seguito alla sentenza», dato che «gli sforzi precedentemente e attualmente profusi dalla Svizzera in materia di politica climatica soddisfano i requisiti in materia di diritti umani formulati nella sentenza».

Il perseguimento degli obiettivi climatici è un compito politico, non della Cedu. La Convenzione europea dei diritti dell'uomo non contiene un diritto a un ambiente sano, a un clima preservato e nemmeno un diritto alla salute. Le “Anziane per il clima” ritengono che la decisione dell'Assemblea federale attacchi il cuore del sistema europeo dei diritti umani e la natura vincolante delle sentenze della Cedu. Sono stati dunque respinti i pericoli gravissimi e gli abusi di potere che si volevano imporre con la sentenza della Corte europea, già evidenziati dal direttore Riccardo Cascioli sulla Bussola dello scorso 11 aprile, in particolare la volontà di imporre assurde politiche climatiche per via giudiziaria e contro ogni minimo rispetto delle regole dell’autonomia politica e decisionale degli Stati, dello “stato di diritto”, della “democrazia elettiva” e della “separazione dei poteri”.

Tuttavia, la Svizzera ha approvato la nuova legge sulla CO2, che dovrebbe entrare in vigore l’1 gennaio 2025, quella sulla protezione del clima (approvata dal popolo svizzero un anno fa), che fissa l'obiettivo della neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050. Si tratta di misure entrambe richieste dalla Cedu. E domenica 9 giugno i cittadini svizzeri hanno inoltre approvato il referendum sulla legge sull'elettricità che aumenta la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e riduce la dipendenza da altri Paesi esportatori di energia. Dunque, hanno fatto bene i conservatori del Paese (l'Udc, il Plr e l'Alleanza del Centro), oggi maggioranza del parlamento, a ribadire che non c'è nessun motivo di intervenire ulteriormente in seguito alla sentenza della Cedu, governo e popolo svizzero sono già ambientalisti per propria scelta. Allo stesso tempo, Berna ha fatto benissimo a ricordare all’intero Consiglio d’Europa che l’autonomia e la sovranità di uno Stato devono essere rispettate da tutti, corti ambientaliste internazionali incluse.



SENTENZA ASSURDA

(In)giustizia climatica, la Corte Europea ci fa "verdi"

11_04_2024 Riccardo Cascioli

La difesa del clima è un diritto umano: la sentenza con cui la CEDU dà ragione a un'associazione di nonne e condanna la Svizzera per non aver ridotto abbastanza le emissioni di gas serra, segna una pericolosa svolta che apre a una stagione di denunce in tutti gli Stati europei per sovvertire le legislazioni nazionali.