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PERSECUZIONE

Indonesia, la minoranza cristiana senza chiese

Vita grama per i cristiani nella più popolosa nazione musulmana del mondo. Cattolici e protestanti sono il 7% degli indonesiani e non hanno più chiese a sufficienza per celebrare la messa. Alcune non vengono autorizzate, altre sono demolite. E ai margini della legalità, gli jihadisti si preparano a far stragi.

Esteri 27_12_2015
La statua di Cristo a Manado

Cristiani senza chiese: in Indonesia sono sempre di più. Da sei anni quelli della Yasmin Church, nella città di Bogor, celebrano Avvento e Natale senza un luogo di culto in cui riunirsi. Nel 2010 l’amministrazione comunale ha infatti revocato il permesso di costruzione della loro chiesa e ha fermato i lavori cedendo alle pressioni dei fondamentalisti islamici. Come già lo scorso anno, dall’inizio dell’Avvento, per protesta, la comunità ha celebrato i servizi liturgici all’aperto, davanti al palazzo presidenziale della capitale Giacarta, sollecitando la partecipazione di tutte le confessioni cristiane del paese. 

L’Indonesia, con circa 250 milioni di abitanti, è lo stato islamico più popoloso del mondo. I cristiani costituiscono il 7% della popolazione e sono sempre più spesso vittime di attacchi, discriminazioni e abusi. 

Il caso della Yasmin Church non è l’unico. Alcuni mesi or sono a Bekasi, nel Giava Occidentale, gli estremisti islamici sono riusciti a bloccare la costruzione della chiesa della parrocchia di Santa Chiara. La comunità di Bekasi, circa 9.000 fedeli, aveva ottenuto a luglio il permesso di costruzione dopo averlo atteso per ben 17 anni. Subito gli estremisti islamici si sono mobilitati coinvolgendo molti abitanti della cittadina. Sostengono che il sindaco deve revocare il permesso perchè i dipendenti comunali lo hanno rilasciato in cambio di bustarelle. Per attenuare la tensione, le autorità hanno disposto che si celebrino le messe della domenica in un edificio dell’esercito. 

Tante sono inoltre le chiese che, sempre con il pretesto che sono abusive, costruite senza permesso, vengono abbattute. Senza chiesa hanno trascorso il Natale anche migliaia di cristiani nella provincia di Aceh dove, nel corso di un’ondata di violenza religiosa scoppiata lo scorso ottobre, i fondamentalisti islamici hanno dato alle fiamme nove chiese. I disordini hanno causato un morto e hanno costretto 8.000 fedeli a cercare scampo lontano da casa. Il governo ha autorizzato la demolizione di altre chiese, alcune delle quali utilizzate da grosse comunità, dopo che gli estremisti hanno minacciato di passare alle vie di fatto e distruggerle. Sotto gli occhi disperati di migliaia di fedeli, gli edifici sono stati demoliti uno per uno. 13 chiese seguiranno la stessa sorte, a meno che i loro amministratori non chiedano un permesso entro sei mesi. 

Un migliaio di cristiani senza più chiesa si sono visti negare persino l’autorizzazione a montare delle tende provvisorie la domenica per poter celebrare la messa. La risposta delle autorità è stata di andare a messa nei villaggi e nelle città dei dintorni.

Quest’anno poi il rischio di atti di terrorismo durante le festività natalizie è molto elevato. Da settimane le autorità hanno dichiarato lo stato di massima allerta per attentati, una minaccia ritenuta “concreta e imminente” dopo che le squadre anti-terrorismo nei mesi scorsi hanno rinvenuto dei documenti in cui si parla di azioni clamorose (dai terroristi indonesiani chiamate in codice “concerti”) e di “spose” pronte ad agire, espressione usata per indicare i jihadisti disposti a farsi esplodere. Sono stati inoltre sequestrati mappe, armi e documenti contenenti nomi di località e di edifici scelti per possibili attentati tra cui figurano chiese e caserme della polizia, incluso lo stesso quartier generale della polizia di Giacarta Sud. Secondo il capo della polizia, Badrodin Haiti, le cellule jihadiste che hanno le loro basi nel Giava centrale e orientale sono legate allo Stato Islamico di al Baghdadi. Prima di Natale sono stati arrestati nove terroristi alcuni dei quali erano da poco rientrati nel paese dopo aver compiuto delle missioni all’estero per conto dell’Isis. 

Dal 24 dicembre al 2 gennaio il governo ha schierato più di 150.000 tra poliziotti e militari a difesa di 33.809 chiese e di diversi centri turistici e luoghi di incontro. Nel mirino dei jihadisti ci sono anche gli islamici sciiti che in Indonesia sono una minoranza, da alcuni anni vittime di attacchi e attentanti. Secondo le autorità del Giava centrale e occidentale e di Sumatra, prima di Natale sono stati rinvenuti dei banner e delle scritte sul web che istigavano a colpire le comunità sciite. 

Finora, grazie a questo dispiegamento di forze dell’ordine e alle eccezionali misure di protezione adottate, le festività sono trascorse senza incidenti. Il presidente della repubblica Joko Widodo per Natale ha voluto recarsi a Papua, all’estremità orientale dell’arcipelago, dove si trovano le sole province a maggioranza cristiana. Prima di partire aveva incontrato per il tradizionale scambio degli auguri l’arcivescovo di Giacarta e presidente della Conferenza episcopale, Monsignor Ignatius Suharyo, e il leader del Sinodo delle Chiese protestanti. I due leader cristiani hanno colto l’occasione per rivolgere un appello al presidente affinchè includa il Vaticano tra le tappe di un suo prossimo viaggio in Europa: la visita del capo della nazione musulmana più popolosa al cuore della fede cattolica, ha detto Monsignor Suharyo al termine dell’incontro “sarebbe apprezzata da tutto il mondo”.