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LA LETTERA

Incendio delle chiese, è una civiltà che muore

Il fenomeno dell'incendio o della vandalizzazione delle chiese in Francia, e non solo, è l'esito di un processo di decine d'anni in cui la fede cristiana è stata prima abbandonata e ora direttamente attaccata. Mentre nel frattempo viene sostituita dalla fede islamica nell'indifferenza generale.

Libertà religiosa 22_07_2020
L'incendio alla Cattedrale di Nantes

Caro direttore,

l'incendio doloso della cattedrale di Nantes deve far riflettere, perché sono ormai centinaia le chiese bruciate o danneggiate nella laicissima (ed intollerante) Francia.
Queste cose non accadono per caso, sono il frutto dei decenni di una mentalità anticristiana che si va diffondendo.

In Occidente infatti, ormai da decenni:
1) Non si accetta più la fede come luce per la vita sia personale che sociale, in nome di una laicità che sta cancellando la coscienza cristiana che per secoli ha guidato l'Europa e l'ha fatta non solo grande, ma unica tra i vari continenti del mondo;
2) non si difendono nemmeno i cristiani perseguitati (culturalmente e fisicamente nel mondo nel silenzio dei governi). Ci si indigna su tutto: dagli orsi polari, alle api che si estinguono, ma vi è un colpevole silenzio per centinaia di migliaia di cristiani perseguitati nel medio Oriente, in Africa, in gran parte dei paesi islamici (pensiamo al Pakistan, alla stessa Arabia Saudita);
3) Non si difendono infine neppure le chiese (la vigilanza e la cura sono riservate  solo alle Banche, nuove cattedrali dell’unico Dio celebrato nel mondo, senza differenza di culti e di religioni).

Chi brucia le chiese in Francia? Difficile non pensare al fanatismo religioso (visto che non sono segnalati furti o razzie). La traccia religiosa viene anche confermata dai crescenti episodi di intolleranza o violenza che, oltre ai cristiani, interessano gli ebrei.
Quantomeno per un principio di precauzione (molto diffuso in questi tempi di pandemia) dovremmo essere vigili e pronti anche noi visto che in Italia abbiamo il principale patrimonio artistico e religioso del mondo.

Per salvarci dalla decadenza morale, dobbiamo prima prenderne coscienza e poi comportarci di conseguenza, iniziando a combattere la nostra stessa indifferenza verso la nostra fede, la nostra storia, il nostro patrimonio e la nostra sterssa civiltà.
Perché se abbandoniamo la civiltà cristiana, essa sarà sostituita da quella di altri. Il laicismo lascia un vuoto di valori, ma ogni vuoto è destinato ad essere riempito. (E in Occidente infatti si chiudono - o si incendiano - le chiese, ma si continuano a costruire moschee).

Questo è il segno fisico, visibile, incontrovertibile del cambio di civiltà in corso da decenni (fenomeno confermato dal recente, quanto eclatante, gesto unilaterale che ha trasformato la basilica la Santa Sofia in Turchia, fenomeno che ha interessato altre chiese turche).

Per questi motivi abbiamo tanto da fare, come cristiani, come cittadini, come amanti dell’arte e della cultura: dobbiamo chiedere attenzione allo Stato, dobbiamo creare una nuova sensibilità sull’argomento, dobbiamo  smuovere la pigrizia che rischia di renderci insensibili a tutto ciò che avviene “fuori del nostro giardino”.

Prendiamo coscienza di questi rischi o presto ci ritroveremo come minoranza cristiana a dover organizzare (o pagare) la Vigilanza privata per salvare le nostre chiese. Questi episodi gravi e concordanti ci facciano comprendere che in gioco non ci sono solo gli edifici, ma la nostra civiltà, la cultura di rispetto e collaborazione che abbiamo creato grazie al senso di fratellanza originato dalla fede cristiana. L'affievolirsi di questa fede sta mostrando i suoi effetti negativi sull'intero Occidente, che sembra aver perso non solo la sua anima profonda, ma le stesse ragioni per vivere, per combattere, per difendere la sua storia (ed infatti nell'altra parte del mondo le statue e le chiese si attaccano volontariamente a conferma della china autodistruttiva assunta dalla civiltà occidentale che ha perso la sua identità).

Tutto questo ci sia di ulteriore insegnamento: l'indifferenza dei più è quella che consente lo scempio da parte di pochi.

Gianni Silvestri