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IL CASO

Sospetti su Signorini. Giusto il garantismo, ma lo si applichi sempre

Il giornalista Alfonso Signorini denunciato da un concorrente del Grande Fratello e indagato a Milano per violenza sessuale ed estorsione. Con lui i media usano i guanti delle formule dubitative e del garantismo. Quello che dovrebbero fare con tutti.

Editoriali 31_12_2025
Alfonso Signorini (La Presse)

La vicenda che coinvolge Alfonso Signorini si colloca all’interno di una tempesta mediatica ancora in piena evoluzione, i cui contorni giuridici e fattuali restano, allo stato, tutti da accertare. Il conduttore e direttore editoriale, da anni volto centrale di Mediaset e del Grande Fratello, ha deciso di autosospendere cautelativamente i propri impegni editoriali dopo le accuse e le ricostruzioni diffuse da Fabrizio Corona nel format Falsissimo, scelta formalizzata attraverso una nota dei suoi legali e accolta ufficialmente dall’azienda. Ieri pomeriggio, martedì 30 dicembre, la Procura di Milano ha aperto un'indagine a suo carico per violenza sessuale ed estorsione, in seguito alla denuncia presentata nei giorni scorsi dall'ex concorrente del Grande Fratello, Antonio Medugno. 

Mediaset, in un comunicato, ha precisato di prendere atto della decisione di Signorini «stante l’esigenza di tutelare sé stesso e le persone interessate nella vicenda mediatica», ribadendo che il gruppo agirà esclusivamente sulla base di elementi oggettivi e fatti verificati per contrastare eventuali contenuti diffamatori o calunniosi, nel rispetto della propria reputazione e dei principi sanciti dal codice etico, che viene applicato senza eccezioni.

Parallelamente, i legali del conduttore hanno definito le accuse prive di prova e verità, annunciando azioni giudiziarie nelle sedi opportune e sottolineando il carattere dolosamente malevolo di una narrazione che, a loro dire, produrrebbe utilità e visibilità a chi la alimenta. Sul piano giudiziario, resta aperto il fronte della denuncia presentata da Signorini nei confronti di Corona, mentre sullo sfondo si affacciano indiscrezioni relative a possibili nuove segnalazioni o denunce, i cui contorni sono ancora oggetto di verifica e che, allo stato, non consentono conclusioni definitive.

Anche Endemol Shine Italy ha comunicato l’avvio di controlli interni sui criteri di selezione del cast del reality, alimentando voci su un possibile azzeramento dei casting e su un ripensamento editoriale del format, mentre sul piano televisivo si moltiplicano ipotesi non confermate su eventuali sostituzioni alla conduzione, in un clima di sospensione e attesa.

In questo quadro si inserisce anche la querela presentata da Tommaso Gentile, noto come Tommy La Canaglia, nei confronti di Fabrizio Corona e Pino Dioguardi per alcuni passaggi di Falsissimo, con una ricostruzione dei rapporti con Signorini che ammette l’esistenza di conversazioni private ma nega incontri o rapporti sessuali, demandando ancora una volta alla magistratura il compito di stabilire i fatti.

Al di là delle singole posizioni, la vicenda solleva una riflessione più ampia sul ruolo dell’informazione e sull’atteggiamento della stampa italiana nei confronti delle accuse rivolte a personaggi in vista. Nel caso Signorini, gran parte dei media ha adottato un approccio improntato alla cautela, sospendendo il giudizio, utilizzando formule dubitative e richiamando esplicitamente il principio della presunzione di innocenza, in attesa di riscontri oggettivi e pronunciamenti giudiziari.

Un atteggiamento corretto e doveroso, che tuttavia appare ben diverso da quello mostrato in altri casi recenti, come quello di Memo Remigi, nei quali la narrazione giornalistica si è mostrata più marcatamente giustizialista, anticipando condanne mediatiche, semplificando il quadro e attribuendo responsabilità prima che i fatti fossero pienamente chiariti.

Questa oscillazione evidenzia l’esistenza di un giustizialismo a fasi alterne, che sembra dipendere non da un principio costante ma dalla notorietà del personaggio coinvolto, dal contesto mediatico o dall’orientamento del dibattito pubblico del momento. La presunzione di innocenza, principio cardine dello Stato di diritto, non dovrebbe essere applicata in modo selettivo o opportunistico, ma costituire un parametro stabile dell’informazione, indipendentemente dal nome, dal ruolo o dalla simpatia che il protagonista suscita.

In questo senso, è corretto che i media mantengano oggi una posizione prudente nel caso Signorini, ma è altrettanto necessario riconoscere che lo stesso metro dovrebbe valere sempre, evitando processi sommari e condanne preventive. Solo un’informazione capace di sospendere il giudizio, di distinguere tra accuse, fatti accertati e opinioni, e di attendere riscontri oggettivi può contribuire a un dibattito pubblico equilibrato e rispettoso, sottraendosi alla logica dell’emergenza permanente e della spettacolarizzazione del sospetto.