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dati choc

In Svizzera dilaga il suicidio di Stato. Grazie alle leggi

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Il tasso dei suicidi «tra gli anziani» svizzeri ha «raggiunto livelli record». E il Paese si interroga su un dato in aumento che è provocato dalle leggi eutanasiche, unito al crollo dei valori religiosi ed etici. 

Vita e bioetica 07_08_2025

In Svizzera sono stati appena pubblicati dall’Ofs (l’Ufficio federale di Statistica) dati piuttosto inquietanti sul dilagare del «suicidio di Stato», divenuto banale e apparentemente invincibile, proprio nelle più avanzate «società del benessere». Ma qualche cauta ammissione dei «pro morte», dovuta alla violenza dei numeri, comincia a far capolino.

In base alla sintesi della testata laica Swiss info, «la voce della Svizzera nel mondo dal 1935», il tasso dei suicidi «tra gli anziani» svizzeri ha «raggiunto livelli record». Anzi, «secondo la nostra analisi», ammette candidamente il portale, «questo dato è in aumento», a causa «in gran parte» proprio degli avanzatissimi (e mitizzati, almeno in Italia) «suicidi assistiti». E questo la dice lunga su ciò che accadrebbe anche da noi, se il suicidio divenisse presto «assistito» invece che contrastato e combattuto.

I numeri ufficiali affermano infatti che in Svizzera nel 2023, «circa l'80% dei suicidi tra i 65 e gli 84 anni» era medicalmente «assistito». Questa percentuale poi «ha raggiunto il 90%» dei suicidi «tra gli ultra ottantacinquenni». Addirittura, i dati dell’Ofs mostrerebbero che gli anziani «si sono suicidati», attraverso l’aiuto del medico e delle necessarie leggi pro eutanasia, «otto volte più del resto della popolazione». E di anno in anno, si registra un aumento sconsiderato. Che invece – vista la rapidità del progresso medico e scientifico e le possibilità sempre nuove di attenuare il dolore – non dovrebbe darsi.

La tendenza al suicidio come soluzione è, e non solo in Svizzera, un’evidente «deriva culturale» facilmente associabile alla mentalità salutista di oggi: il malato, specie se grave e giudicato «inguaribile» da un infallibile consesso medico, diviene un cittadino meno importante. Anzi a volte si pretende di incoraggiarlo «per il suo bene» a «morire con dignità».

Secondo Swiss info, negli ultimi «25 anni», la percentuale di «persone con più di 85 anni» che mettono fine alla propria vita «si è quadruplicata». Invece «nella fascia di età compresa tra i 65 e gli 84 anni» il tasso di suicidi è «raddoppiato».

Le tante patologie sociali che dilagano oggi in Europa (droga, alcolismo, anoressia, bullismo, etc.), potrebbero evidentemente diminuire (oltre che aumentare), altrimenti ogni loro contrasto sarebbe vano. E tutti sappiamo che dal 2000 ad oggi, il progresso della medicina palliativa, dell’assistenza domiciliare e delle «terapie del dolore» è stato immenso e sicuramente ha raggiunto i moderni cantoni svizzeri. Ma allora perché, visto che si può curare meglio e soffrire di meno, si vuole morire di più?

Una gazzetta progressista, come Swiss info, non può andare alla radice del problema. Perché è evidente il collegamento tra le battaglie «pro eutanasia» e «pro suicidio assistito», e il crollo dei «valori della vita». Fino al punto che certi anziani, prima di richiedere «l’iniezione letale» hanno ammesso di averlo fatto proprio per «non essere un peso per gli altri», perché la vita umana da anziani e malati «sarebbe inutile» e simili assurde dichiarazioni, ispirate dal sistema.

Non potendo negare i numeri, si preferisce limitarsi a biasimare «un'evoluzione impressionante». Tuttavia, per una volta, va notata un’ammissione o ammenda onorevole. «Un'analisi più approfondita dei dati» scrivono, «rivela che l'elevato tasso di anziani che muoiono in questo modo» è dovuto in larga parte, «al ricorso diffuso al suicidio assistito». E quindi, in radice, alle leggi laiche e progressiste che lo hanno prima permesso, poi promosso.

Una cosa infatti è suicidarsi «in autonomia», andando contro l’etica comune, la religione, perfino la legge, che in tutti i paesi civili «tutela la vita». Totalmente diverso è, dal punto di vista psicologico, chiamare un ospedale pubblico, per «fruire di un servizio» legale, accettato, se non incoraggiato «dallo Stato».

In Svizzera, nonostante la rigida morale calvinista, certe autorizzazioni al «suicidio di Stato» esistono «dal 1942» ma solo alla discutibile (e indimostrabile) condizione che non sia motivato da «scopi egoistici». Ma oggi «andarsene» per anziani e malati è divenuta una scelta «etica», ecologica, «civile», «laica», «altruista» perfino, per lasciare il letto (e il pianeta) alle nuove generazioni…

In ogni caso, il crollo verticale della religiosità popolare, unito a quella mentalità che i pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno definito «cultura di morte» ha fatto sì, che tale tara sociale, «nel giro di 25 anni» abbia conosciuto, come ammette Swiss info, «uno sviluppo fulmineo». Che rischia di non arrestarsi più, se la mentalità anti-vita la farà da padrona, (mal) bilanciata da iniziative, che sanno di ipocrisia e danno il disgusto, per la «prevenzione dal suicidio».