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RISCALDAMENTO GLOBALE

La Grande Barriera Corallina non sta morendo. Lomborg contro l'allarmismo

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L'ultimo allarme (in ordine di tempo) degli ambientalisti è la possibile "morte" della Grande Barriera Corallina dell'Australia. Bjorn Lomborg, ambientalista scettico, smonta questa tesi con la chiarezza delel serie storiche.

Creato 06_09_2025
Grande Barriera Corallina (La Presse)

Fra un evento estremo e l’altro, i giornali e i telegiornali ci bombardano di altri allarmi sui pericoli legati al cambiamento climatico. L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda la Grande barriera corallina australiana, un banco di corallo lungo 2300 km al largo della costa orientale del continente australiano che ospita migliaia di specie marine. Ebbene, a causa del cambiamento climatico, secondo quasi tutti i quotidiani, la copertura corallina sta subendo il suo più grande declino annuale da quando sono iniziate le rilevazioni. Bjorn Lomborg, “ambientalista scettico” danese, smonta queste tesi estreme. La situazione è molto meno preoccupante di come venga comunemente descritta.

Titoli e articoli di questo agosto sono a dir poco allarmanti. Il Corriere della Sera, ad esempio, il 6 agosto, scriveva che: «Gli scienziati hanno registrato “livelli di stress termico senza precedenti” da quando sono iniziate le rilevazioni, quasi 40 anni fa». «Stiamo cambiando gli equilibri della natura» titolava La Repubblica l’11 agosto, riferendosi proprio alla barriera corallina australiana, ma allargando il discorso a tutto l’ecosistema: «Non siamo i soli a soffrire il caldo. L’aumento delle temperature sta sbilanciando tutto l’ingranaggio della natura: piante, animali ed ecosistemi». La stampa anglosassone è stata ancora più assidua a trattare il tema, con la Bbc in testa, trattandosi di un fenomeno in una ex colonia britannica.

La fonte principale, per tutti, è il Great Barrier Reef Annual Summary Report: Coral Reef Condition 2024/2025 dell’Australian Institute of Marine Science (Aims) centro di ricerca pubblico che dipende dal governo federale dell’Australia. Per l’Aims, quest’anno: «La copertura di corallo duro nella Grande Barriera Corallina è diminuita notevolmente rispetto agli alti livelli degli ultimi anni, tornando a livelli prossimi alla media a lungo termine, evidenziando un nuovo livello di volatilità». Già da qui si comprende bene che non si tratta di una catastrofe, ma di una diminuzione che segue “alti livelli” degli anni passati. L’Aims evidenzia che «Questo è stato causato principalmente dallo stress termico indotto dai cambiamenti climatici, che ha portato alla mortalità dei coralli a seguito dell’evento di sbiancamento di massa del 2024, ma anche dall'impatto dei cicloni e dalle infestazioni di stelle marine». Dunque, non un’unica causa.

Per Bjorn Lomborg, che è docente di Statistica, «La verità è molto meno allarmante. Gli scienziati australiani hanno monitorato meticolosamente la copertura corallina della barriera dal 1986. Per molti anni hanno pubblicato un dato medio annuale sulla copertura corallina. I dati mostrano che la barriera corallina è rimasta sostanzialmente stabile fino al 2000, poi ha iniziato a diminuire e nel 2012 si era ridotta a meno della metà della sua copertura originale». Ma successivamente ha ripreso a crescere. E negli ultimi anni: «la copertura corallina era più alta nel 2021 di quanto non fosse mai stata dall'inizio delle misurazioni. È aumentata ulteriormente, rimanendo a livelli senza precedenti nel 2022 e nel 2023. Il corallo è cresciuto ancora di più nel 2024».

Ciò su cui i quotidiani lanciano l’allarme è la riduzione della copertura corallina «in 10 degli 11 settori, con due che hanno registrato il calo più consistente in un anno». Due settori registrano un calo da record, 2 su 11, eppure i quotidiani titolano semplicemente: “un calo senza precedenti”, una sintesi che cambia il significato delle cose.

Fra l’altro non è neppure possibile fare conti sul lungo periodo, perché, spiega sempre Lomborg nel suo ultimo editoriale pubblicato sul Wall Street Journal: «I dati disponibili prima dell'inizio del monitoraggio sistematico nel 1986 sono molto scarsi. Alcuni ricercatori hanno suggerito che la barriera corallina fosse già in fase di degrado a partire dagli anni '60, ma questa ipotesi si basa su pochi dati annuali non sistematici».

Lomborg è presidente del Copenhagen Consensus, un think tank statunitense senza scopo di lucro con sede a Lowell, nel Massachusetts. Nel 2020 aveva pubblicato Falsi allarmi, per smontare le tesi più catastrofiste sul cambiamento climatico. Nel 1998 era diventato famoso con il libro L’ambientalista scettico, che ha contrastato il clima apocalittico che già caratterizzava quegli anni, successivi alla firma del Protocollo di Kyoto, sulla riduzione delle emissioni.

Il problema dell’ambientalismo è soprattutto quello di alimentare e cavalcare la paura: si nutre della paura della gente comune, la spinge a ragionare in termini di emergenza continua, lanciando allarmi su una catastrofe prossima ventura. Se non sono gli eventi estremi, è lo scioglimento dei ghiacci, se non è lo scioglimento dei ghiacci è l’estinzione della barriera corallina dell’Australia, con le sue migliaia di specie ittiche a rischio. Il tutto, sempre, con un’unica finalità: attribuire la colpa all’uomo e alla sua attività. Lomborg, da un quarto di secolo, risponde con la chiarezza della statistica e della storia. Ma è una battaglia impari.