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BONZI ITALIANI

La coscienza di chi istiga gli italiani a darsi fuoco

Tre persone in una sola settimana si sono date fuoco. Due di loro lo hanno fatto perché esclusi dal loro lavoro dato che non avevano il Green Pass. Non è possibile giustificare il suicidio, ma un pensiero va a coloro che, nel mondo della politica, hanno dichiaratamente perseguito l'obiettivo di creare sofferenza fra i non vaccinati. 

Editoriali 09_02_2022
Rende, dopo il rogo di fronte alla caserma

Nel giro di pochi giorni, tre persone si sono date fuoco. In Italia, nel 2022. Lunedì 31 gennaio, a Rende, davanti alla caserma dei carabinieri, si è dato fuoco un uomo di 33 anni. Era insegnante in Lombardia. Il sindacato della Uil scuola Monza-Brianza aveva scritto, sulla sua pagina Facebook ufficiale, che alla base del gesto ci sarebbe stata la sospensione del docente dal servizio perché privo di Super Green Pass; in seguito, il post è scomparso dalla bacheca. Sabato 5 febbraio un uomo di 38 anni si è incendiato davanti al suo negozio, dopo l’ennesima multa perché lavorava senza Green Pass. Lunedì 7 febbraio lo stesso gesto è stato commesso da un 25enne siciliano a Caprileone. Non si conoscono le cause dell’episodio ma sembra che il giovane soffrisse di depressione.

Cosa commentare di fronte a questi fatti spaventosi? Non è un modo insolito, particolarmente impressionante, per togliersi la vita? Lo è, ed è proprio questa la sua particolarità. Nella storia dell’umanità, il darsi fuoco è un gesto che ha un significato chiaro. Lo fa chi vuole protestare contro un’ingiustizia, ma è privato dei mezzi che, solitamente, le costituzioni garantiscono a questo scopo: libertà di pensiero, di parola, di espressione, di manifestazione, di sciopero. Quando le persone non possono manifestare in modo civile, lo fanno usando il loro corpo.

Lo hanno fatto (e lo fanno) i monaci tibetani per protestare contro il regime cinese; lo hanno fatto Jan Palach e i suoi compagni Jan Zajic e Evzen Plocek per protestare contro l’oppressione sovietica; lo fece Alain Escoffier a Parigi nel 1977, sempre per protesta contro il regime dell’Urss; e molti altri. L’hanno fatto perché questo gesto spaventoso scuotesse le coscienze e spingesse le persone a ribellarsi contro situazioni non più sopportabili. Quando la parola è inefficace, o non può più alzarsi, si usa il proprio corpo. Un gesto simile allo sciopero della fame, come quello che affrontarono Bobby Sands e i suoi compagni per protestare contro le vessazioni inglesi sul popolo nordirlandese. Casualmente, anche in Italia ci sono persone che stanno affrontando uno sciopero della fame; ricordiamo il professor Tutino a Roma, o il professor Tassi a Milano. È l’ultima espressione di libertà di chi è disperato, di chi non ha più vie d’uscita. Lo ha spegato Enzo Jannacci in una canzone intitolata Il bonzo:

S′è dato fuoco da sè

Perché vuole la libertà

La libertà de brusà

De brusà per pudè campà

Per campà per lavurà

Lavurà per pudè brusà

Chiaramente, nessuno vuole giustificare simili, orrendi, gesti. Come si suol dire, ci dissociamo. Fa tuttavia riflettere che queste cose, tipiche dei regimi più oppressivi della storia, stiano avvenendo oggi, nel nostro paese. Cosa significa? Significa che non solo ci sono dei nostri fratelli, dei prossimi, che vivono una situazione di estrema sofferenza; ma, soprattutto, significa che non hanno trovato un minimo spiraglio di speranza, un orecchio nel quale riversare la propria angoscia, un tribunale al quale appellarsi. Significa che la nostra civiltà è finita? Che vige la legge del più forte, che la persona non ha più diritti né dignità? Che siamo diventati così stupidi da non capire che non bisogna mai mettere le persone in un angolo, senza una via d’uscita? Che va bene vincere, ma voler stravincere è una sconfitta, la peggiore? Dio abbia pietà di noi.

Infine, il pensiero va a chi ha dichiarato pubblicamente di voler causare della sofferenza psichica agli italiani, almeno a una parte di loro. Viene in mente Romano Prodi che, a Di Martedì, a stento tratteneva l’orgasmo per la paura che spingeva la gente verso il Green Pass; oppure il ministro Brunetta che (in una dichiarazione ora misteriosamente scomparsa dai media) diceva che il Green Pass era geniale perché, senza introdurre l’obbligo, procurava una sofferenza economica e psichica ai non vaccinati. Oppure il viceministro Sileri: «Noi, per tutelare gli italiani, vi renderemo la vita difficile come stiamo facendo, perché il non vaccinato e chi non rispetta le regole è pericoloso. Punto». Di passaggio, questa dichiarazione assomiglia molto a una del presidente francese Emmanuel Macron. E poi c’è chi dice che i politici non mantengono le promesse...